Nei primi sei mesi del 2022 la Sicilia è stata la decima regione italiana per esportazioni, vendendo prodotti all’estero per un totale di otto miliardi di euro. Il record regionale spetta a Siracusa con cinque miliardi di euro, derivanti dalle esportazioni di prodotti petroliferi. Escludendo i raffinati, è Catania a conquistare la vetta della classifica, con un miliardo di esportazioni, in buona parte di componenti elettronici realizzati nella cosiddetta Etna Valley, che hanno come destinazione soprattutto Singapore, Hong Kong e Stati Uniti. È quanto emerso nel corso dell’incontro “Sace per la Sicilia: export e green” tenutosi nella sede di Confindustria Catania, durante il quale sono stati presentati i dati e le iniziative dell’azienda controllata del ministero delle Finanze che fornisce garanzie alle aziende strategiche italiane. Un ruolo particolarmente importante in un contesto internazionale gravato dalla guerra tra Russia e Ucraina e dal caro energia.
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Imprese siciliane dinamiche
A fornire i numeri di Sace nell’Isola Ignazio Bucalo, relationship manager Sicilia – Area Sud – Mid Corporate. “Siamo al fianco dei piani di crescita di oltre 600 imprese, anche grazie alla nostra presenza a Palermo, da ormai sette anni”. Obiettivo dell’azienda, spiega il manager, aiutare le imprese a puntare su export e internazionalizzazione, favorendo investimenti in sostenibilità e competitività. “Nel solo 2021, abbiamo sostenuto più di 1.500 progetti per un totale di 400 milioni di euro, a cui si aggiungono circa 200 milioni di euro di nuovi contratti sostenuti nel primo semestre di quest’anno”, aggiunge Bucolo. I numeri della Sicilia fanno ben sperare per il futuro, malgrado la difficile congiuntura dovuta al conflitto russo-ucraino e alla crisi economica in atto. “I dati confermano il dinamismo delle imprese siciliane, che non stanno smettendo di investire nel futuro e che continuano a dimostrare un grande potenziale di crescita sui mercati esteri”, conclude Bucolo.
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L’esperienza di Gustibuis alimentari
Diverse aziende dell’Isola sono già state aiutate a “lanciarsi” sui mercati esteri. Come la Gustibus alimentari, impresa che produce conserve a base di pomodoro con sede nella zona industriale di Dittaino ad Assoro, nell’ennese. “A oggi circa il 40 per cento del nostro fatturato è realizzato sui mercati esteri, prevalentemente verso Stati Uniti, Colombia, Emirati arabi e Giappone”, dice il portavoce Angelo Di Natale. Il ruolo di Sace, aggiunge, è stato importante per realizzare questi risultati. “Ci ha fornito delle garanzie che ci hanno permesso di avere credito da istituiti bancari di primo piano. Abbiamo anche beneficiato di un mini-bond per la realizzazione di un impianto fotovoltaico per migliorare la sostenibilità dell’azienda”. Prossimo passo, aggiunge Di Natale, l’apertura di una sede negli Stati Uniti. “Abbiamo un’interlocuzione con Simest, [società del Gruppo cassa depositi e prestiti che supporta le imprese italiane nel mondo, ndr] che speriamo di chiudere quanto prima”
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Catania punta su elettronica e alimentari
A esprimere soddisfazione per i numeri dell’export etneo il presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco. “Escludendo i raffinati siamo la prima città siciliana per esportazioni. I numeri dimostrano che il nostro brand funziona e i nostri imprenditori sanno lavorare molto bene”. Tra i fiori all’occhiello del territorio etneo apparecchi elettrici ed elettronici (50 per cento), prodotti agricoli (11 per cento), alimentari e bevande (11 per cento) e farmaceutica (nove per cento), che in questi anni hanno conquistato “uno spazio sempre più importante sui mercati esteri”. Biriaco ribadisce l’importanza del ruolo di Sace. “La società fornisce, nel tempo più rapido possibile, finanziamenti e garanzie fondamentali per puntare sull’internazionalizzazione, e non solo”, spiega il presidente di Confindustria, che si pone come “corpo intermedio tra il territorio e Sace” in modo da garantire che “le nostre aziende, e soprattutto le pmi, possano affacciarsi sempre di più all’estero”