Di soldi per rimettere a posto reti e invasi, nel decreto Siccità varato nelle scorse settimane dal governo Meloni, non c’è traccia. Sin dall’articolo 1, infatti, viene chiarito che gli interventi per far fronte alla crisi idrica dovranno essere realizzati “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”, utilizzando “le risorse disponibili destinate a legislazione vigente al finanziamento di interventi nel settore idrico”. I lavori, insomma, dovranno essere pagati con i fondi già stanziati, senza che lo Stato ne metta di nuovi. In compenso nel decreto vi sono le risorse per pagare il supercommissario di Governo e i tecnici chiamati ad aiutarlo nella gestione dell’emergenza idrica. I nomi ancora non ci sono, ma secondo i calcoli effettuati da FocuSicilia sulla base delle somme elencate nel decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale, sono previste spese fino a 2,8 milioni di euro, per le quali “il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio”.
Leggi anche – Dighe siciliane, solo il 24 per cento è antisismico. Alcune hanno più di 80 anni
Cosa farà la cabina di regia
Per affrontare la siccità che sta colpendo l’Italia – in particolare nelle regioni del Nord, ma la situazione è delicata anche in Sicilia, a causa delle condizioni della rete idrica, che sconta perdite superiori al 50 per cento – la cabina di regia dovrà occuparsi della realizzazione di molti interventi. Un modo per “affrontare il problema della siccità in modo strutturale”, per usare le parole della premier Giorgia Meloni. Si va dalla costruzione di nuovi invasi alla manutenzione di quelli già esistenti, attraverso la rimozione dei sedimenti accumulati nei serbatoi e la regolazione dei volumi autorizzati (per la quale sono necessari i collaudi, spesso assenti). Previsto inoltre il riutilizzo delle acque reflue depurate a uso irriguo, nonché semplificazioni in materia di fanghi da depurazione e impianti di desalinizzazione. Prevista infine la possibilità di realizzare “vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo fino a un volume massimo di 50 metri cubi di acqua per ogni ettaro di terreno coltivato”. Questa norma ne richiama una simile messa in campo in Sicilia, quella sui “laghetti artificiali” sperimentati con successo nel 2022 e appena rifinanziati dalla Regione.
Leggi anche – Dighe siciliane: capacità ridotta del 40% perché non sicure e piene di detriti
Segreteria tecnica e Commissario
Venendo alle spese, si parte dalla “segreteria tecnica della cabina di regia”, che secondo l’articolo 1 comma 10 “può avvalersi fino a un massimo di tre esperti o consulenti”, che avranno diritto a “un compenso fino a un importo massimo annuo di euro 50 mila al lordo”. Per pagare queste indennità il decreto autorizza “la spesa di euro 87.500 per l’anno 2023 e di euro 150.000 per l’anno 2024”. C’è poi il supercommissario, in carica fino alla fine dell’anno, che potrà essere prolungato fino a tutto il 2024. A questa figura, secondo l’articolo 3 comma 1, “può essere riconosciuto un compenso, da determinarsi con il decreto di nomina”, ma il governo indica già i limiti massimi “di euro 77.409 per l’anno 2023 e di euro 132.700 per l’anno 2024”. Come chiarito dal decreto, in caso di “inerzia, ritardo o difformità nella progettazione ed esecuzione degli interventi” da parte delle amministrazioni locali, il supercommissario potrà subentrare con poteri sostitutivi. Anche attraverso la nomina di commissari ad acta, i cui oneri però “sono a carico dei soggetti attuatori inadempienti”.
Leggi anche – Dighe regionali, il 70% è limitato, fuori uso o in collaudo. Meglio i privati
La struttura di supporto e i tecnici
Vista la mole di lavoro, il commissario non potrà fare tutto da solo. Il decreto prevede dunque che sia affiancato da una “struttura di supporto”, composta da “un contingente massimo di personale pari a dodici unità, di cui due di livello dirigenziale […] e dieci di personale non dirigenziale, dipendenti di pubbliche amministrazioni centrali e degli enti territoriali”. Per pagare l’intera struttura “è autorizzata la spesa di 873.591 per l’anno 2023 e di euro 1.497.584 per l’anno 2024”. Come prevede la legge, in caso di dipendenti dei ministeri “i relativi oneri rimangono a carico degli stessi”, mentre per quelli di altre amministrazioni “la Presidenza provvede, d’intesa con l’amministrazione di appartenenza del dipendente, alla ripartizione, senza pregiudizio per il trattamento economico fondamentale spettante al dipendente medesimo”. Almeno una parte delle spese, insomma, spetterà alla cabina di regia. Come anche quelle per “un massimo di cinque esperti”, che riceveranno “fino a un importo massimo annuo di euro 50 mila al lordo” per collaborare con la struttura di supporto.