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Etna, le Salinelle ribollono: “Ci aspettiamo ancora molte eruzioni”

Il geosito di Paternò sembra comportarsi come un precursore dell'attività dell'Etna. Acqua a 40 gradi, con gas e argilla. Pronto progetto per apertura al pubblico alla fine del 2022

Quando le Salinelle di Paternò aumentano il “bollore”, di solito dopo alcune settimane o mesi si intensifica anche l’attività dell’Etna, con eruzioni, esplosioni e parossismi. È successo anche questa volta, a quanto pare. Per conoscere meglio questa correlazione abbiamo intervistato Salvo Giammanco, primo ricercatore dell’Ingv Osservatorio Etneo di Catania, specialista in geochimica dei fluidi e grande esperto del sito sul fianco meridionale del vulcano. Un sito che potrebbe essere meta turistica apprezzata nel mondo e che invece è stato abbandonato e vandalizzato per decenni. Adesso, forse, la situazione sta cambiando.

Acqua calda e gas

La correlazione tra le Salinelle e l’Etna in effetti è indiretta. Spiega Giammanco: “Il cratere più attivo qui alle Salinelle è in questa fase molto dinamica già dallo scorso novembre. Si tratta di un gorgogliamento frutto soprattutto di anidride carbonica proveniente dai serbatoi magmatici più profondi, quasi al livello del mantello terrestre. Attualmente l’acqua, molto salata, in superficie è alla temperatura di circa 40 gradi. È un calore che proviene dal profondo del vulcano”.

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Ancora parossismi

L’Etna in questi giorni continua a produrre parossismi di grande energia. “La serie di parossismi testimonia l’arrivo di grandi quantità di magma dal profondo ricche di gas. Un evento, come dicevamo, anticipato nei mesi scorsi proprio dall’attività delle salinelle. Il fatto che ancora ci sia tanto gas qui a Paternò – ipotizza Giammanco – probabilmente significa che l’Etna continuerà a eruttare ancora a lungo. Come se fossimo in presenza di un precursore, naturalmente da prendere con le molle”.

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Progetto per l’apertura al pubblico

La temperatura dell’acqua delle Salinelle, in superficie ha raggiunto in passato anche i 50 gradi. Spiega Giammanco: “Il serbatoio profondo di questo sito, che si trova a circa un chilometro di profondità, si stima abbia una temperatura di circa 120 gradi”. Un calore geotermico di tutto rispetto dunque, che potrebbe in teoria anche essere utilizzato per la produzione di energia. Della fruizione di questo sito unico al mondo si parla da decenni, ma negli anni passati è stato abbandonato e invaso da rifiuti di ogni tipo. Adesso finalmente è ripulito, è protetto e c’è un progetto per incrementare il monitoraggio scientifico da parte dell’Ingv e permettere le visite al pubblico. Il progetto, conclude Giammanco, “dovrebbe essere realizzato entro il 2022”.

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Turi Caggegi
Turi Caggegi
Giornalista professionista dal 1985, pioniere del web, ha lavorato per grandi testate nazionali, radio, Tv, web, tra cui la Repubblica e Panorama. Nel 1996 ha realizzato da Catania il primo Tg online in Italia (Telecolor). È stato manager in importanti società editoriali e internet in Italia e all’estero. Nel 2013 ha realizzato la prima App sull’Etna per celebrarne l’ingresso nel patrimonio Unesco. Speaker all’Internet Festival di Pisa dal 2015 al 2018, collabora con ViniMilo, Le Guide di Repubblica e FocuSicilia. Etnalover a tempo pieno.

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