“Sul Ponte sullo Stretto il governo la smetta con il tira e molla. Non si tratta di un capriccio, ma di un’opera strategica per la Sicilia, il Mediterraneo e l’intera Europa”. Marco Falcone, assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti della Regione siciliana, fa il punto con FocuSicilia sullo stato delle opere pubbliche sull’Isola. E parte dalle polemiche lanciate nelle scorse ore dal presidente della Regione Nello Musumeci, che aveva contestato il Piano nazionale di ripresa e resilienza, “scritto a Roma senza consultarci”. Per il governatore gli effetti del Piano sono tutti da verificare, soprattutto sulle infrastrutture. “Dicono che il treno Catania-Palermo sarà più veloce di un’ora? Lo dico chiaramente: non ci credo”. Il tema più caldo, però, resta il Ponte. Come conferma Falcone.
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La polemica con il ministro Giovannini
Nella versione definitiva del Pnrr consegnata a Bruxelles, che stanzia circa 82 miliardi di euro per investimenti nel Mezzogiorno, il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria non è presente. Nelle scorse settimane il dibattito si era riacceso con l’annuncio del ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini di un nuovo studio di fattibilità. Notizia accolta tiepidamente a Palazzo d’Orléans. “Ci dicano cosa intendono fare. I siciliani, i calabresi e le persone di buon senso chiedono chiarezza”, dice Falcone. Costruire il Ponte “è una necessità”, e rientra in una “strategia complessiva sul trasporto di passeggeri e merci”. Per quanto importante, tuttavia, l’opera da sola non basta. Senza interventi sulla mobilità interna, la Sicilia non potrà diventare “il centro logistico del Mediterraneo”, per usare le parole di Musumeci. Da parte sua, Falcone rivendica di aver fatto i compiti a casa.
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L’autostrada del Sud-Est
Uno dei fronti principali su cui il governo regionale si è speso, spiega Falcone, è quello delle autostrade. A cominciare dalla Siracusa-Gela, ribattezzata “Autostrada del Sud-Est” con l’apertura del primo tratto in provincia di Ragusa. “Abbiamo inaugurato i primi dieci chilometri da Rosolini a Ispica, e contiamo di aprirne altri dieci l’anno prossimo per arrivare fino a Modica”, dice l’assessore. “Successivamente, la Regione metterà in campo un finanziamento da 350 milioni per arrivare fino a Scicli”. Più complessa la road-map della Catania-Ragusa, storica incompiuta siciliana. “L’opera è ripartita dopo anni di assenza dello Stato, grazie alla nomina a commissario straordinario del presidente Musumeci e un finanziamento di 750 milioni di euro”.
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Il bando della Catania-Ragusa
Risorse importanti per una infrastruttura attesa da tempo. Il cronoprogramma della Regione, prosegue Falcone, prevede di mandare in gara i lavori entro fine anno. Con un bando studiato ad hoc per evitare ulteriori contrattempi. “Abbiamo voluto dividerlo in quattro lotti, in modo da evitare concentrazioni negli appalti in capo a poche aziende”, spiega l’assessore. Una mossa utile per scongiurare ritardi, ma anche che le imprese più grandi ricorrano a subappalti. “Vogliamo evitare che le ditte locali vengano strozzate”. A parte le autostrade, aggiunge Falcone, il governo regionale ha sbloccato anche altre opere stradali. “Soltanto per fare due esempi, il completamento della statale Libertinia, nel calatino, e la variante di circonvallazione Vittoria-Comiso, nel ragusano”.
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Gli interventi sulle ferrovie
Sul fronte ferroviario le difficoltà della Sicilia sono note. Falcone racconta il lavoro svolto. “Abbiamo mandato in gara e aggiudicato, dopo vent’anni d’attesa, la tratta Giampilieri-Fiumefreddo”. Una linea particolarmente importante, spiega l’assessore, “perché rappresenta il raddoppio ferroviario della Catania-Messina”. I lavori partiranno tra febbraio e marzo 2022. In generale, aggiunge, la regione ha deciso di implementare il trasporto comprando 22 treni elettrici, “di nuovissima generazione, per migliorare la qualità del servizio”. Secondo Falcone i dati premiano questa scelta. “Il numero dei passeggeri che scelgono le linee ferrate per spostarsi è aumentato negli ultimi anni, anche durante i mesi di pandemia. Una dimostrazione del gradimento del nostro servizio ferroviario”.
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Trasporti interconnessi tra loro
Un altro obiettivo era quello di mettere a sistema le diverse infrastrutture. Centrale, in questo senso, il ruolo dell’aeroporto di Catania, il più importante del Mezzogiorno, i cui numeri sono in ripresa dopo il crollo del 2020 dovuto alla pandemia. Un collegamento con il centro cittadino sarà offerto dalla Metropolitana. “Abbiamo sbloccato un finanziamento di 400 milioni di euro per il collegamento tra Piazza Stesicoro e Fontanarossa”. Per collegare lo scalo etneo con le altre province, invece, c’è la nuova stazione delle Ferrovie dello Stato. “I passeggeri provenienti da Messina, Enna, Siracusa e Caltagirone non dovranno più scendere a Catania centrale e poi prendere il taxi o il pullman per arrivare all’aeroporto”. Un modo per facilitare gli spostamenti e promuovere lo scalo, dice Falcone.
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Le nuove tratte della Metropolitana di Catania
Tornando alla Metropolitana di Catania, l’ultima stazione a essere inaugurata è stata quella di Cibali. L’assessore regionale conferma gli obiettivi per il futuro. “Da qui a breve inaugureremo la stazione di Nesima-Monte Po”. L’obiettivo è quello di collegare il centro cittadino con i paesi dell’hinterland etneo, a cominciare da Misterbianco e Paternò, uniti di fatto a Catania dal punto di vista urbano ma al momento raggiungibili soltanto in automobile. La Regione è pronta a fare la sua parte, ribadisce Falcone. “Soltanto nella provincia di Catania, abbiamo investito oltre un miliardo e 200 milioni, a cui vanno aggiunti circa 120 milioni per gli interventi sulle strade comunali e provinciali”.
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Gli investimenti sugli interporti
C’è poi il capitolo delle infrastrutture portuali. Falcone delinea gli impegni per il futuro. A cominciare dal rilancio della Sis, la Società interporti siciliani fondata nel 1995. “Questa società era un carrozzone, un ente fantasma. Dopo tanti anni siamo riusciti a mandare in gara la concessione del polo logistico da 170 mila metri quadrati, che sarà una grande opportunità per il retro porto di Catania”. Non solo. “Sempre a Catania, abbiamo quasi completato il polo intermodale, che permetterà lo scambio delle merci tra gomma e ferro”. Una struttura moderna ed efficace, conclude l’assessore, ma soprattutto “la dimostrazione che anche in Sicilia le cose si possono fare”.