Lo stato di emergenza Covid-19 è cessato il 31 marzo 2022 (decreto legge 24/2022) e dopo un anno non è stata ancora trovata una soluzione per dare la possibilità ai cosiddetti “precari Covid” tecnici e amministrativi di proseguire la loro opera al servizio delle istituzioni sanitarie siciliane. Nello specifico si tratta di poco più di 2.200 unità di personale, tra periti informatici, assistenti amministrativi, collaboratori amministrativi, ingegneri, assistenti sociali ed educatori professionali assunti nella fase emergenziale dalle varie Asp siciliane e retribuiti tra 22 e 24 euro l’ora, inizialmente per 30 ore settimanali, con qualche differenza da provincia a provincia, poi a 12 ore con l’ultima proroga varata a fine 2022 dall’Assemblea regionale siciliana, nell’ambito delle variazioni di bilancio e in scadenza proprio oggi. E da domani? “L’attuazione della rete territoriale di assistenza, con l’attivazione di case e ospedali di comunità e delle Centrali operative territoriali (Cot), fornirà un’occasione utile per il recupero delle professionalità rappresentate dal personale amministrativo e tecnico impiegato nell’emergenza Covid che, nell’immediatezza, non può essere inserito nelle piante organiche degli enti e delle aziende del servizio sanitario regionale pubblico”, dichiara il presidente della Regione Renato Schifani. Dalla Regione promettono di “trovare, in tempi accettabili, la via amministrativa e legislativa più adeguata per raggiungere questo obiettivo, nel rispetto delle procedure di selezione per l’accesso alla pubblica amministrazione previste dalla nostra Costituzione”.

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Cgil: “Lavoratori trattati come usa e getta”
La nota dell’assessore Volo giunge al termine di un sit in dei lavoratori a Palermo, in piazza Indipendenza: nessuna porta chiusa, casomai socchiusa, ma l’effetto che si ottiene è opposto. La Cgil va su tutte le furie. “Non prorogare i contratti ai precari Covid è vergognoso. Ma è pure vergognoso che il presidente Schifani, che si trova dentro il palazzo, si rifiuti di incontrare i sindacati e i lavoratori su un tema così importante e delicato”, sottolineano il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, e Andrea Gattuso, coordinatore regionale Nidil, davanti alla presidenza della Regione. “Si trattano lavoratori, la cui funzione è stata importantissima in piena pandemia, come usa e getta – dicono Mannino e Gattuso – senza neanche ascoltare le loro istanze e questo è inammissibile e gravissimo. Vogliamo peraltro ricordare – concludono – le carenze d’organico che mettono in difficoltà il nostro sistema sanitario a difficile la fruizione del diritto alla salute, cosa che rende ancora più incredibile la posizione del presidente della Regione”. Di una situazione “davvero imbarazzante” parla anche l’Ugl Salute Sicilia, secondo cui “se è vero che in periodo di emergenza pandemica sono state effettuate numerose assunzioni, che adesso economicamente pesano sul bilancio della Regione Siciliana, non bisogna però nascondere la realtà che tutti questi lavoratori con un semplice contratto di collaborazione, quotidianamente, stanno sopperendo egregiamente rispetto agli enormi vuoti in organico di Asp e ospedali”.
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I precari: “Sul rinnovo c’è un rimpallo di responsabilità”
A livello nazionale le prospettive sono diverse: un emendamento votato in parlamento apre la strada alla stabilizzazione dei precari Covid. In Sicilia, invece, bisogna ancora individuare “un cappello normativo che giustifichi la nostra presenza, dopo la nota assessoriale del 29 dicembre 2022 che segue la proroga dell’Ars e allarga le nostre mansioni anche al servizio ordinario e non solo al Covid”, ricordano Andrea Chiovo, Mario Grasso ed Elena Mancuso, referenti del Coordinamento regionale professionisti emergenza Covid, che da più di un anno punta al riconoscimento parificato a quello dei sanitari, i quali hanno un percorso più delineato, con una proroga imminente. “C’è la volontà ufficiosa da parte dei deputati – proseguono – e c’è un rimpallo di responsabilità su quale organo alla fine debba prendersi la responsabilità del rinnovo, in una situazione economica non brillantissima. Eppure, molti uffici dipendono ad questo personale e la regolarizzazione della tipologia contrattuale con un contratto flessibile sarebbe un ulteriore passo per risparmiare sui costi e garantire qualità del servizio”. Secondo il Coordinamento, per coprire la spesa sarebbe necessario un impegno mensile di circa quattro milioni di euro, stime che però andrebbero aggiornate al ribasso. Di contro, c’è il tetto di spesa per il personale: secondo quando indicato nell’ultima direttiva del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute (firmata dall’allora dirigente La Rocca), andrebbero tagliati 67 milioni di euro in forza del piano di rientro. Cosa peserà di più, sulla bilancia? Per capirlo meglio forse bisognerà aspettare domattina, quando verranno a mancare negli uffici delle Asp oltre duemila persone.
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Schifani punta alle nuove strutture del Pnrr
L’attuazione della rete territoriale di assistenza, nonché l’attivazione di case e ospedali di comunità e delle Centrali operative territoriali (Cot), secondo la Regione offrirà una soluzione al problema. Il presidente Schifani insomma, punta tutto sulle nuove strutture da realizzare con il Pnrr. È lì che potrebbero andare a finire i precari Covid. Il presidente assicura: “Assessorato, governo regionale e Ars lavoreranno insieme per trovare, in tempi accettabili, la via amministrativa e legislativa più adeguata per raggiungere questo obiettivo, nel rispetto delle procedure di selezione per l’accesso alla pubblica amministrazione previste dalla nostra Costituzione”. Gli fa da spalla il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno: “Non è nostra intenzione gettare fumo negli occhi a nessuno, ma dobbiamo lavorare in sinergia per avviare un percorso di stabilizzazione di questi lavoratori, che di fatto rappresentano ormai un bacino, prevedendo però criteri equi che rispettino anche i diritti acquisiti di quanti sono già precari nelle Asp da oltre dieci anni”.
Una soluzione ponte sarebbe quella di mantenere il personale in servizio, ai soli effetti giuridici e fenza responsabilità finanziaria, in caso di mancato rinnovo del contratto.
Si salverebbero capre e cavoli:
Gli uffici non andrebbero in tilt;
Il personale manterrebbe la pressione sulla politica.
Il perito informatico prende non più di 17 euro ora mentre un amministrativo due euro meno.
Ma il problema non sussite più in quanto Roma e la Volo hanno tagliato fuori gli informatici in maniera vergognosa! Da oggi tutte le Asp saranno sguarnite di chi gestisce l’inserimento dei tamponi ed altre funzioni fondamentali.
I contratti milionari con le software house ed le consulenze esterne costeranno allo stato milioni di euro. Evidentemente tutto questo fà comodo a qualcuno.