Dirigenti regionali, la Corte dei Conti boccia gli aumenti degli stipendi
“Significative carenze informative”. Con queste parole l’ipotesi di accordo per il rinnovo dei contratti dei dirigenti della Regione viene bocciata dalla Corte dei Conti. Secondo la deliberazione firmata dal giudice Antonino Catanzaro non ci sono dubbi. Le stime contenute nella relazione tecnica prodotta dalla sede siciliana dell’Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, non risultano attendibili. Il problema riguarda “i costi contrattuali a regime”, ma pesa anche “l’incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021”. Impossibile valutare “l’incidenza dei costi del rinnovo contrattuale previsto nell’ipotesi di accordo”. L’Aran chiede il rinnovo dei contratti dirigenziali – fermi dal 2009 – sulla base della legge di Bilancio di previsione della Regione per il triennio 2018/2020. Qui si prevede un incremento delle risorse finanziarie destinate ai rinnovi contrattuali dei dirigenti, per un totale di oltre 17 milioni di euro. La previsione dell’Aran Sicilia, in percentuale, è di un aumento dello 0,36 per cento per l’anno 2016, dell’1,09 per il 2017 e del 3,48 per cento a partire dal 2018. Aumenti giustificati dal volersi uniformare all’omologa legge nazionale, il contratto collettivo nazionale Area dirigenza funzioni centrali del 9 marzo 2020. Ed è proprio qui che nasce l’inghippo, secondo la Corte dei conti. La legge nazionale “rispetta il richiamo raccomandato dal legislatore di mantenere una tendenziale proporzione degli incrementi tra parte fissa e componente variabile”. Non vale lo stesso per la Regione siciliana. Mancherebbe anche l’esatto numero dei dirigenti a cui si rivolge la misura. Non solo. La Corte dei conti solleva dubbi anche sull’attendibilità delle stime effettuate dall’Aran. A pesare su questo anche l’incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021. “Non sorretto dai dati certificati del rendiconto 2019”, impedisce di effettuare “una corretta valutazione dell’incidenza dei costi del rinnovo contrattuale previsto nell’ipotesi di accordo, tanto per l’area della dirigenza regionale che, a fortiori, per quella degli Enti regionali”. Una vera e propria “bacchettata”, secondo Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto di Siad, Csa e Cisa. I rappresentanti delle sindacati dei dipendenti pubblici ricordano come il contratto “sia scaduto da ben 16 anni”, e chiedono al presidente Nello Musumeci “di assumersi le sue responsabilità”. Ovvero di chiarire le questioni sollevate dalla magistratura contabile “avviando i pagamenti e integrando la relazione tecnica”. Badagliacca e Lo Curto bollano come “inconcepibile” il fatto che i dirigenti siano “penalizzati nella remunerazione, a fronte della “la riduzione della dotazione organica e dell’aumento dei carichi di lavoro”. A intervenire sulla vicenda anche Cobas e Codir, che ricordano di aver già chiesto il commissariamento dell’Aran Sicilia. La bocciatura della Corte dei Conti rappresenta “il fallimento dell’operato dell’Agenzia”, dopo altre vicende legate “al contratto del Comparto ed alle relative code contrattuali”. Da qui la protesta per l’ulteriore invio del contratto dei dirigenti regionali. La categoria “resta a oggi l’unico comparto del pubblico impiego in Italia a non avere avuto il rinnovo”. I sindacati comunicano inoltre di aver già chiesto all’assessore alla Funzione Pubblica, Marco Zambuto, “un intervento immediato al fine di porre rimedio all’annosa vicenda” che nega “uno dei più elementari diritti dei lavoratori”.