“Il decreto Sud del governo Meloni è un nuovo scippo alla Sicilia”. Non usa mezzi termini Alfio Mannino, segretario generale della Cgil regionale, per descrivere il nuovo schema del provvedimento approvato nella riunione del Consiglio dei Ministri del sette settembre. Le ragioni che portano il sindacato a schierarsi contro il decreto sono principalmente tre.
I motivi del dissenso al Decreto Sud
Il primo problema che rileva la Cgil è sicuramente l’istituzione di un’unica Zes per tutto il Mezzogiorno, cosa che, si legge nella nota del sindacato “cancella le esperienze precedenti che stavano già dando frutti”. Il segretario Mannino commenta così la questione: “Tutto Zes equivale a dire niente Zes. La premier o non si rende conto del fatto che anche dentro il Mezzogiorno ci sono aree più fragili o sceglie scientemente di abbandonarle al proprio destino, di cancellarle dal sistema paese. Viene da dire: ma a che gioco stiamo giocando?”. In secondo luogo la Cgil si dimostra contraria alla centralizzazione di risorse e assegnazioni che la presidenza del Consiglio sta cercando di intestarsi. “Ciò che toglie autonomia e ruolo alle Regioni e ai Comuni aprendo, spazi al ben noto vizio italico della discrezionalità” si legge nella nota. In merito alla questione il segretario della Cgil regionale puntualizza: “La centralizzazione viene decisa anche per le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione e per quelle per le aree interne: tutto insomma avocato a Palazzo Chigi togliendo ogni spazio di iniziativa e azione alle autonomie locali”. La terza questione contestata dalla Cgil Sicilia è la previsione di dover impiegare, per la gestione delle misure previste, solo 2.200 persone per tutto il Sud. Questo è un colpo di spugna sulle professionalità già impegnate, un numero del tutto insufficiente“, afferma Mannino.
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Una Sicilia sola e abbandonata
Mannino ricorda che il decreto Sud “si aggiunge all’autonomia differenziata e allo scippo dei fondi del Pnrr dirottati al Nord. E ancora una volta il presidente Schifani tace e ci vien da pensare che lo faccia questa volta per consapevolezza della debolezza del suo governo, la cui azione è caratterizzata da ritardi e inadempienze. Come se “l’abbraccio” con Meloni potesse fungere da unica chance di sopravvivenza”. Secondo il segretario della Cgil regionale la Sicilia non si trova in “una peculiare situazione di disagio economico e sociale” per caso, ma la situazione si deve “al disinteresse della politica regionale e nazionale, al non volere vedere la crisi e affrontarne i nodi in una terra che è stata storicamente vista come terra da sfruttare e non da promuovere”. Mannino conclude dicendo: “Faremo sentire la nostra voce, con un movimento di protesta che sta crescendo in queste ore, che vedrà parecchi momenti di mobilitazione e che sarà parte importante della manifestazione nazionale del 7 ottobre, organizzata da Cgil e associazioni”.
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