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Elezioni, migliaia di siciliani fuori sede esclusi dal voto. “Rimborsi insufficienti”

L'election day del 25 settembre si avvicina, senza che sia stata trovata una soluzione per garantire il diritto al voto di chi studia e lavora fuori. "L'unica alternativa è pagarsi il viaggio, con rimborsi insufficienti sia per il treno che per l'aereo", dice l'attivista Stefano La Barbera

Decine di migliaia di siciliani rischiano di essere “esclusi” dalla tornata elettorale del 25 settembre. Alla base di questa situazione, la vexata quaestio del voto per i fuori sede, tuttora non risolta. “Al 2018, anno delle ultime elezioni Politiche, erano circa 218 mila i siciliani lontani dall’Isola per motivi di studio e di lavoro, su una platea complessiva di 2,8 milioni di fuori sede italiani”, spiega a FocuSicilia Federico La Barbera, ingegnere palermitano e presidente del comitato “Io voto fuori sede”. Un dato che oggi è salito “a circa cinque milioni di persone”, cui di fatto sarà impedito di votare “a meno di un sacrificio economico personale”. La legge italiana prevede infatti che i cittadini votino nel loro collegio di appartenenza, “che in genere corrisponde al Comune di residenza, tranne che nel caso del referendum, in cui vi è un collegio unico nazionale”, spiega La Barbera.

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Italia come Cipro e Malta

In altri Paesi il problema è stato affrontato ricorrendo a diverse soluzioni, spiega La Barbera, che ha fondato il comitato nel 2008, quando studiava ingegneria fuori sede dopo gli studi scolastici nella sua Palermo. “Altrove i fuori sede possono votare per posta, con voto anticipato o in un seggio speciale, o ancora delegando il proprio voto a una persona di fiducia”, spiega il presidente. Soluzioni che l’Italia non ha mai vagliato, “malgrado siano adottate in grandi Paesi come Francia, Germania e Regno Unito”. Secondo i dati raccolti dal Comitato, l’Italia è tra le pochissime nazioni europee a non aver trovato nessuna soluzione in questa materia. Un triste record, condiviso con Cipro e Malta, dove però il numero dei fuori sede è notevolmente più basso. “Un vero paradosso, visto che a ogni elezione lamentiamo la scarsa affluenza, ma poi impediamo a chi vorrebbe di partecipare”.

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Rimborsi insufficienti

Il Governo ha previsto dei rimborsi per i fuori sede che vogliono tornare a casa per esercitare il diritto di voto, ma secondo il Comitato le somme stanziate non sono sufficienti. “Il decreto viene aggiornato per ogni elezione”, spiega La Barbera, ma le cifre sono standard. “Il ministero dell’Interno riconosce un rimborso del 70 per cento per i tragitti in treno, ma molti evitano questo mezzo in quanto per tornare al Sud, senza l’alta velocità, si rischia di perdere tre giorni di lavoro tra andata e ritorno”, dice La Barbera. Le cose non vanno meglio per chi sceglie l’aereo. “I voli vengono rimborsati fino a un massimo di 40 euro, e soltanto se si viaggia con la compagnia nazionale Ita”. Il problema è che le tratte “costano centinaia di euro”, motivo per cui la maggior parte dei fuori sede “sceglie compagnie low cost, che costano molto meno, ma fanno perdere il diritto al risarcimento”.

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La proposta di legge

Dopo anni di attesa, nella scorsa legislatura il tema del voto per i fuori sede è stato al centro di lavori di una commissione, voluta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Inca. “Abbiamo fornito i dati in nostro possesso, le testimonianze e i numeri dell’Istat. Per la prima volta dopo 14 anni di battaglie, qualcosa sembrava muoversi”, spiega La Barbera. Una proposta di legge è stata portata in Parlamento a metà luglio, ma la caduta del governo Draghi e il successivo scioglimento delle Camere ha stoppato l’iter. “Una vera e propria beffa”, secondo il presidente del Comitato, che però non ha intenzione di fermarsi. “Negli ultimi mesi abbiamo lanciato campagne di comunicazione molto efficaci, e stiamo portando avanti una raccolta firme per chiedere che questo diritto venga garantito dallo Stato, come avviene in tutte le democrazie”, conclude La Barbera.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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