Ennesimo tavolo tecnico convocato per domani dal ministero delle Imprese e del made in Italy per affrontare la questione del polo ex Fiat e Blutec di Termini Imerese. Non si sa ancora se con spiragli positivi. Solo due i dati certi: la pubblicazione del bando per il rilancio dell’area termitana e la proposta di accordo di programma per la riconversione e la riqualificazione che ha già avuto il via libera dalla Regione siciliana. L’assessore alle Attività produttive Edi Tamajo spinge per la “rinascita” del sito siciliano. L’accordo da stipulare tra Regione siciliana, ministero delle Imprese e del made in Italy, Anpal (l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) e Comune (e con il supporto tecnico di Invitalia) prevede 105 milioni da investire nell’area di crisi complessa di Termini Imerese.
La prima gigafactory in Italia e la più grande in Europa
Sarebbero tre gli imprenditori che avrebbero puntato gli occhi sulla fabbrica siciliana. Lo svedese Lars-Eyvind Carlstrom, fondatore e amministratore delegato di Italvolt Spa. Nelle scorse settimane ha annunciato un investimento da tre miliardi e mezzo di euro in tre anni e duemila posti di lavoro per lanciare una mega fabbrica di batterie a litio per auto. Budget iniziale? Appena cinque milioni di euro, una cifra che non ha rappresentato un bel biglietto da visita. Lo svedese, nell’ultimo biennio, ha provato a realizzare la gigafactory nella fabbrica ex Olivetti a Ivrea, in Piemonte, ma il progetto non è mai decollato. Per questo motivo ha deciso di “trasferirsi” in Sicilia. La società, con sede in via Montenapoleone a Milano e un capitale sociale di 6 milioni 925mila euro, conta diversi soci: Statevolt srl, M&M Eco Invest GMBH, Investeringsfondet Viking AS, Deliyeva Darya, Federico Sutti, LKP AS, Linkoepingsinvest Aktiebolag e PCapital srl.
La nota di Italvolt: “Investimento da 2,9 miliardi”
AGGIORNAMENTO ORE 19. L’azienda Italvolt ha contattato FocuSicilia per precisare le cifre dell’operazione. “In relazione ad alcune indiscrezioni di mercato, Italvolt chiarisce che il progetto di realizzare la prima gigafactory italiana e una delle più grandi in Europa richiederà un investimento complessivo in Capex compreso tra i 2,8 e i 2,9 miliardi di euro, cifra inferiore rispetto a 3,5 miliardi di euro dal momento che alcune strutture del sito di Termini Imerese potranno essere riutilizzate. Lo sviluppo del progetto si baserà su diverse fasi e la prima richiederà un investimento in immobilizzazioni di circa 550 milioni di euro. Fino ad oggi Lars Carlstrom e alcuni investitori privati hanno già investito circa 20 milioni di euro nelle attività del progetto”, si legge nella nota.
Leggi anche – Termini Imerese: 11 anni di cassa integrazione e futuro ancora da definire
Investimenti ucraini
Anche l’imprenditore ucraino Sergii Shapran, Ceo di Alumeta Group, vorrebbe investire subito 45 milioni, con fondi propri, su Termini Imerese. La società è stata inserita dalla rivista Business tra le prime cento in Ucraina per potenziale di esportazione e la rivista Prometal li ha “piazzati” al primo posto per la produzione di beni in alluminio. Della holding fanno parte quattro aziende: la Braz (Brovarsky Aluminum Plant), basata sull’innovazione ad alta potenza con ciclo di lavorazione a circuito chiuso della fusione di alluminio con una capacità di 20mila tonnellate e clienti da 30 Paesi; la Bruz Construction, che sviluppa soluzioni integrate e ad alta tecnologia per facciate, porte, sistemi di finestre, partizioni interne per uffici e spazi abitativi di diversa complessità e configurazione; la Braz Line, leader nel mercato ucraino nella progettazione, produzione e distribuzione di profili in alluminio, strumenti per l’edilizia, decorazioni e altri prodotti per qualsiasi esigenza; l’Acore Development Group, specializzata nell’installazione di facciate urbane moderne ad alta tecnologia di edifici, uffici, centri commerciali ed edifici residenziali, soluzioni di facciate architettonicamente complicate con materiali ad alta tecnologia. L’imprenditore ucraino lo scorso 11 novembre ha aperto una newco, la Termini non-ferrous metals plant srl, interamente controllata dallo stesso, con un capitale sociale di 10mila euro. La società integra nel proprio oggetto sociale, tra le altre cose: fusione di metalli leggeri, produzione di alluminio e semilavorati, produzione di rame e semilavorati, fucinatura, imbutitura, stampaggio e profilatura di metalli.
Leggi anche – Lukoil e Blutec, Schifani e Urso: “Trattative tra privati, noi vigileremo”
In “campo” anche il presidente del Catania Calcio
Ci sarebbe anche Ross Pelligra tra i competitor. L’imprenditore italo-australiano, titolare del Pelligra Group Pty Ltd, azienda leader nel mondo nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica, sarebbe interessato all’operazione immobiliare di ristrutturazione e riconversione dell’area industriale. Non si conoscono i dettagli del progetto di Pelligra che comunque ha già avviato alcuni investimenti sportivi in Italia. Prima fra tutti il Calcio Catania, fresco fresco di vittoria del campionato della serie dilettanti, ma starebbe trattando anche per Pallacanestro Varese.