Disabili e lavoro, due mondi ancora lontani. Un alto rischio di esclusione

Disabili e lavoro: si tratta di due mondi che restano ancora lontani. Eppure andrebbero avvicinati e con urgenza. Lepersone con disabilitàaumenteranno dell’otto per cento nel 2030 e del 37 per cento nel 2050. Già per la fine di questo decennio sfioreranno iquattro milioni(dai 3,6 attuali) e nel giro di altri 20 anni supereranno icinque milioni. Il dato emerge dall’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) che prospetta per il welfare italiano un “percorso di crescitaaccidentato“. Accidentato perché 1,36 milioni in più di soggetti disabili nei prossimi 26 anni vuol diremaggiore impegnodello Stato e delle famiglie. Come specifica Inapp, infatti, laspesa pubblica complessivarivolta ad anziani e disabili non autosufficienti per le cure di lungo termine (Long term care, Ltc), è stata nel 2020 di33 miliardi di euro, pari all’1,9 per cento del Pil. Include per il 45 per cento le indennità diaccompagnamento(14,1 miliardi di euro) e per il 40 per cento la componentesanitaria(12,4 miliardi). A queste cifre andrebbero sommate le spese sostenute dallefamiglieper la gestione dellanon autosufficienza, considerando i costi sostenuti dalle famiglie perresidenzialità,assistenzadomiciliare, oltre al totale premi perpolizzeassicurative Ltc. Leggi anche –Disabili e barriere architettoniche: un milione di euro dalla Regione ai Comuni “LaRagioneriagenerale dello Stato – sottolinea Inapp – stima unacrescitadella spesa pubblica per Ltc fino al2,6 per cento del Pil, in linea con leprevisionidi incremento della popolazione con disabilità del30 per cento. Un’analoga estensione della spesa è attesa per le famiglie”. Sarà una spesasostenibile? “La sostenibilità di tali incrementi è messaa serio rischio, considerando anche ildrastico calo della popolazione attivanel nostro Paese”, avverte l’Istituto. Infatti, secondo le dinamichedemografichein atto, la popolazione attiva sul mercato del lavoro passerà dagli attuali 38 milioni ai27 milioni previsti nel 2060. Uno scenario tutt’altro che rassicurante. Questa ‘evoluzione’ imporrà unpotenziamentodegli strumenti finanziari a sostegno dei diversamente abili. Come sottolinea Inapp, tutto ilsistema del welfareha bisogno di essere “riqualificato e trasformato”. Leggi anche –Alunni con disabilità, Regione finanzia cinque milioni di euro Ilbilanciosull’inserimento lavorativo dei disabili è ancoracritico, dopo più di vent’anni dall’entrata in vigore dellalegge 68/99sul collocamento mirato. L’analisi l’hanno fatta iConsulenti del lavoro, rielaborando datiIstat. Su una popolazione di circa 3 milioni di persone con gravi limitazioni, solo il32,5 per cento(nella fascia d’età 15-64 anni) risulta occupata contro il58,9 per centodelle persone senza limitazioni. Molto alta la percentuale (20 per cento) didisabiliin cerca di occupazione, sensibilmente superiore a quella della popolazione senza forme di disabilità (11,3 per cento). Alcunimiglioramentici sono stati: la quota di disabiliin cerca o con un’occupazioneè passata dal 40,2 per cento del 2011 al 52,5 per cento del 2021). Frutto dellepolitiche pubblichenazionali e regionali, da una parte, e dalla sensibilità crescente delleaziende, dall’altra. Sono nate ancheagenziespecializzate nel recruiting di personale qualificato appartenente alle categorie protette (come la milanese Inclusyion). Leggi anche –Disabilità, più probabile nei figli di genitori a basso reddito. I dati Inps Permangono però ancora moltearee di criticità. “La prima è rappresentata dal rischio dicronicizzazionedell’esclusione lavorativa, soprattutto per le persone conlimitazionigravi. Ben il 62,2 per cento dei disabili in cerca di un’occupazione ha tra i 45 e i 64 anni, mentre igiovanirappresentano solo il 37,8 per cento: un dato in controtendenza rispetto a quanto avviene tra la popolazione che non ha limitazioni, dove i giovani rappresentano il65,4 per centodei soggetti in cerca di lavoro”, scrivono i Consulenti, che aggiungono: “Per molti disabilil’esclusionelavorativa rischia di diventare unacondizione permanente di vita, anche a causa dei bassi livelli diistruzione. Infatti, il 57,6 per cento dei soggetti con gravi limitazioni possiede la licenza di scuola media, solo il 35 per cento è diplomato e il 7,4 per cento laureato”. C’è infine unacontrazionedi quanti occupano una posizionealtamentequalificata, come dirigenti, professionisti e quadri: scendono dal 17,8 per cento al 14,5 per cento. “Aspetto che si riflette sulla stessa realizzazione professionale: la difficoltà di esserecollocati al posto giusto, insieme ai limiti strutturali, organizzativi e relazionali di molti luoghi di lavoro, genera un diffuso senso diinsoddisfazionetra i lavoratori disabili”, concludono i consulenti del lavoro. Solo il 14,3 per cento infatti si dichiara molto soddisfatto del proprioLavoro, quasi il 40 per cento lo è poco o per nulla.