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Il clima minaccia il vino: cinque gradi in più nel 2100, si coltiverà in collina

Gli studi di Colomba Bianca, tra i più grandi produttori di vini biologici in Europa, con 6.200 ettari di vigneti, che ha messo a punto dall’anno scorso un Osservatorio sull’uva, aperto a istituzioni e cantine dell’Isola, per monitorare i trend climatici e condividere know-how

Il cambiamento climatico e l’innalzamento delle temperature condizionerà anche le coltivazioni vitivinicole: entro il 2100 sono prevedibili tra i due e i cinque gradi in più e così saliranno di quota anche i vigneti, che per “respirare” meglio avranno bisogno della collina e della montagna. Sono i risultati di un percorso di studi avviato da Colomba Bianca, tra i più grandi produttori di vini biologici in Europa, con 6.200 ettari di vigneti, che ha messo a punto dall’anno scorso un Osservatorio sull’uva, aperto a istituzioni e cantine dell’Isola, per monitorare i trend climatici e condividere know-how, coinvolgendo professionisti sul tema a livello nazionale. Per il presidente di Colomba Bianca Dino Taschetta, “l’obiettivo di offrire uno strumento di supporto per applicare le più appropriate tecniche agronomiche finalizzate alla stabilità produttiva dei nostri vigneti e creare percorsi qualificati per innalzare il livello qualitativo dei vini dell’Isola”.

I nuovi modelli della vigna sostenibile

A fare un’analisi approfondita sull’impatto climatico in vigna è Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana e giornalista scientifico, interpellato proprio da Colomba Bianca. L’esperto spiega che “il clima mediterraneo della Sicilia genera condizioni favorevoli alla viticoltura, che tuttavia negli ultimi decenni stanno cambiando sotto la pressione del riscaldamento globale. La lunga serie storica dell’Osservatorio Vaiana di Palermo mostra nel periodo 1974-2022 un aumento della temperatura media di 2.5 °C. Inoltre, la vicinanza della Sicilia alla costa settentrionale africana rende più frequenti le incursioni del rovente anticiclone sahariano che l’11 agosto 2021 ha fatto registrare nella stazione del Sias di Floridia (Siracusa), 48,8 °C: valore record di caldo per l’Italia e l’Europa”.

Resilienza climatica e stress da siccità

Cosa vuol dire questo per le nostre colture? “La vite ha una buona resilienza climatica – continua Mercalli – e si adatta a un intervallo ampio di condizioni termopluviometriche, ma va comunque in stress se le temperature crescono oltremodo e se mancano precipitazioni per periodi prolungati. Oltre i 35 °C l’attività vegetativa è compromessa e in casi estremi la pianta può subire danni permanenti, con bruciature sui grappoli e sull’apparato fogliare e conseguente aumento di attacchi fungini. I tratti principali della crisi climatica in atto sono riassunti nel Sesto rapporto di sintesi dell’Ipcc (marzo 2023): il Mediterraneo è definito ‘hotspot’ climatico, un’area del pianeta che subisce un aumento delle temperature più rapido rispetto alla media globale”.

Inverni più miti, estati più lunghe e calde

“In linea generale – prosegue Mercalli – la temperatura media annua sulla regione mediterranea è destinata ad aumentare (da 2 a 5 °C entro il 2100, a seconda delle opzioni di decarbonizzazione) e con essa ondate di calore, siccità, incendi forestali, alluvioni, nonché innalzamento del livello del mare (da 40 cm a 1 metro a fine secolo), con danni alle infrastrutture costiere. Gli inverni diventeranno più miti, con una riduzione nella frequenza delle ondate di freddo, mentre le estati diventeranno sempre più lunghe e calde, con valori estremi inediti. Il riscaldamento globale potrebbe dunque portare la Sicilia nei prossimi decenni a condizioni via via più simili ai Paesi nord africani, dove la viticoltura, pur esistendo (in Marocco, Algeria, Tunisia), presenta produzioni medie nazionali che sono circa l’uno per cento di quella italiana, a riprova dell’allontanamento di quei climi dalla fascia vocata del Mediterraneo centro-settentrionale”.

A Catania nel 2060 lo stesso caldo di Tunisi

“Nel lavoro di Konstantinos Varotsos (Istituto di ricerche ambientali di Atene) e collaboratori (2020) – continua Mercalli – sono presentati scenari climatici 2031-2060 in Sicilia, Creta e Cipro: emergono netti aumenti di temperatura ma modesti segnali sulle precipitazioni, senza variazioni apprezzabili delle quantità totali, ma con possibile incremento dei fenomeni estremi. Nell’ipotesi peggiore, con l’assenza di controllo delle emissioni in Sicilia, si avrebbero +2.1 °C in estate e +1.6/1.7 °C nelle altre stagioni. Ciò equivarrebbe a trasformare la temperatura media estiva di Catania, attualmente di 24,5 °C come quella rispettiva di Tunisi (26,5 °C)”.

Per i vigneti, versanti ombrosi a quote più elevate

All’aumento medio della temperatura farà seguito anche un incremento delle temperature estreme, che potrebbero oltrepassare frequentemente i 45 °C con picchi attorno a 50 °C, decisamente sfavorevoli alla vite. Cambieranno anche le somme termiche e le escursioni giorno-notte, con influenza sulla formazione di aromi e pigmenti e sul tasso zuccherino e di acidità degli acini. Con questi scenari è chiaro che gli areali vocati della vite potrebbero cambiare: da versanti molto esposti al soleggiamento si passerebbe a versanti più ombrosi e a quote più elevate, onde compensare l’aumento termico e sfruttare maggiormente l’umidità dei suoli. “Secondo un recente studio dell’Università agricola di Atene – continua Mercalli – gli impatti del cambiamento climatico sulla viticoltura causeranno anticipi del calendario fenologico della vite, alterazioni della composizione chimica dell’uva e del vino, maggior variabilità dei raccolti. Con gli scenari più pessimistici, le regioni del Nord Europa potranno diventare adatte alla coltivazione della vite, a discapito delle regioni meridionali europee, troppo calde per la produzione di uva”.

Le contromisure: nuovi impianti di irrigazione

“Sul breve periodo – continua Mercalli – soprattutto su suoli che non dispongono di sufficiente riserva idrica delle precipitazioni invernali è opportuno pianificare infrastrutture irrigue ad elevata efficienza (invasi, impianti a goccia, monitoraggio locale e satellitare delle esigenze idriche), affrontando anche il tema di un’evoluzione dei disciplinari di produzione laddove l’irrigazione non sia oggi consentita. L’approccio della selezione genetica è cruciale per recuperare resilienza, con la ricerca di cultivar più resistenti alla siccità e ai calori estivi, tenendo conto che ciò richiederà cambiamenti nelle denominazioni tradizionali dei vini”. Nelle zone montuose e collinari la scelta di altitudini maggiori ed esposizioni meno assolate può consentire di mantenere le prerogative delle aree tradizionalmente associate al vigneto.

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Business, Lavoro, Ambiente, Legalità e Sicurezza. FocuSicilia ha l'obiettivo di raccontare i numeri dell'isola più grande del Mediterraneo. Valorizzare il meglio e denunciare il peggio, la Sicilia dei successi e degli insuccessi. Un quotidiano che crede nello sviluppo sostenibile di una terra dalle grandi potenzialità, senza nasconderne i problemi.

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