Nel 2021 la popolazione della Sicilia è rimasta stabile, ma è diventata più anziana. I cittadini dell’Isola sono poco più di quattro milioni e 830 mila – con una diminuzione di appena 400 unità – mentre il tasso di anziani per bambino è salito da 4,5 a 4,6, e l’indice di anzianità da 163,4 a 167,6. Sono i dati dell’ultimo Censimento sulla popolazione residente e la dinamica demografica realizzato dall’Istat. Malgrado il peggioramento dei dati, la Sicilia resta una delle regioni più giovani d’Italia. L’indice di anzianità è più basso soltanto a Bolzano (129), in Campania (143,6) e Trentino Alto Adige (147), mentre le regioni più vecchie sono Molise (239,3), Sardegna (241,8) e Liguria (267,2). A livello nazionale, l’età media è cresciuta di tre anni rispetto al 2011, passando da 43 a 46 anni. “La Campania continua a essere la regione più giovane (età media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella più anziana (49,4, anni)”, scrive l’Istituto nazionale di statistica.

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Meno popolazione (anche) per il Covid
A livello nazionale il Paese perde circa 200 mila abitanti, con una popolazione che si ferma a poco più di 59 milioni. Per quanto riguarda le Isole, scrive ancora Istat, il calo “risulta minimo, con appena tremila unità in meno”, dato dovuto soprattutto alla Sardegna che perde 2.600 unità. La diminuzione interessa soprattutto altre aree del Paese, “il Centro Italia (meno 0,5 per cento), l’Italia settentrionale (meno 0,4 per cento sia per il Nord ovest che per il Nord est) e l’Italia meridionale (meno 0,2 per cento)”. Ancora elevato l’impatto del Covid sul numero dei morti. Secondo il censimento, infatti, “il totale dei decessi (701.346), sebbene in diminuzione rispetto all’anno precedente (quasi 39 mila in meno), rimane significativamente superiore alla media 2015-2019 (più 8,6 per cento)”. Il calo della popolazione, precisa Istat, non è dovuto solo ai decessi “ma è da attribuire in parte alla diminuzione della popolazione straniera”.

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Laureati, Sicilia in fondo alle classifiche
Il report analizza anche il tasso di istruzione. Per quanto riguarda il numero dei laureati, si segnala il buon risultato di Palermo e Catania, “che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali”. La Sicilia resta però tra le regioni con il tasso di lauree più basso, “al pari di Valle D’Aosta, Campania, Basilicata e Calabria”. A livello nazionale i laureati sono soprattutto al Centro (17 per cento) al Nord (15 per cento), al Sud (14 per cento) e nelle Isole (13 per cento). Il primato di laureati e dottori di ricerca spetta al Lazio (rispettivamente 19 per cento e 0,8 per cento), mentre il dato più basso è quello della Puglia (13 per cento e 0,3 per cento). In generale in Italia “diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall’11,2 per cento al 15 per cento) e dottori di ricerca (dallo 0,3 per cento allo 0,5 per cento)”.

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Stranieri, al Sud i più giovani
Per quanto riguarda gli stranieri, come accennato, il numero scende. In Sicilia calano da 186 mila a 184.500, una diminuzione di 1.500 unità. L’Isola, sottolinea Istat, è tra le Regioni con la popolazione straniera più giovane, insieme a Basilicata, Lombardia e Veneto. A livello nazionale, nel 2021 gli stranieri residenti in Italia sono poco più di cinque milioni e 30 mila, oltre 141 mila in meno rispetto all’anno precedente, con un’incidenza di 8,5 stranieri ogni cento censiti. “Nel Nord Italia si concentra il 59 per cento della popolazione straniera censita (due milioni 973 mila); in particolare è il Nord ovest, con oltre un terzo dei cittadini non italiani rilevati, l’area più attrattiva. Il Centro Italia accoglie il 25 per cento di stranieri rilevati (un milione 241 mila) e il Sud e le Isole, rispettivamente, l’11,6 per cento e il 4,6 per cento”. Quanto ai Paesi di provenienza, gli stranieri arrivano per la maggior parte da Europa (48 per cento), Africa e Asia (22,5 per cento) e America (sette per cento).