L’Economia del mare è un tesoretto che in Italia crea un valore aggiunto di 52,4 miliardi di euro e ne attiva altri 90,3 miliardi nel resto dell’economia. In generale, vale 142,7 miliardi di euro, l’8,9 per cento dell’intera economia del Belpaese, ed è il Centro-Sud a trainare il settore, con il 61 per cento del valore della “Blue economy”, con la Sicilia che con oltre 28 mila imprese è la terza regione a livello nazionale. I dati sono stati pubblicati nell’XI “Rapporto sull’economia del mare: la dimensione nazionale e territoriale dello sviluppo” della Camera di Commercio di Frosinone e Latina, promosso da Informare e Ossermare ed elaborato dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere.
Imprese soprattutto al Sud. Ma la Liguria è prima
In Italia nel 2022 si contavano 228 mila aziende (il 3,8 per cento dell’intero tessuto imprenditoriale), impegnate in campi come la filiera ittica (il 14,6 per cento), attività sportive e ricreative (15,1 per cento), cantieristica navale (12,5 per cento), trasporto marittimo (5,5 per cento) e soprattutto turismo costiero che rappresenta da solo il 47,8 per cento delle imprese. Circa il 10 per cento sono guidate da un under 35 e oltre il 20 per cento da donne. Nel Mezzogiorno e nel Centro si concentra più del 74 per cento delle imprese “blu” (rispettivamente il 48,4 per cento e il 25,9 per cento). Sul gradino più alto del podio per numero di imprese troviamo il Lazio (35.241 unità), seguito da Campania (32.449) e Sicilia (28.640). Mentre in termini relativi, considerando l’incidenza delle imprese del mare sul totale del sistema imprenditoriale regionale, è la Liguria a collocarsi in cima alla classifica (10,5 per cento), davanti a Sardegna (7,2 per cento) e Sicilia (6 per cento).
Leggi anche – Pesca a strascico. Ue: è inquinante e dannosa. Da vietare nelle aree protette
Sicilia ottava regione per valore aggiunto
Per quanto riguarda il contributo del valore aggiunto prodotto dal settore sul totale regionale, al primo posto della classifica troviamo la Liguria con l’11 per cento. Seguono la Sardegna (6 per cento), Lazio (5,9 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (5,4). Quinta la Campania (4,8 per cento), seguita da Calabria (4,4 per cento), Puglia (4,3 per cento) e Sicilia, ottava con il 4,3 per cento, un valore comunque al di sopra della media nazionale del 3,3 per cento. Passando all’incidenza di occupati dell’economia blu rispetto al totale regionale, Liguria, Lazio e Sardegna si attestano al 6,4 per cento, subito dopo la Sicilia al 5,5 per cento, ovvero oltre 70 mila addetti.
I valori di ogni settore dell’Economia del mare
Guardando i valori relativi, nel settore ittico è il Mezzogiorno a presentare l’incidenza più elevata del settore sul totale delle esportazioni dell’area (pari allo 0,3 per cento a fronte di un valore medio nazionale dello 0,15 per cento), mentre nella cantieristica si colloca in testa il Nord-Est, seguito dal Centro (pesa, rispettivamente, per il 2,34 per cento e l’1,74 per cento). Scendendo al livello provinciale, le esportazioni del settore ittico riguardano soprattutto la provincia lombarda di Como, che vende verso l’estero merci per quasi 210 milioni di euro, ovvero quasi un quarto dell’export del settore (22,5 per cento). Seguono le province di Venezia e Rovigo, il cui export ammonta, rispettivamente, a 58,5 per cento e 45,8 milioni di euro. Nella top ten si collocano i territori di Udine, Rimini, Ancona, Ferrara, Brindisi, Parma e Milano che insieme alle precedenti, racchiudono il 56,5 per cento delle esportazioni della filiera ittica. Rapportando il valore delle esportazioni della filiera ittica al totale dell’export provinciale, spicca la provincia di Vibo Valentia, che si colloca al primo posto. Seguono le province siciliane di Agrigento (5,8 per cento) e Palermo (4,8 per cento).