Famiglie siciliane, nel 2022 redditi più alti, anzi no: l’inflazione si mangia tutto

Famiglie siciliane, nel 2022 redditi più alti, anzi no: l’inflazione si mangia tutto

I redditi dei siciliani crescono sulla carta, ma diminuiscono nella realtà.Nel 2022 gli introiti delle famiglie dell’Isola sono cresciuti in media del5,6 per cento,“beneficiando anche dell’espansione del numero di occupati”. Nella sostanza, però, si sono contratti dell’1,3 per cento,“una diminuzione lievemente più marcata di quella media nazionale” dovuta principalmente “al concomitante incremento dei prezzi”.L’inflazione, insomma, ha colpito duro.Sono i dati delrapporto annuale sull’economia della Siciliarealizzato dallaBanca d’Italia.Secondo i tecnici di palazzo Koch, il 2022 è stato un anno in chiaro scuro, soprattutto a causa della congiuntura economica internazionale. Sul fronte del lavoro, “l’espansione dell’occupazione potrebbe aver favorito unariduzione della disuguaglianza“, e i dati confermano che“la quota di individui in famiglie senza occupati è scesa di quasi un punto percentuale, al 25,1 per cento”.I numeri migliorano, ma il dato dei non occupati resta ben più alto rispetto al20,1 per cento del Mezzogiornoe il10,4 per cento dell’Italia. Leggi anche –Famiglie siciliane e lavoro: poche ore, paghe misere e contratti atipici La “normalità”, dunque, rimane lontana, come dimostra un indicatore eloquente come quello degliacquisti di immobili.Anche lo storico“bene rifugio”degli italiani, il mattone, soffre la crisi, in particolare inSicilia. “Lacapacità di acquisto della casa di proprietàper le famiglie siciliane, èpeggiorata rispetto al 2021:il valore dell’indicatore è diminuito di circamezzo punto percentuale“, scrive Banca d’Italia. L’andamento è dovuto a diversi fattori, ma in particolare pesa “l’incremento del costo dei finanziamenti che è stato solo in parte bilanciato dalla crescita del reddito disponibile nominale”. In generale, a fine 2022 lefamiglie siciliane indebitate per l’acquisto di una casa “erano pari al 10,1 per cento del totaledi quelle residenti in regione”, mentre ilvalore complessivo dei mutuiconcessi “era pari al23,7 per cento del reddito disponibile regionale,un’incidenza inferiore a quella media italiana”. I numeri più contenuti deimutui, si legge nel report, “riflettono ilvalore mediamente più basso dei prezzi delle abitazioni“, e anche la rata pagata “è inferiore di circa il cinque per cento, mentre la durata risulta allineata”. Leggi anche –Lavoro, la Sicilia torna al 2019. Ma le famiglie spendono meno e fanno debiti Anche per altre tipologie dispesei siciliani hanno “tirato il freno a mano”. La metafora automobilistica è d’obbligo, visto che nel 2022 “la spesa per beni durevoli si sarebbe invece ridotta per effetto prevalentemente delcalo degli acquisti di automobili“. Banca d’Italia cita i dati di Anfia, Associazione nazionale filiera industria automobilistica, secondo cui “le immatricolazioni diautovetturesono diminuite di quasi il 15 per cento(di circa un decimo in Italia) risentendo anche delle difficoltà di approvvigionamento delle aziende produttrici”. Per quanto riguarda il 2023, il primo scorcio non sembra particolarmente entusiasmante per i consumatori dell’Isola, tra i quali l’atteggiamento prevalente è laprudenza. Il report cita i dati di Confcommercio, secondo cui “nella parte iniziale dell’anno sono emersi alcuni segnali direcupero del clima difiduciadei consumatori, che permane però ancora sulivelli contenuti“. Da qui unacrescita dei consumi “lievemente positiva in termini reali”,ma in deciso rallentamento rispetto alla tendenza degli anni passati, “analoga a quella del Mezzogiorno”. Leggi anche –Cure private, famiglie più povere. Il malato grave è il sistema pubblico Malgrado in generale le spese delle famiglie siciliane scendano, nel 2022 i finanziamenti concessi sono cresciuti. Bankitalia osserva che “il tasso di variazione sui dodici mesi è stato del quattro per cento”,un andamento “guidato soprattutto dal credito al consumo”, mentre come accennato l’acquisto di abitazioni “si è affievolito nell’ultimo trimestre dell’anno, dinamica che si è confermata nei primi mesi del 2023”. Complessivamente, “l’incidenza del debito delle famiglie rispetto al reddito disponibile si è ridotta di circa un punto, in linea con quanto osservato nella media italiana”. A proposito di banche, il quadro si conferma in chiaroscuro. Da una parte infatti iltasso di prestiti deteriorati(cioè difficilmente esigibili) “èsceso di due punti percentualirispetto a dicembre del 2021″, soprattutto per motivi tecnici, “operazioni di cessione e stralcio”. Dall’altro lacrescita dei depositi bancari di imprese e famiglie“si èulteriormente indebolita“, soprattutto per via dei conti correnti “che sono cresciuti del 4,4 per cento, contro il 9,3 del 2021”.