Nella cenere c’è “l’oro dell’Etna”, c’è la preoccupazione degli agricoltori, degli amministratori e dei cittadini per i danni che provoca, ma c’è anche la consapevolezza di vivere in un territorio unico, dove i suoli sono di continuo fertilizzati dal materiale vulcanico e i prodotti hanno “un sapore diverso”, più intenso. “L’Etna ci regala la vita” ha detto a Milo il vulcanologo dell’Ingv di Catania Salvo Giammanco. Gli hanno fatto eco i produttori Marco Nicolosi (Cantina Barone di Villagrande) e Renato Maugeri (Limone dell’Etna Igp), che hanno parlato di pro e contro, ma alla fine hanno concluso che in ogni caso “il bilancio è positivo”, e vivere e produrre sotto il vulcano è comunque un vantaggio.
Incontro a ViniMilo
Molto seguito e partecipato l’evento, organizzato nell’ambito di ViniMilo (di cui FocuSicilia è media partner) sugli effetti della cenere vulcanica in agricoltura, al quale hanno partecipato anche la professoressa Alessandra Gentile, docente di arboricoltura (Dipartimento Di3A) nell’Università di Catania, il vulcanologo dell’Ingv Mauro Coltelli, il direttore Sicilia orientale della Confederazione italiana agricoltori (Cia) Graziano Scardino, il vicesindaco di Milo Maria Concetta Cantarella e il sindaco Alfio Cosentino.
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Aeromat, un modello per la dispersione
Un incontro fitto di idee, analisi scientifiche e proposte. Mauro Coltelli ha parlato di “Aeromat”, un modello statistico matematico di previsione di dispersione delle ceneri vulcaniche in atmosfera, messo a punto dall’Ingv di Catania. Il modello è nato per garantire la sicurezza del traffico aereo, ma potrebbe essere adattato a fini “terrestri”, per valutare l’impatto del materiale al suolo e per fornire alla protezione civile e agli amministratori locali le informazioni necessarie a intervenire rapidamente e in modo efficace, anche dal punto di vista degli eventuali risarcimenti e sgravi fiscali.
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Anche oro tra le particelle
Il focus della discussione comunque è stato sugli effetti della cenere in agricoltura. Salvo Giammanco ha ricordato che negli ultimi decenni, dal 1977 a oggi, si sono verificati 277 parossismi dell’Etna con fontane di lava e relativa ricaduta di cenere sui fianchi del vulcano. Solo nell’anno 2000 ce ne sono stati 66. Nella serie attuale siamo a quota 54 e niente lascia pensare che sia finita qui. Il problema è che la ricaduta, a causa dei venti prevalenti da ovest e nord-ovest, avviene spesso sulla stessa fascia di territorio: Milo, Zafferana, Sant’Alfio, Santa Venerina, Giarre, Riposto. Un problema certamente per danni e disagi, ma anche una fortuna per il suolo, che ciclicamente viene arricchito di decine e decine di minerali ed elementi chimici fertilizzanti, alcuni dei quali si sciolgono con le piogge e diventano immediatamente disponibili per le piante. Tra i tanti elementi espulsi dall’Etna durante i parossismi c’è anche l’oro, non è un modo di dire. Peccato che sia in particelle così minuscole da sfuggire a improbabili tentativi di raccoglierlo.
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“Schiuma di lava”
La particolarità della cenere vulcanica è di essere fragile, quindi inadatta per esempio a essere usata nel calcestruzzo. Questa fragilità, ha spiegato Coltelli, è una caratteristica verificata soprattutto ad alta quota, dove questo materiale, molto poroso (“schiuma di lava” lo chiamano), in determinate condizioni climatiche di notte ingloba acqua e ghiaccia. Di giorno il ghiaccio torna allo stato liquido e poi ghiaccia di nuovo la notte successiva. Questo fenomeno disgrega cenere e lapilli e li rende “terreno” fine. Alessandra Gentile ha ricordato i danni, anche gravi, che la pioggia sia di particelle finissime che di lapilli provoca a diversi tipi di piante diffusi sul fianco est dell’Etna, dalle viti ai ciliegi, dai meli ai frutti subtropicali che ormai si coltivano sulla costa ionica, in questo versante “straordinariamente ricco di biodiversità”. Danni che hanno entità diverse anche in funzione dello stato vegetativo della pianta. Gentile ha parlato anche della trasformazione della sciara e del materiale vulcanico in terreno fertile, spiegando che per questi processi sono necessari anche molti decenni. Tuttavia la ciclicità anche della ricaduta mantiene fertile il suolo.
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Danni e vantaggi
La cenere, ha ricordato la docente, può essere ottima per applicazioni in agricoltura, in particolare nei vivai, e per la fitodepurazione dell’acqua. Un utilizzo che la rende molto utile e “virtuosa” rispetto alla sostenibilità ambientale. Marco Nicolosi, enologo e titolare della storica cantina Barone di Villagrande di Milo ha quantificato i danni subiti dal suo Resort, circa 35 mila euro per la pulizia dei tetti, e dal vigneto (circa quattro mila euro per ettaro), anche se grazie alle indicazioni dei vulcanologi ha “effettuato una potatura verde conservativa” per proteggere meglio i grappoli. Anche Renato Maugeri nel suo vigneto di Milo ha fatto la stessa operazione, ma ha parlato di foglie già molto danneggiate “e ancora manca un mese alla vendemmia, speriamo bene”, ha commentato. Danni enormi con perdita del raccolto Maugeri li ha denunciati invece nell’agrumeto di Riposto, con frutti, soprattutto mandarini, resi dalla cenere non adatti al mercato del fresco e quindi conferiti all’industria di trasformazione. “Se i parossismi e le ricadute di cenere continueranno fino a dicembre perderemo anche l’intera produzione di limoni, un disastro”.
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Aiuti immediati alle comunità colpite
Per questo Maugeri, responsabile del settore agrumicolo di Confagricoltura Catania, ha chiesto aiuti immediati e la dichiarazione di “zona svantaggiata”, in modo da rendere permanenti aiuti e sgravi fiscali per compensare almeno in parte la crisi attuale. Graziano Scardino si è impegnato a nome della Cia a intervenire con l’ispettorato agricoltura per ottenere il riconoscimento del danno, ma anche per fare inserire nel “Piano gestione rischi” del ministero dell’agricoltura la cenere vulcanica come causa di danni. “Perché burocraticamente – ha detto – questo problema non è tra quelli riconosciuti”, e quindi limita la possibilità di accoglienza delle istanze degli agricoltori. Gli amministratori di Milo, Cantarella e Cosentino, hanno infine sottolineato che la sofferenza è di tutto il territorio, degli imprenditori, degli agricoltori, delle amministrazioni e anche dei privati cittadini. “Gli aiuti devono essere immediati e per tutti i soggetti danneggiati dalla continua attività dell’Etna”.