Il nuovo fronte per la realizzazione del ponte sullo Stretto passa dall’Europa. In particolare dalla Coter, Commissione politica di coesione territoriale e bilancio dell’Ue, alla quale il vicepresidente della Regione siciliana Gaetano Armao ha chiesto “attenzione alla condizione di svantaggio delle isole europee”, attraverso l’inserimento all’interno della Ten-T, la Rete transeuropea dei trasporti. La richiesta è contenuta in una lettera indirizzata da Armao alla presidente della Coter, Isabelle Bodineau. Al momento le isole europee sono “escluse dalla Rete” e quindi esposte “a penalizzanti situazioni di discontinuità territoriale”. In particolare, la Sicilia è percorsa “dalla parte terminale del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, che subisce un’ingiustificata interruzione sullo stretto di Messina, a causa dell’omessa previsione della realizzazione del ponte”.

La proposta della Regione
Da qui l’invito di Armao a Bodineau di portare la questione alla plenaria del Parlamento europeo di ottobre, quando la Commissione Coter presenterà un proprio “progetto di parere” sulla rete Ten-T. La proposta è di mettere nero su bianco “il principio della non interrompibilità dei corridoi ricompresi negli Stati membri quando collegano isole per distanze inferiori a cinque chilometri”. Proprio il caso dello stretto di Messina, lungo “soltanto” tre chilometri. Il tema del Ponte, ricorda il vicepresidente, è stato posto a tutti i livelli istituzionali anche in tempi recenti. L’opera è infatti “prevista nei piani europei e individuata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome tra le opere prioritarie del Recovery fund”. Malgrado ciò, lamenta il vicepresidente della Regione, il ponte “non è inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Tre chilometri, anzi trecento
A sottolineare l’importanza dell’infrastruttura, sottolinea Armao, è la stessa Commissione europea. “In termini di percorrenza, superare i quasi tre chilometri che separano la Calabria dalla Sicilia equivale a percorrere 300 chilometri di autostrada, introducendo così nel Corridoio Scandinavo-Mediterraneo un ‘imbuto’ fonte di grave svantaggio per cittadini e imprese di Sicilia ma anche d’Europa”. Uno svantaggio che si traduce soprattutto in termini economici, costringendo i siciliani “a sopportare costi aggiuntivi con grave compromissione del diritto di cittadinanza ed alterazione della concorrenza”. Una situazione che potrebbe essere evitata riprendendo il progetto del Ponte, conclude Armao. “È il momento di voltare pagina, superando incertezze anacronistiche”.