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Il successo siciliano di “Resto al Sud”. Creati oltre 4500 posti di lavoro

La Sicilia è la seconda regione nella classifica delle beneficiarie della misura per l'autoimprenditorialità dedicata al Mezzogiorno. Rappresenta una fetta del 16 per cento di tutte le domande. Gli investimenti previsti sono di 140 milioni di euro. Ce ne parla Gian Marco Verachi di Invitalia

“Resto al Sud” nasce nel 2017 per contrastare l’emorragia demografica che riguarda l’intero Paese e soprattutto le aree del Mezzogiorno. A volte ha anche contribuito al ritorno a casa di chi era già partito. “Si tratta per lo più di giovani preparati e dunque per i quali si è investito in formazione, i quali poi cercano di trovare fortuna altrove”, come afferma Gian Marco Verachi di Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia, che gestisce questa e altre misure. L’obiettivo di “Resto al Sud” è dunque quello di partecipare al contrasto di questo fenomeno con degli incentivi per chi intende avviare la propria attività d’impresa o che intende sviluppare l’esistente, nel caso di una startup. Purché la residenza sia nelle regioni meridionali quali Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia o dell’Italia centrale colpita dai terremoti del 2016/17. “E lo fa anche con una dotazione finanziaria rilevante di un miliardo e 250 milioni di euro”, afferma Verachi.

Come funziona

Una misura che piace molto ai siciliani considerando che l’Isola è la seconda in classifica tra quelle destinatarie. Per partecipare si può essere da soli o in team e avere dai 18 fino ai 55 anni di età, dato ampliato negli ultimi anni. C’è comunque la possibilità di aderire anche se si è superata la soglia massima purché i soci che non rispettano i requisiti rappresentino fino a un terzo del totale. Si può decidere di investire in ogni settore tranne agricoltura e commercio. Ad ogni socio può essere corrisposto un massimo di 50 mila euro per un tetto di finanziamento agevolabile di 200 mila euro. Della somma totale il 50 per cento va considerato a fondo perduto, la parte restante è erogata dalle banche che hanno aderito alla covenzione Invitalia e va restitiuta in otto anni. Non da subito però. A partire dal terzo anno d’avvio dell’attività e sostanzialmente a tasso zero perché “gli interessi li paga il soggetto gestore”. Non solo. “Con il decreto Rilancio del 2020 – aggiunge Verachi – ha introdotto un ulteriore contributo a valere sulla liquidità”. Si tratta di ulteriori 10 mila euro per socio fino a un massimo di 40 mila euro se in team, che vanno aggiunti all cifre già stanziate. Nel caso in cui ci sia un singolo a presentare la proposta d’impresa la cifra arriva a 15 mila euro in più a quanto stanziato precedentemente.

I numeri siciliani

In Sicilia la maggior parte delle attività, com’era prevedibile, punta per circa il 50 per cento sul turismo. Sono comunque interessati tutti i settorie in alcuni casi “le iniziative di prossimità sono state utili a ripopolare in termini post Covid i borghi dell’interno”. Non mancano poi iniziative d’avanguardia “molto avanzate dal punto di vista dell’innovazione tecnologica”. Degli oltre 22 mila progetti d’impresa presentati ne sono stati approvati più di otto mila e la Sicilia rappresenta una fetta del 16 per cento di questa domanda secondo i dati riferiti da Gian Marco Verachi di Invitalia. Si tratta di oltre 3500 progetti presentati. Numeri importanti dunque se consideriamo che il totale degli investimenti previsti è pari a oltre 1,5 miliardi e che per la sola Sicilia si traducono in 140 milioni di euro. Tanti altri sono in corso di verifica e approvazione. Ad oggi si è riusciti a creare un’opportunità di lavoro per oltre 4500 unità. Guardando alla localizzazione di queste nuove imprese legate alla misura “Resto al Sud” c’è una certa corrispondenza alla dimensione del territorio. È quindi Palermo la provincia più attiva “con circa il 30 per cento di questi dati”, afferma Verachi mentre Catania e Messina “si attestano intorno al 16 per cento”.

Errori da evitare e valore aggiunto

Per chi volesse accedere alla misura il suggerimento di Gian Marco Verachi è semplice: “non esistono formule magiche”. Ciò che occorre fare è prima di tutto mettersi in prima linea e informarsi attraverso i vari canali gratuiti di accompagnamento che Invitalia offre. Dai video sul sito web agli enti accreditati. Tutto a partire “dalle proprie competenze”. La fretta nel mettere giù il progetto o la decisione di farlo fare ad altri senza parteciparvi davvero sono assolutamente sconsigliate. Il rischio di fallimento aumenta. “Un progetto deve essere studiato nei minimi dettagli, deve anticipare la realtà e il mercato, che è complicato”, afferma il responsabile Invitalia. Semplicità e accuratezza nell’esporre il progetto, così come la scelta dei soci e delle loro competenze, le scelte dei fornitori, della sede, della struttura imprenditoriale sono gli elementi che fanno davvero fa la differenza. Serve poi resilienza nel gestire i flussi del mercato e sapere che “ogni scelta è una sfida”.

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Desirée Miranda
Desirée Miranda
Nata a Palermo, sono cresciuta a Catania dove vivo da oltre trent'anni. Qui mi sono laureata in Scienze per la comunicazione internazionale. Mi piace raccontare la città e la Sicilia ed è anche per questo che ho deciso di fare la giornalista. In oltre dieci anni di attività ho scritto per la carta stampata, il web e la radio. Se volete farmi felice datemi un dolcino alla ricotta

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