Il prodotto interno lordo della Sicilia crescerà nel 2021 del 5,1 per cento, superiore a quello italiano, previsto a un più 4,5. Lo afferma il governo regionale che pochi giorni fa, precisamente con la delibera di giunta numero 337 del 11 agosto, ha approvato il Documento di Economia e Finanza regionale, in breve Defr, per il triennio 2022-2024. La stima è certamente più ottimistica di quelle effettuate da Bankitalia e soprattutto da Svimez: per l’istituto per lo Sviluppo del mezzogiorno la crescita dell’Isola si fermerà al 1,6 per cento, il 3,3 al Sud. Un divario nelle stime che per Gaetano Armao, assessore all’Economia e vicepresidente della Regione, “viene innanzitutto da quando scritto nel Documento di Economia e Finanza dello Stato, il nostro operato parte da lì come prescritto dalle norme”, spiega a FocuSicilia. E nonostante “la stima e il rapporto eccellente con Svimez”, l’obiettivo di crescita nel triennio 2021-2023 è fissato nel documento che imposta il futuro della Sicilia post-pandemia al 13 per cento, con un prodotto interno lordo che “raggiungerà per la prima volta i 100 miliardi di euro”. E per il governo regionale è una stima addirittura prudente. “La nota di aggiornamento del Def di Stato conterrà, secondo previsioni, un livello di crescita anche migliore”, afferma Armao. Tanto che persino il lontano 2024 è visto in crescita, di un ulteriore 1,8 per cento.
Leggi anche – Svimez: sul Pnrr serve monitoraggio. La Sicilia apre un tavolo sull’uso dei fondi
Venti miliardi dal Pnrr, altri 30 fino al 2027 dall’Ue
A differenza di quanto previsto dall’autorevole Svimez, le previsioni del Defr “frutto del lavoro dell’ufficio statistico regionale e delle elaborazioni di Prometea, quindi analisi certamente non fatte in solitario”, sottolinea Armao, si fondano su un “effetto rimbalzo” positivo per l’intera economia della Sicilia nel prossimo triennio. E a scatenarlo saranno le risorse, ingenti, in arrivo innanzitutto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Venti miliardi di euro la quota, ancora da confermare, che sarà destinata alla Sicilia, a cui si aggiungeranno nel corso della nuova programmazione 2021-2027 altri 30 miliardi di “risorse extraregionali aggiuntive”. Si tratta, riassume il documento, “delle risorse riprogrammate dei Fondi sviluppo e coesione 2000-2020 con il Piano sviluppo e coesione Psc, di quelle del Programma di Azione e Coesione, Programma Operativo Complementare 2014-2020, di quelle destinate al nuovo programma Fondo sviluppo e coesione 2021-2027 disponibili nella programmazione Cipess”. Tutti ingenti finanziamenti assegnati dalla nuova programmazione europea, per la quale “la Conferenza delle Regioni e pubbliche amministrazioni, su proposta della Regione siciliana, ha appena approvato l’accordo di partenariato”. Con il 26,8 per cento di domanda totale di beni e servizi attivata dal pubblico, contro il 19,2 nazionale, e con una spesa della Regione siciliana da 15 miliardi di euro a fronte di un pil inferiore ai 100 miliardi, la crescita sarà quindi del 2,5 per cento nel 2022 e del 3,3 nel 2023. Si tratta comunque, come sottolineato da Armao, di un “best case scenario”, ovvero di una ipotesi che giudica un impatto sempre minore della pandemia da Covid-19, e quindi delle restrizioni, sull’Economia regionale. In semplicità, afferma Armao, “la previsione può peggiorare solo a causa di coloro che non si vogliono vaccinare”.
Leggi anche – Pnrr, Armao: “Bene norma che destina 40% risorse al Sud”
“Il 40 per cento di risorse al Sud è meglio del 30”
Il Defr, un lungo documento di 370 pagine, contiene al suo interno un’ampia sezione dedicata all’andamento, estremamente negativo, di tutti gli aspetti della vita economica siciliana degli ultimi vent’anni, con vistosi cali della produzione, dell’occupazione. A scendere, sottolinea il documento, sono state soprattutto le spese correnti statali: fatto cento il valore pro capite dedicato al resto d’Italia, per la Sicilia si scende a 85,8. Un valore che peggiora ancora in rapporto al Centro-Nord, 78,5. La differenza, quindi, la faranno le risorse aggiuntive del Pnrr. Secondo Armao l’aver ottenuto il 40 per cento della spesa dedicata al Sud è un successo. “In questi anni per il Sud, con il 34 per cento della popolazione, non si è andati mai oltre il 30. Io vedo quindi il bicchiere mezzo pieno per l’arrivo al 40”. E il merito, non ha dubbi, è del lavoro svolto dal governo guidato da Mario Draghi. “Per il governo di Giuseppe Conte nel Pnrr il Sud era una appendice, il governo Draghi ha non solo svolto una previsione molto più consistente sul Sud, ma queste verranno coadiuvate dalle ingentissime risorse della programmazione europea”.
Leggi anche – Pnrr in Sicilia: “Non ci sarà il boom economico”. Effetti, forse, “tra sei anni”
Pnrr: le uniche spese certe erano già previste
Dei venti miliardi destinati alla Sicilia però, “circa 7/8 miliardi di euro riguardano opere ed attività già oggetto di programmazione di investimento pubblico, sicché l’intervento delle nuove misure svolge una valenza sostanzialmente sostitutiva per le più agevoli condizioni finanziarie”. La funzione di oltre un terzo dei fondi sarà quindi quella di accorciare i tempi di esecuzione delle opere, non quella di realizzarne di nuove. “Si realizza a fondo perduto ciò che si prevedeva di finanziare a debito, come il completamento della Palermo-Catania-Messina ferroviaria”, è scritto nella premessa al Defr. Dei restanti 13 miliardi non c’è inoltre ancora una destinazione certa, tanto che il governo parla di fondi che “dovrebbero essere destinati”, e auspica che “anche in sede applicativa” il Pnrr si caratterizzi per una coesione territoriale di obiettivi tra Nord e Sud. E nel Defr, quindi, non sono chiaramente indicati i futuri investimenti. “Il Defr non deve essere un documento strategico, sarebbe improprio della sua funzione”, specifica Armao. Quel che è certo è che lo stesso dovrà essere approvato dall’Assemblea regionale siciliana, e prevediibilmente “non prima di ottobre o novembre”. Entro quella data gli obiettivi di sviluppo dati dalle risorse dovrebbero essere certi. E Armao sembra ottimista: “Le previsioni dovrebbero essere anche migliori”, conclude l’assessore regionale all’Economia.