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Appalti pubblici, tanti soldi, poca trasparenza. Anac: 60 miliardi senza gara

L'importo degli appalti pubblici affidati con procedura senza bando, sommato a quello dei contratti aggiudicati con affidamento diretto, supera il 20 per cento circa del totale. Le osservazioni dell'Autorità nazionale anticorruzione sulle gare e sul valore degli affidamenti

Tanti soldi, poca trasparenza. Su 290 miliardi di appalti pubblici aggiudicati in Italia nel 2022, circa 60 sono stati affidati con procedura negoziata senza bando o tramite affidamento diretto. In altre parole, senza gara. A denunciarlo è Anac, Autorità nazionale anticorruzione, nella relazione annuale al Parlamento. Lo scorso anno le gare hanno segnato un record, con una crescita del 39,5 per cento sul 2021 e di oltre il 56 per cento sul 2020. La “fetta” maggiore è rappresentata dai lavori pubblici, che valgono circa 108 miliardi, seguiti da forniture (101,5) e servizi (80). Il valore degli appalti è raddoppiato rispetto al 2018, si legge nel report, “un aumento significativo che risente anche degli appalti finanziati dalle consistenti risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Sulla trasparenza, come detto, c’è ancora molto da fare. La maggior parte dei contratti è aggiudicata con procedura aperta (60,6 per cento), seguiti da procedura negoziata senza bando (16,4 per cento), procedura ristretta (10,5 per cento) e affidamento diretto (4,3 per cento). “L’importo dei contratti affidati con la procedura senza bando, sommato a quello dei contratti aggiudicati con affidamento diretto, supera il 20 per cento circa del totale”, osserva criticamente Anac.

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I numeri dei lavori pubblici

Il rapporto fornisce il dettaglio delle diverse categorie d’appalto. Per quanto riguarda i lavori pubblici, sono 64.177 le gare aggiudicate, tra settore ordinario e speciale (opere relative a energia, acqua, trasporti e poste, per i quali il Codice degli appalti prevede una disciplina separata). Come detto, il valore supera i 108 miliardi, il 37,3 per cento del totale degli appalti dello scorso anno. La fetta maggiore riguarda la realizzazione di infrastrutture (strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, metropolitane), per un valore di 37,5 miliardi, il 350 per cento in più rispetto al 2021. Seguono “edifici civili e industriali” (18,7 miliardi, più 120 per cento), “acquedotti, gasdotti, oleodotti, opere di irrigazione e di evacuazione” (4,6 miliardi, più 56 per cento), “restauro e manutenzione dei beni immobili sottoposti a tutela” (3,9 miliardi, più 131 per cento) e “opere fluviali, di difesa, di sistemazione idraulica e di bonifica” (1,3 miliardi, più 36 per cento). Quest’ultimo dato sembra stridere rispetto della situazione idrogeologica del Paese, segnando la percentuale di incremento minore tra le varie tipologie di appalto. Inoltre, malgrado nel complesso gli investimenti crescano, si riduce in modo consistente il numero dei cantieri (meno 21,3 per cento).

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Le percentuali delle forniture

Venendo alle forniture, l’Anac dà conto di 75.476 gare, tra settore ordinario e speciale. Con i suoi 101,5 miliardi, il comparto vale il 35 per cento del totale degli appalti aggiudicati lo scorso anno nel nostro Paese. Dall’analisi dei bandi emerge che “le tipologie di forniture maggiormente acquistate sono quelle relative ai prodotti farmaceutici, più o meno stabili rispetto al precedente anno (meno 0,1 per cento), nonché alle apparecchiature mediche, per le quali si registra una crescita del 36,1 per cento rispetto al 2021″. La sanità, insomma, continua a occupare un ruolo di primo piano nella spesa dello Stato. Una parte considerevole delle gare – anche in considerazione del momento internazionale, tra la congiuntura finanziaria e il conflitto tra Russia e Ucraina – riguarda l’energia. Su questo fronte, secondo l’Autorità anticorruzione, prevalgono “la categoria relativa a elettricità, riscaldamento, energia solare e nucleare, la categoria relativa ai veicoli a motore e quella relativa ad attrezzature di trasporto e parti di ricambio”. Quest’ultima, si legge nel rapporto, ha fatto registrare una crescita notevole, visto che “rispetto al precedente anno aumenta di ben il 259,1 per cento”.

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I servizi e le stazioni appaltanti

Per quanto riguarda i servizi, infine, Anac parla di 93.426 gare aggiudicate. L’importo di 80 miliardi di euro rappresenta il 27,7 per cento del totale degli appalti assegnati lo scorso anno in Italia. Andando nello specifico, si legge nel rapporto, “si evince che i servizi per cui si spende di più sono quelli relativi ai rifiuti urbani e domestici, ai programmi di software e servizi di consulenza, nonché quelli relativi all’assistenza sociale”. Notevole l’incremento rispetto al 2021, anche se non tutti i comparti seguono lo stesso andamento. “Le prime due categorie di servizi registrano un aumento pari a circa il 39,3 per cento e il 28,9 per cento, mentre la categoria relativa all’assistenza sociale registra una riduzione del sei per cento”. Non si tratta dell’unica flessione osservata. “Si registra anche una significativa flessione per i servizi di ingegneria che diminuiscono del 34,7 per cento”, scrive l’Autorità nazionale anticorruzione. Una parte del rapporto, infine, è dedicata alle tipologie delle stazioni appaltanti. “A livello di numerosità, anche quest’anno pesano maggiormente le procedure associate agli enti locali (34,4 per cento), seguite dalla sanità (19,4 per cento) e dai servizi di interesse generale, quali elettricità, gas, trasporti, ecc. (17,1 per cento)”.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci, giornalista e autore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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