Inceneritori in Sicilia: il Piano rifiuti non li prevede. Rischio ricorsi milionari

Inceneritori in Sicilia: il Piano rifiuti non li prevede. Rischio ricorsi milionari

I termoutilizzatori promessi dal presidente della Regione Nello Musumeci, “uno in Sicilia occidentale e l’altro nella zona orientale”, dovrebbero sorgere a Gela e Catania. Il condizionale è d’obbligo, perché i progetti sono ancora in fase embrionale e su di essi pende la modifica del Piano rifiuti regionale. “Attualmente il documento non prevede questo tipo di impianti, ma dispone che i rifiuti indifferenziati, nei prossimi dieci anni, vadano conferiti in discarica. Tanto che i gestori pubblici e privati stanno effettuando investimenti in questo senso”, spiega a FocuSicilia Giampiero Trizzino, avvocato specializzato in diritto dell’ambiente e deputato regionale del Movimento Cinque Stelle. Far partire l’iter per i termoutilizzatori prima di aver modificato la normativa, avverte Trizzino, “espone al rischio di ricorsi per svariati milioni di euro”, anche perché il prossimo governo regionale “potrebbe avere idee diverse da quelle di Musumeci rimettendo in discussione gli inceneritori”. Leggi anche –Rifiuti, ”in Sicilia servono nuovi impianti per l’umido, non inceneritori e discariche” Riavvolgendo il nastro, la vicenda dei termoutilizzatori parte a giugno 2021, con la manifestazione di interesse da parte della Regione siciliana. Un avviso –più volte prorogato, secondo alcuni a causa delle scarse adesioni – che alla fine ha visto sette aziende interessate, tra cui l’Ente ha selezionato due proposte. L’azienda SI Energy s.r.l. ha proposto di realizzare un impianto a Catania, nell’area industriale Pantano d’Arci. La struttura, si legge nelle carte presentate alla Regione, avrebbe “una capacità di 555 mila tonnellate l’anno”, con una produzione di energia termica stimata in “2.700 chilocalorie per chilogrammo”. L’altro impianto sarebbe realizzato da Asja Ambiente Italia s.p.a., nell’area della raffineria di Gela, in partnership con MyRichemical. La struttura avrebbe “una capacità di trattamento di 400 mila tonnellate l’anno”, attraverso cui produrre “tremila tonnellate di idrogeno e 180 mila tonnellate di metanolo l’anno”. Leggi anche –Rifiuti, per la Regione gli inceneritori sono “l’unica strada”. Critiche di Legambiente Conti alla mano, gli impianti avrebbero una capacità complessiva di circa 950 mila tonnellate. Numeri che non convincono Trizzino. “La produzione di rifiuti indifferenziati sull’Isola, attualmente, è stimata tra le 800 e le 900 mila tonnellate l’anno”, dunque la capacità dei termoutilizzatori “si attesta sulle stesse quantità da inviare in discarica”. Quantità che il sistema sarebbe già in grado di gestire, fermo restando “il raggiungimento del 65 per cento di raccolta differenziata e considerati gli impianti in costruzione o in fase di ammodernamento”. Trizzino ricorda gli interventi in atto a Bellolampo, “con la costruzione della settima vasca”, ma anche alla discarica Sicula Trasporti di Lentini, “dove si valuta un possibile ampliamento”. Se i termoutilizzatori fossero realizzati – le tempistiche sono di circa sei anni – e non avessero rifiuti da trattare, “l’unica soluzione sarebbe importare i rifiuti da fuori, passando da un estremo all’altro”, osserva il deputato regionale. Leggi anche –Rifiuti, sull’inceneritore a Partinico no di Legambiente: “Non risolve l’emergenza” Sul tavolo non ci sono soltanto i due impianti promossi dalla Regione. Nei mesi scorsi la società Iperdue s.r.l. ha presentato un progetto per un impianto da 190 mila tonnellate a Partinico. “Non si tratta di un inceneritore, bensì di un impianto di pirolisi, che brucia i rifiuti in assenza di ossigeno e produce scarti liquidi e solidi”, spiega Trizzino. L’iter autorizzativo è in fase di conferenza dei servizi, ma la Commissione ambiente dell’Ars e il Comune di Partinico hanno dato parere negativo. “Il processo però va avanti, e salvo imprevisti verrà approvato”, spiega il deputato. L’impianto non sarebbe adatto alle esigenze del territorio, secondo il responsabile rifiuti di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo. “Partinico e i comuni limitrofi hanno una differenziata abbastanza alta, superiore al 75 per cento”, dice l’esperto. “Servirebbero impianti per il trattamento dell’umido e il biometano, non soluzioni vecchie come inceneritori e nuove discariche”.