C’è posto per 1.400 diversamente abili che vogliono lavorare in Sicilia, negli organici di aziende pubbliche e private. La distanza tra chi cerca lavoro e chi lo offre, però, oggi è ancora ampia e chi ha una forma di disabilità affronta difficoltà che possono essere doppie o triple rispetto al resto della popolazione. Ad accendere i riflettori sul fenomeno è anche la Cisl Sicilia, che ha riepilogato il fabbisogno di disabili censito in ogni provincia dai Centri per l’impiego. I numeri sono parziali, perché non tutti i Cpi hanno a disposizione dati aggiornati, e il conteggio prende in considerazione solamente le aziende che hanno l’obbligo di assumere disabili, cioè quelle con più di 15 dipendenti. Prendendo in considerazioni anche quelle più piccole, i numeri lieviterebbero. “Almeno 1.367 persone con invalidità potrebbero lavorare in questo momento – spiega Rosanna Laplaca, segretaria regionale Cisl Sicilia – soprattutto nelle imprese private, perché nelle aziende pubbliche c’è il problema del blocco delle assunzioni. Abbiamo casi virtuosi per quanto riguarda il privato, c’è una certa propensione delle imprese più grosse, a prescindere dal loro vincolo, a sperimentarsi”. Ma non basta. Ecco perché il sindacato sta lavorando perché si crei un coordinamento tra i soggetti coinvolti – Regione, Inail, imprese, rappresentanze sindacali – per sfruttare al meglio le misure nazionali di sostegno che esistono ma non vengono impiegate.

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Svantaggi nonostante il collocamento mirato
Il quadro di riferimento legislativo parte dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata in Italia nel 2009, e vede in Sicilia il Piano triennale della Regione a favore delle persone con disabilità del 2006, insieme alla strategia del II Piano di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. “L’educazione ed il lavoro sono i due ambiti peculiari di intervento – ricorda Laplaca – e anche il Pnrr (Missione 5 – Inclusione e Coesione) prevede una riforma della normativa sulle disabilità, nell’ottica della deistituzionalizzazione e della promozione dell’autonomia delle persone con disabilità”. Secondo il rapporto Istat del 2019, la Sicilia è tra le regioni in Italia con più alta incidenza di persone con disabilità: il sei per cento della popolazione (sono oltre 280 mila cittadini) e appena il 19 per cento di questi ha un lavoro (circa 50 mila), una percentuale molto minore rispetto alla media italiana. “Malgrado le normative per il collocamento mirato – spiega Laplaca – lo svantaggio nel mercato del lavoro è assai notevole, soprattutto per le donne. In Italia è occupato solo il 31,3 per cento dei disabili tra i 15 e i 64 anni, contro il 58 per cento nella popolazione generale; tra le donne con disabilità la percentuale scende al 26,7 per cento contro il 48 per cento della popolazione generale, gli uomini sono il 36,3 per cento contro il 76 per cento tra i non disabili”.
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Il gap inizia tra i banchi di scuola
Delle quasi 1.400 unità di personale rilevate dagli uffici regionali, 800 dovrebbero trovare lavoro nelle pubbliche amministrazioni e 579 nelle aziende private. Cosa che non avviene neanche tra i più giovani, infatti aumentano anche tra i disabili i ‘Neet’: “Un giovane disabile su tre – dice Laplaca – è rassegnato a non cercare più un lavoro né a continuare gli studi o un’attività di formazione. Così resta fuori dal circuito sociale e dell’economia”. Un’indagine dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a fine 2022 ha confermato che in Europa quasi il 40 per cento delle persone con disabilità tra i 20 e i 64 anni è escluso dal mondo del lavoro e che tale divario occupazionale è strettamente connesso al divario di istruzione e competenze. Un gap educativo che inizia già in età scolare, con un giovane con disabilità su cinque che abbandona prematuramente il percorso scolastico e uno su tre che non studia e non lavora. Tutto questo nonostante ci siano risorse pubbliche di sostegno, come sgravi contributivi per 36 mesi o rimborsi Inail fino a 135 mila euro al datore di lavoro per l’abbattimento delle barriere architettoniche. In Sicilia non mancano però gli esempi virtuosi. Tra questi, la compagnia di navigazione messinese Caronte & Tourist che dal 2021 dà lavoro a due giovani con disabilità o il Teatro Massimo di Palermo dove si esibisce Carmen Diodato, oggi l’unica ballerina classica sorda in Italia a lavorare per un teatro lirico.
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Un tavolo che riunisca tutti i soggetti coinvolti
Per Cisl, è indispensabile che la Regione si doti – all’interno di un più generale piano di Politiche del Lavoro – di una compiuta programmazione di interventi coordinati e rivolti a favorire l’integrazione socio-lavorativa delle persone con disabilità, elaborato da una task force politica e istituzionale, insieme alle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, alle associazioni dei disabili e delle famiglie ed enti del Terzo settore, maggiormente rappresentativi. “A giorni – annuncia Laplaca – presenterò all’assessorato del Lavoro le proposte articolate per mettere in piedi questo sistema, per vederci e costruire una rete snella di supporto e di sostegno alle imprese. C’è sensibilità da parte delle imprese, ma va individuato un percorso chiaro, attraverso le istituzioni. Ci sono misure nazionali non utilizzate, anche per chi la disabilità la acquisisce mentre ha già un lavoro, ed è un aspetto molto complicato”. Secondo il sindacato, servirebbe anche un osservatorio su questi temi, tra la parte sindacale e quella datoriale. “Le imprese hanno a volte difficoltà che si scaricano sul lavoratore, determinando forme di isolamento o di emarginazione o addirittura l’abbandono, quando il lavoratore non ce la fa più. Con piccoli accorgimenti, un sostegno economico dell’Inail e progetti specifici da presentare a supporto, si potrebbe risolvere il problema, con vantaggi per le condizioni della persona e per l’efficienza dell’impresa”. Un iniziativa non lontana da quel che pensano alla Regione: l’assessore del Lavoro, Nuccia Albano, ha parlato di una “cabina di regia sulla spesa dei fondi del Pnrr, con 15 saggi che vigileranno da Palazzo d’Orleans, per controllare che le tante risorse Ue del piano siano destinate anche ad aiutare l’ingresso dei disabili nel mercato del lavoro”.