Tutti assolti nell’inchiesta contabile sulla raccolta differenziata a Palermo. Nessun danno erariale a discapito del Comune capoluogo tra il 2012 e il 2014. Per la sezione d’Appello della Corte dei Conti per la Regione siciliana, gli ex presidenti regionali Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, nonché l’ex sindaco Diego Cammarata e l’attuale primo cittadino Leoluca Orlando non causarono danni finanziari al Comune con la loro gestione dei rifiuti. Anzi, il Comune e la Regione dovranno risarcirli delle spese legali. Confermato dunque il giudizio di primo grado. Insieme agli ex governatori, all’ex sindaco e all’attuale, sono stati assolti anche gli ex assessori all’Ambiente Michele Pergolizzi, Giuseppe Barbera e Cesare La Piana. Una pagina giudiziaria si chiude (salvo ulteriore ricorso alle Sezioni riunite), mentre quella dell’emergenza rifiuti, stando ai dati, resta ben aperta. Ancora oggi, infatti, la città fa i conti con cumuli di spazzatura in centro e in periferia e con percentuali di raccolta differenziata risibili.
Le accuse agli amministratori
I fatti. L’accusa dei magistrati contabili riguardava lo smaltimento in discarica “di ingenti quantitativi di rifiuti, che, invece, avrebbero dovuto essere oggetto di raccolta differenziata”. Questo errore avrebbe comportato maggiori costi per il Comune per oltre 41 milioni di euro. Secondo gli inquirenti gli ex presidenti Lombardo e Crocetta avrebbero tenuto comportamenti omissivi “gravemente colposi” nella vigilanza sulla situazione dei rifiuti nel capoluogo. Quanto all’ex sindaco Cammarata e all’attuale primo cittadino Orlando, subentrato a maggio 2012, e agli ex assessori Pergolizzi, Barbera e La Piana, i magistrati contabili contestavano diverse mancanze amministrative.
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La decisione di primo grado
In particolare, Orlando avrebbe mostrato uno “scarso impulso per porre rimedio alla perdurante situazione di mancato raggiungimento delle soglie di raccolta differenziata dei rifiuti previste dalla normativa generale”. Per gli ex assessori si aggiunge anche l’accusa di “protratta inerzia”. Il risarcimento richiesto dalla magistratura contabile all’attuale sindaco superava i tre milioni e mezzo di euro, per un totale di oltre nove milioni e mezzo a carico dei sette imputati. Accuse smontate dal giudice di primo grado, per il quale, posta la situazione critica del settore rifiuti, “non c’era prova del danno di natura finanziaria” e dunque “non potevano essere accolte le istanze risarcitorie” nei confronti degli amministratori. Giudizio confermato nelle scorse ore anche in secondo grado.
La conferma in Appello
Il giudice d’appello ha ribadito “l’oggettiva sussistenza, all’epoca dei fatti di causa, di rilevanti disfunzioni nel settore della raccolta differenziata nel comune di Palermo”. Per quanto riguarda le posizioni degli imputati, invece, non sono individuabili “profili di macroscopica negligenza, d’inescusabile superficialità e d’ingiustificabile disinteresse nell’espletamento delle rispettive funzioni”. Fuori dal linguaggio giuridico, non sono confermate le mancanze amministrative ipotizzate dai Pm. Soddisfatto il sindaco Orlando: “Non posso che esprimere rispetto per l’operato della magistratura contabile, che ha confermato in appello quanto già stabilito in primo grado circa la infondatezza della tesi su presunti addebiti a mio carico per danno erariale”.
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Rimborsate le spese legali
Non solo non è stato ravvisato nessun danno economico. La sentenza dispone il risarcimento delle spese legali sostenute dagli imputati, per un totale di 34 mila euro. I rimborsi sono “a carico delle rispettive amministrazioni a cui appartenevano gli imputati”, la Regione siciliana nel caso di Lombardo e Crocetta e il comune di Palermo per Cammarata, Pergolizzi, Orlando, Barbera e La Piana. Gli ex presidenti riceveranno seimila euro ciascuno. L’ex sindaco Cammarata e l’ex assessore Pergolizzi hanno diritto a tremila euro, mentre gli ex assessori Barbera e La Piana riceveranno complessivamente novemila euro. L’attuale sindaco, infine, ha diritto a settemila euro.
Percentuali ancora basse
Vicenda giudiziaria a parte, ciò che sembra confermato dai fatti è il “concorso di vari fattori” nella situazione negativa della raccolta differenziata a Palermo. Le percentuali messe nero su bianco dall’accusa tra il 2012 e il 2014 (mai superiori al dieci per cento, e a volte inferiori al nove) sono migliorate negli ultimi anni ma restano ben al di sotto degli obbiettivi di legge. Come raccontato da FocuSicilia, al giugno 2020 la media di differenziata nel capoluogo siciliano supera di poco il 15 per cento, contro il 17 raggiunto nel 2019. Dati che contribuiscono a zavorrare l’Isola ferma al 40 per cento di differenziata, contro il 65 per cento richiesto dalla normativa nazionale, ed effettivamente raggiunto in molti piccoli Comuni. Per le grandi città è un’altra storia.
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“Emergenza rifiuti permanente”
Una situazione che può essere spiegata proprio con le lenti utilizzate dalla magistratura contabile anni fa. Nel calcolare le richieste di risarcimento nei confronti degli imputati, i Pm osservavano “la permanente situazione di emergenza nella raccolta e nella gestione dei rifiuti, l’ineludibile ritardo politico e culturale, la presenza nel territorio regionale e palermitano di forze antagoniste, la difficoltà oggettiva di ottenere la piena ‘compliance’ (adesione, ndr) dei cittadini”. Fattori veri non soltanto a Palermo, se le cattive performance sulla differenziata riguardano molti Comuni e in particolare la città metropolitana di Catania, la cui percentuale di differenziata è ferma intorno al dieci per cento.