Demanio marittimo, un milione dalla Regione. “Ma le concessioni sono ferme”

Il settore balneare siciliano è ancora in alto mare. La sessione di bilancio appena conclusa all’Ars non ha risolto i problemi strutturali. La legge di Stabilità 2021-2023 ha stanziato un milione di euro per il comparto, tra messa in sicurezza di aree e immobili e risorse ai Comuni per la redazione dei Piani di utilizzo del demanio marittimo (Pudm). Sulle nuove concessioni degli stabilimenti balneari e sull’estensione di quelle esistenti, però, nessun passo avanti. E se da un lato le associazioni ambientaliste protestano contro lo sfruttamento eccessivo delle coste, dall’altro gli operatori lanciano l’allarme sul futuro. “A oggi non si sa quando si aprirà la stagione, né con quali modalità”, dice Ignazio Ragusa, presidente dei balneari di Confcommercio. “Serve un decreto che per ora non c’è”. Com’è noto, le coste rappresentano un asset fondamentale per l’economia regionale. Milletrecento chilometri gestiti da circa tremila concessionari, che a regime dovrebbero portare nelle casse della Regione circa dieci milioni di euro. L’estate scorsa, per venire incontro alle attività danneggiate dalla pandemia, i canoni sono stati azzerati. Gli affitti saranno ripristinati quest’anno, pur ridotti del 50 per cento, come comunicato dall’assessore regionale all’Ambiente Totò Cordaro. Le concessioni, ricorda l’assessore, “dovrebbero andare di pari passo con l’approvazione dei Piani di utilizzo da parte dei Comuni”. A febbraio, l’unica città siciliana ad esserne dotata era San Vito Lo Capo, nel trapanese. Leggi anche –I Balneari: “Le linee guida sono una porcheria. Difficile riaprire” Anche per questo la regione ha stanziato fondi per aiutare i Comuni nella redazione dei piani. Il giudizio dei balneari su questo strumento è netto: “Le linee guida non tengono conto della morfologia delle coste e delle caratteristiche del territorio, anche dal punto di vista socio-economico”. Le indicazioni della Regione risultano “poco applicabili” e richiedono continue deroghe ampliative “come quelle inserite nel Piano dal comune di Catania”. Il Pudm è stato approvato dalla Giunta Pogliese lo scorso febbraio. Dopo la Valutazione ambientale strategica (Vas) potrà essere adottato da parte del Consiglio Comunale e approvato definitivamente dalla Regione. Leggi anche –Catania, approvato in Giunta il Piano del demanio marittimo. Al via l’iter Tornando alle linee guida regionali, per Ignazio Ragusa “non tengono conto della programmazione economica”. Seguendole alla lettera, un’attività “spenderebbe 100 e incasserebbe 40, al massimo 50”. Una situazione insostenibile, che non dev’essere scambiata con la tutela dell’ambiente. “La natura va salvaguardata assolutamente, ma è possibile farlo senza danneggiare le attività”. Per molte città costiere lo stabilimento balneare è diventato “un luogo di aggregazione tipico, che non può essere cancellato con un colpo di penna”. Per questo i balneari aspettano un intervento ad hoc del governo regionale, “che al momento non si vede”. Leggi anche –Spiagge, 2.300 le proroghe fino al 2033. “Ma ne mancano molte” Tra le misure rivendicate dall’assessore Cordaro anche quelle per snellire le pratiche. In particolare riguardo alla presentazione delle istanze, con il potenziamento della Commissione tecnico specialistica Via-Vas, che passerà da 30 a 60 componenti. Verranno poi istituite delle sottocommissioni, “per esaminare con più rapidità le pratiche e dimezzare i tempi delle autorizzazioni”. Un passo avanti, secondo Ragusa, nel quadro di una burocrazia ancora soffocante. “Basti pensare che l’estensione della durata delle concessioni è bloccata in attesa della pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge Finanziaria”. Con le conseguenze del caso sulla programmazione della prossima estate, “a partire dalla richiesta di eventuali mutui”. Leggi anche –Spiagge, concessioni fino al 2033. Il decreto Ars non piace ai balneari L’estensione di cui parla Ragusa recepisce una legge nazionale, la 145/2018, che a sua volta “risponde” a una direttiva europea sulla messa a bando delle concessioni. In assenza di regole per le gare, il governo nazionale ha “congelato” le concessioni esistenti fino al 2033. Una mossa che le associazioni ambientaliste hanno letto come la conferma di un privilegio. Di avviso opposto, evidentemente, i balneari siciliani. Il problema, adesso, è sbloccare le estensioni delle concessioni già esistenti. Una vicenda che per Ragusa è “da manuale della cattiva burocrazia”. Regolamenti e circolari sembrano fatte apposta “per creare delle difficoltà. E questa, purtroppo, non è una novità”.