Imprese siciliane ritardatarie: una su quattro paga dopo un mese

Le imprese siciliane pagano i propri
fornitori con un ritardo “grave” in un caso su quattro. Cioè
andando almeno 30 giorni oltre il previsto. Solo la Calabria fa
peggio. Mentre in terza piazza c’è la Campania. Le regioni del Sud
sono in coda a una fila che non brilla per puntualità: tra ritardi
più o meno consistenti, solo un’impresa su tre rispetta i tempi. Lo
afferma un’indagine di Cribis relativa al terzo trimestre 2019. In Italia le imprese che saldano i
propri pagamenti con ritardi superiori ai 30 giorni sono l’11,5 per
cento. Ma a queste va aggiunto un 53 per cento di aziende che ha
accumulato ritardi più blandi. Calcolatrice alla mano, quindi, solo
una su tre è puntuale. Ma con un’Italia divisa in due.
Complessivamente, spiega il Cribis, il Nord-Est si conferma “l’area
più affidabile”, con il 42,9 per cento dei pagamenti regolari. Le
imprese meridionali, invece, mostrano un comportamento che Cribis
definisce “più problematico”, con solo il 21,9 per cento di
pagamenti puntuali. Quest’Italia con due fusi orari viene confermata dalla graduatoria regionale dei casi di ritardi oltre i 30 giorni. In Calabria, ritardare i pagamenti di oltre un mese è abitudine nel 22,8 per cento dei casi. La Sicilia si ferma poco più in basso (al 22,5 per cento). Segue la Campania (al 20,5 per cento), per completare un podio tutto meridionale. Le peggiori cinque regioni sono del Sud. E prima di trovare la prima settentrionale, è necessario scorrere fino alla 12esima piazza, dove c’è la Valle d’Aosta, con un tasso di imprese in ritardo dimezzato rispetto a Calabria e Sicilia. Lontane, lontanissime, le regioni dove le aziende sono più puntuali. In Trentino Alto Adige, solo un’azienda su venti è in grave ritardo. In Lombardia il tasso è del 7 per cento e in Veneto del 7,2. I dati, aggiornati al 30 settembre,
indicano un allungamento dei tempi nella maggior parte delle regioni
italiane rispetto al terzo trimestre 2018. La Valle d’Aosta si è
conquistato – suo malgrado – lo scettro di peggior regione
settentrionale a causa di un deciso deterioramento dei tempi di
pagamento: la percentuale delle imprese in ritardo è aumentata di
2,7 punti. Nessuno ha accusato un peggioramento così significativo.
Le altre regioni da zero in condotta sono infatti Calabria (+1,9 per
cento) e Sardegna (+0,9 per cento). Nella poco onorevole classifica
di chi ha fatto più passi indietro, la Sicilia è quarta: il tasso
delle imprese ritardatarie è aumentato dello 0,6 per cento. “Sono
in controtendenza – spiega Marco Preti, Amministratore Delegato di
Cribis – i dati di Abruzzo (-1,6 punti percentuali), Molise (-1,1)
e Liguria (-0,9), dove le imprese che pagano con ritardi superiori al
mese sono diminuite molto più che in Puglia e Marche (-0,3).
Sostanzialmente invariata è la situazione in Umbria, Trentino Alto
Adige e Marche”. Non c’è neppure la consolazione di dire che i “gravi ritardi” siano casi isolati, di incagli che pesano sulle statistiche in un mondo di imprese che pagano in orario. “Quasi speculare all’incremento dei pagamenti con ritardi gravi – spiega Cribis – è stata la riduzione delle imprese che paga puntualmente alla scadenza”. Tradotto: i ritardi oltre i 30 giorni sono – nella maggior parte dei casi – una spia dell’inefficienza dei pagamenti tra imprese. Per quel che concerne i settori produttivi, il commercio al dettaglio presenta la quota maggiore di imprese che assolve ai propri impegni con forti ritardi (17,6 per cento), seguito da agricoltura caccia e pesca (11,6 per cento) e da quelli minerario e dei servizi (10,1 per cento).