Goletta Verde, in Sicilia dieci coste molto inquinate: c’è anche Aci Trezza

Goletta Verde, in Sicilia dieci coste molto inquinate: c’è anche Aci Trezza

I faraglioni, il mito di Polifemo, e il mare inquinato: quello di Aci Trezza, tra le maggiori località turistiche della provincia di Catania, è certamente il nome più altisonante nell’elenco delle coste “fortemente inquinate” prodotto da Goletta Verde in Sicilia. La campagna di Legambiente nell’Isola ha analizzato un totale di 26 punti, trovando ben dieci casi di superamento dei limiti di legge. E tra queste dieci ben nove coste sono ad alto rischio. Nello specifico nell’indagine di Goletta Verde sono risultati fortemente inquinati nella provincia di Palermo il punto presso via Messina Marine 391/a presso lo sbocco dello scarico in via Diaz a Palermo città. A Terrasini fortemente inquinato il lungomare Peppino Impastato presso la spiaggia della Praiola, così come fortemente inquinato è anche il punto tra Terrasini e Trappeto, località contrada San Cataldo, presso la foce del torrente Nocella. Poco più in là, sempre nel comune di Trappeto in località S Cataldo, ance il punto presso la foce del torrente Pinto. Ad Agrigento sono invece tre i punti fortemente inquinati individuati, uno nel comune di Licata alla foce del fiume Salso, uno nel comune di Palma di Montechiaro, foce del fiume Palma e uno nel comune di Sciacca, località Stazzone, foce del torrente Cansalamone. Fortemente inquinato anche il punto analizzato nella provincia di Trapani a Castelvetrano, nella frazione di Marinella di Selinunte presso lo scarico del depuratore. Un punto inquinato è stato individuato anche nella provincia di Messina a Barcellona Pozzo di Gotto, località Catone, foce del torrente Patrì. Nella provincia di Catania, infine, l’unico tra i tre luoghi analizzati risultato fortemente inquinato è appunto nel comune di Aci Castello, il lungomare Galatea di Aci Trezza. I prelievi dei campioni sono stati fatti dai volontari e dalle volontarie dei Circoli di Legambiente tra il 28 giugno e l’8 luglio. Nove punti sono stati campionati presso le foci di fiumi e punti critici della costa, mentre i restanti 17 sono stati campionati a mare. Zone quindi scelte per il comune il rischio di una cattiva depurazione dei reflui, tema al centro della campagna conclusasi oggi in Sicilia insieme alla lotta alla crisi climatica, alla promozione delle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore, e alla tutela della biodiversità. In totale stati prelevati e analizzati: un punto nella provincia di Messina, 10 punti nella provincia di Palermo, quattro punti nella provincia di Trapani, tre punti in quella di Agrigento e in quella di Catania, due punti rispettivamente su Caltanissetta e su Siracusa e infine un punto su Ragusa. “Anche quest’anno, Goletta Verde con i suoi campionamenti in Sicilia ci mostra un quadro critico in molti tratti di costa, soprattutto in prossimità delle foci di alcuni fiumi e torrenti, come riporta ad esempio il monitoraggio alla foce del torrente Nocella o quello alla foce del fiume Palma a Palma di Montechiaro. Come sempre, il tema principale è quello della mancata o della inefficiente depurazione delle acque reflue in molti comuni costieri siciliani o in quei comuni che pur non essendo sulla costa si trovano a ridosso dei torrenti che poi impattano direttamente a mare. Un problema che ci costa ogni anno centinaia di migliaia di euro in sanzioni – Giuseppe Alfieri, Ufficio di presidenza Legambiente Sicilia – Va ricordato che poco meno del 18 per cento dei 438 impianti di trattamento delle acque reflue urbane in Sicilia è a norma, mentre gli altri sono privi di autorizzazione, con autorizzazione scaduta o hanno ricevuto un diniego allo scarico”. “I risultati in Sicilia confermano un trend non particolarmente differente dagli anni precedenti. Alcune criticità persistono e dimostrano la necessità di tenere sempre alta la soglia d’attenzione e di monitoraggio– sostiene Alice De Marco, portavoce Goletta Verde – La Sicilia è una delle regioni italiane con una vasta quantità di beni relativi al patrimonio culturale, naturalistico e ambientale da non disperdere in grado di esprimere assolute eccellenze nel panorama del nostro Paese. Occorre uno sforzo in più da parte di tutti per preservarne la biodiversità, superare i problemi legati a dissesto idrogeologico e alla cattiva o mancata depurazione, da sempre, causa principale dell’inquinamento delle nostre acque. Speriamo che con i 61,6 milioni di euro destinati alla Sicilia dai fondi del Pnrr specifici sulla depurazione le cose possano velocemente migliorare nel giro di pochi anni rendendo gli impianti di depurazione luoghi produttivi anche al fine di consentire il riutilizzo delle acque di scarico depurate per l’irrigazione o per scopi industriali”.