Italia “in ripresa”, ma “con più povertà”: lo scontro (apparente) tra Inps e Istat

Il2022per l’economia italiana “è stato unanno di ripresa” (parola diInps), ma allo stesso tempo lapovertà assoluta“mostra una maggiore diffusione rispetto al 2021” (parola diIstat). A poche ore di distanza, due dei più autorevoli enti italiani pubblicano due report apparentemente in contraddizione sullo stato del Paese. In effetti, si limitano a fotografaredue aspetti diversi di una stessa realtà.Ieri l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha parlato di crescita, sottolineando però che fa parte del rimbalzo “dopo il biennio caratterizzato dallericadute della pandemia“. A migliorare sono soprattutto “il livello della produzione nazionale e l’occupazione”, ma bisogna fare i conti con l’inflazione.Come denuncia oggi l’Istituto nazionale di statistica, infatti, “l’impatto è particolarmente elevato per lefamiglie meno abbienti“. Soprattutto per la fascia inpovertà assoluta,che nel 2022 è decisamente in crescita: conta “poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3 per cento del totale da 7,7 per cento nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7 per cento contro il 9,1 per cento)”. Leggi anche –Economia: consumatori pessimisti, redditi disuguali e rischio povertà Scendendo nei dettagli, Inps segnala “ladrastica riduzione, rispetto all’anno precedente, della spesa e delle ore autorizzate perCassa integrazione guadagninelle sue diverse tipologie, da circa sei miliardi di euro a circa un miliardo e da 989 milioni di ore a 145 milioni”. Numeri che dimostrano unmiglioramento della situazione generale, ma che non cancellano alcune difficoltà. L’Istituto nota per esempio “un incremento del ricorso allaNASpI(324 mila richieste accolte, pari a più 19 per cento)”, dovuto al fatto che “nel periodo precedente, come misura straordinaria correlata la pandemia, erano statibloccati i licenziamenti“. Con la fine della tutela, insomma, si è ripreso a mandare a casa i lavoratori, con ovvie conseguenze sui redditi. Inps denuncia inoltre “crescentidifficoltà nelrecupero dei crediti” dei contribuenti. “I crediti a bilancio nel 2022 ammontano a più di 123 milioni e mezzo, rispetto ai circa 117 milioni dell’anno precedente, di cui l’81,2 per cento consideratiinesigibili“. In altre parole, si dà per scontato dinon riuscire a recuperarli. Leggi anche –In Sicilia la povertà è in crescita. A soffrire soprattutto stranieri e giovani Segnali di una situazione non proprio rosea, confermata da Istat. Il metodo di calcolo della povertà assoluta, precisa l’Istituto, è stato aggiornato per essere più aderente alle singole realtà territoriali. Come di consueto,il Paese èspaccato a metà. “L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nelMezzogiorno(10,7 per cento, da 10,1 per cento del 2021), con un picco nelSud(11,2 per cento), seguita daNord-Est(7,9 per cento),Nord-Ovest(7,2 per cento) eCentro(6,4 per cento)”. Per quanto riguarda le famigliein difficoltà economica, ma non ancora sotto la soglia della povertà assoluta, “il 41,4 per cento risiede nelMezzogiorno(in lieve miglioramento rispetto al 41,7 per cento nel 2021) e il 42,9 per cento alNord(42,6 per cento nel 2021)”. La situazione è più grave per lefamiglie più numerose.“Raggiunge il 22,5 per cento tra quelle concinque e più componentie l’11 per cento tra quelle conquattro“. Al contempo, “segnali di peggioramento provengono dalle famiglie ditre componenti(8,2 per cento contro il 6,9 per cento dell’anno precedente)”. Leggi anche –Povertà educativa e Neet: il futuro di molti ragazzi in Italia è compromesso A fare le spese di questa situazione sonosoprattutto i più giovani.“Nel 2022, la povertà assoluta in Italia interessa quasi un milione 269 mila minori (13,4 per cento, rispetto al 9,7 per cento degli individui a livello nazionale)”. Quanto all’incidenza su base territoriale, “varia dall’11,5 per cento delCentroal 15,9 per cento delMezzogiorno“. L’Istituto nazionale di statistica valuta anche l’impatto dellemisure emergenzialimesse in campo, prima dalgoverno Draghie poi dalgoverno Meloni,per contrastare l’inflazione nelle sue varie forme, dai rincari dell’energia a quelli delle materie prime e degli imballaggi. La risposta è che hanno contribuito aevitare numeri ancora peggiori. “Ibonus socialiper l’energia e il gas – fortemente potenziati nel 2022 sia in termini di platea di beneficiari sia nell’importo – hanno contribuito a contenere lacrescita della povertà“, si legge nel report dell’Istat. Secondo le stime dell’Istituto, infatti, “hannoridotto l’incidenza di sette decimi di punto“.