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Il pistacchio di Bronte Dop, produzione sfuggita alla crisi

I numeri dell'oro verde: 1.200 produttori di cui 380 riuniti in consorzio, 40 aziende di trasformazione e commercializzazione, 2.000 lavoratori, 2.100 tonnellate prodotte nel 2021 e 31 edizioni di una Sagra appena conclusa e che in due weekend ha portato 180 mila visitatori

Ben 1.200 produttori di cui 380 riuniti in consorzio, 40 aziende di trasformazione e commercializzazione, due mila lavoratori, 2.100 tonnellate prodotte nel 2021 e 31 edizioni di una Sagra appena conclusa e che in due weekend ha portato 180 mila visitatori: sono i numeri del pistacchio di Bronte, eccellenza dell’agroalimentare che qui chiamano non a caso “l’oro verde”. Un prodotto che “sta tirando tantissimo – conferma il presidente del Consorzio di tutela del pistacchio verde di Bronte Dop, Enrico Cimbali – e che al momento non conosce crisi. Certo, questo è stato l’anno di non produzione, quindi dobbiamo vedere cosa succederà l’anno prossimo. Gli aumenti delle materie prime e dei concimi si fanno già sentire”. Intanto, il prezzo di vendita del pistacchio all’ingrosso ha raggiunto i 16,50 euro al chilo, mentre il prodotto sgusciato oscilla tra i 45 e i 50 euro al chilo. “A Bronte potremmo quasi dire che ogni abitante ha il suo piccolissimo appezzamento di terreno dove coltiva il pistacchio – riferisce con una punta di orgoglio Cimbali – e per questo ci consideriamo tutti produttori. Poi ci sono gli operatori che trasformano e commercializzano e l’indotto. Stimiamo almeno due mila persone coinvolte”.

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Una produzione limitata e certificata

Una produzione dal carattere limitato: ogni due anni (quelli dispari) si raccolgono anche fino a tre mila tonnellate di pistacchi, che rappresentano appena l’un per cento della produzione mondiale. “La pianta li potrebbe fare tutti gli anni – spiega il presidente – però noi preferiamo nell’anno pari non farla fruttare, per far sì che la pianta si irrobustisca e faccia un prodotto più di qualità”. Tutto questo limita fortemente la produzione, che non basta a coprire il fabbisogno. Motivo per cui “oggi a Bronte le aziende lavorano sia il pistacchio di Bronte che il pistacchio estero – dice Cimbali – e ci sono aziende molto importanti per quanto riguarda la lavorazione. Ma con il solo prodotto di Bronte, lavorerebbero 15 giorni. Il prodotto Dop che viene certificato dal nostro ente certificatore, Corfilcarni , raccolto nel 2021, si aggira intorno a 2.100 tonnellate e rappresenta l’80 per cento di quello che viene chiamato pistacchio di Bronte. Quello autorizzato dal Consorzio deve avere in etichetta la dicitura ‘Pistacchio verde di Bronte Dop’ con tanto di numero di autorizzazione. Se non c’è questa indicazione, è tutto pistacchio estero o pistacchio Sicilia, che è una piccolissima parte” e che non rientra nella certificazione.

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Servono 15 anni perché il pistacchio arrivi a regime

Quello di Bronte è l’unico pistacchio al mondo che cresce sul terreno lavico: per questo possiede una serie di caratteristiche organolettiche esclusive, grazie alle quali ha ottenuto il riconoscimento Dop su un’area che si estende per tre mila ettari. “Tutto l’altro pistacchio che troviamo in giro – spiega Cimbali – cresce su un terreno sabbioso o diverso da quello della nostra lava dell’Etna”. Ma in che misura si potrebbero estendere i terreni disponibili così da coltivarli ogni anno e intensificare la produzione? Per il presidente i nuovi terreni disponibili sarebbero “pochissimi, anche perché quando è stato fatto il disciplinare di produzione è stata racchiusa soltanto una parte del terreno lavico dove già insistono i pistacchieti”, mentre “coltivare ogni anno è impossibile: il terreno è limitato, il nostro tipo di pistacchio è una pianta spontanea che nasce sulla roccia, poi viene innestata e per entrare in produzione passano almeno 13-15 anni. Ha una lunga vita – tra 200 e 250 anni – però arriva a regime molto lentamente. I costi di lavorazione e del prodotto finale sono alti perché facciamo tutto manualmente”.

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Viabilità e parcheggi per migliorare la Sagra

Il palcoscenico privilegiato dell’oro verde è la Sagra del pistacchio, che anima le vie di Bronte e che si è svolta negli ultimi due fine settimana, dopo due anni di stop forzato per via del Covid. Questa 31 esima edizione ha entusiasmato il sindaco Pino Firrarello, che riferisce di “oltre 180 mila visitatori nei due weekend, 22 mila turisti nei sei giorni, un team di 150 persone coinvolte nell’organizzazione, 90 espositori e 30 eventi musicali ed artistici. Sono numeri che personalmente ricorderò – commenta il primo cittadino – come uno degli eventi migliori a cui io abbia mai partecipato. È merito della nostra terra, del nostro pistacchio, e dell’amore e della fatica che i brontesi mettono in tutto quello che fanno”. Il sindaco però non nasconde le criticità: “I parcheggi per i visitatori e i servizi igienici – riconosce – meritano una riflessione. Il piano parcheggi per esempio potrebbe essere meglio attuato nel momento in cui si realizzerà la bretella di collegamento fra la Ss 284 e la Zona artigianale”. Al momento l’Urega lavora per pubblicare il bando di gara di questa infrastruttura viaria da 13 milioni di euro che dovrebbe dare respiro alla Sagra e alla città.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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