In Sicilia nove morti sul lavoro in quattro mesi. Catania provincia più “mortale”
Morti sul lavoro: nei primi quattro mesi del 2022 l’Osservatorio sicurezza di Vega Engineering di Mestre attribuisce alla Sicilia la fascia gialla, con nove casi censiti nell’Isola. Una situazione che rispetto ad altre regioni italiane si potrebbe definire di una gravità moderata, ma questo non permette a nessuno di abbassare la guardia. La lista delle tragedie infatti si allunga continuamente e mentre sono stati pubblicati i dati del primo quadrimestre, sappiamo già che il prossimo report dovrà sommare altri due episodi avvenuti a maggio: un operaio 50enne morto a Messina, caduto mentre montava una finestra e una vittima volata giù da un ponteggio insieme a un collega (che si è salvato) in un cantiere sull’autostrada Palermo-Catania, all’altezza di Enna. L’elenco aggiornato sale così di fatto a 11 morti bianche. Delle nove vittime siciliane, ben tre sono della provincia di Catania, che nel primo quadrimestre 2022 si colloca al 19° posto della classifica nazionale per province. A seguire Palermo e Siracusa con due casi ciascuna, mentre un caso per provincia si registra a Caltanissetta e Ragusa. Sul piano nazionale, dai dati del primo quadrimestre emerge una diminuzione dei decessi del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021 (c’è una spiegazione: non si conteggiano più i morti per Covid), ma i numeri restano drammatici: da gennaio ad aprile di quest’anno ci sono state 261 vittime (sanità e trasporti restano i settori più colpiti) e sono cresciute sensibilmente le denunce di infortunio: +48 per cento rispetto allo scorso. Leggi anche –Infortuni sul lavoro, Ugl Palermo: “Dati agghiaccianti, arrestare trend di morte” L’Osservatorio mestrino elabora la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene descritto – con criteri analoghi a quello della pandemia – dividendo l’Italia per fasce di colori, secondo l’incidenza dei casi rapportata al numero degli occupati. A finire in zona rossa al termine del primo quadrimestre del 2022, con un’incidenza maggiore del 25 per cento rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 8,5 morti ogni milione di lavoratori) sono: Puglia, Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige e Toscana. In zona arancione: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo, Molise, Marche e Piemonte. In zona gialla: Sicilia (stessa situazione del 2021), Sardegna e Lazio. In zona bianca: Calabria, Campania, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Basilicata. Per numero di casi, a guidare l’amara classifica è è la regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia, cioè la Lombardia (37 casi), seguita da Veneto (20), Toscana (18), Emilia Romagna (17), Lazio e Piemonte (16), Puglia (13), Trentino Alto Adige (12), Sicilia e Campania (9), Marche (6), Abruzzo (5), Sardegna (4), Calabria (3), Umbria (2), Molise, Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Liguria (1). La Sicilia, che nel 2022 è in 14esima posizione per indice di incidenza, nello stesso quadrimestre del 2021 si trovava invece in terza posizione, con sette casi. Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul Lavoro Vega engineering, sottolinea come l’emergenza delle morti sul lavoro sia, purtroppo, ancora una ferita aperta per la nostra Penisola. “Se il decremento della mortalità sul lavoro – osserva – rappresenta un dato confortante (-15 per cento rispetto al 2021), bisogna precisare che in questi numeri sono completamente spariti gli infortuni mortali per Covid. Se nel primo quadrimestre del 2021 ne erano stati conteggiati circa 187, quest’anno, nello stesso periodo, ne sono stati conteggiati circa 10. Questo spiega la forte diminuzione degli infortuni mortali, in contrasto con un netto aumento del 48 per cento delle denunce di infortunio. Sono 261 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese nel primo quadrimestre del 2022. Più di due morti sul lavoro al giorno: una tragedia che non conosce fine”. La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro in Italia è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (69 su un totale di 191). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 21,3 infortuni mortali ogni milione di occupati. L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 3,1), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 7,9 infortuni mortali ogni milione di occupati.
