Se si mantiene la tendenza attuale, “nel 2030 saranno circa 300 mila le siciliane e i siciliani con una pregressa diagnosi di tumore, pari a oltre il sei per cento della popolazione stimata” e la Sicilia deve prepararsi a “fronteggiare volumi crescenti di richieste di assistenza, rese di difficile gestione dalla coesistenza negli anziani di più patologie. Gli oncologi troveranno domani, più di oggi, sempre più casi e sempre di maggior complessità”. La previsione è contenuta nell’ultimo rapporto della Regione Siciliana sui tumori, che risale al 2020 e stima nel 2019 ben 27 mila nuovi casi, 12.700 decessi, 30 mila ricoveri annui e 250 mila cittadini con precedenti esperienze di tumore, circa il cinque per cento del totale. Il rapporto, l'”Atlante sanitario della Sicilia”, è la sintesi di tutto il lavoro proveniente dalla rete di cinque registri dei tumori (coordinati dal dipartimento per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute), che coprono ormai il cento per cento della popolazione con un’attività di sorveglianza assicurata in ogni Comune dell’Isola. La lettura che ne viene fuori è fatta di luci e ombre: da una parte prospettive incoraggianti con “l’incidenza e la mortalità per tumori in riduzione tra gli uomini, mortalità stabile tra le donne e sopravvivenza in crescita”. Dall’altro, processi demografici che vedono la Sicilia divenire sempre più anziana e quindi “aumento delle patologie legate all’invecchiamento, tra le quali i tumori”.

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I tumori più frequenti colpiscono prostata e mammella
Il database dei singoli Registri tumori della Sicilia (avviati in epoche diverse, primi tra tutti Ragusa e Siracusa) prende in considerazione anni di incidenza diversi e in totale registra 368.983 casi incidenti di tumori. Di questi, il 55,1 per cento sono uomini ed il 44,9 per cento donne. Tra il 1981 e il 2019 in Sicilia sono stati diagnosticati 121.632 nuovi casi di tumore, 97.140 tumori maligni (esclusa la cute), di cui 51.684 (53.2 per cento) tra gli uomini e 45.456 (46,8 per cento) fra le donne. Questi valori corrispondono ad una media annua di 25.353 diagnosi tumorali maligne, inclusa la vescica non maligna. “Escludendo le forme cutanee – si legge nel rapporto – le cinque sedi tumorali più frequentemente diagnosticate fra gli uomini sono: la prostata (in media 2.230 nuovi casi/anno, che, in termini d’incidenza proporzionale corrispondono al 17,3 per cento di tutti i tumori maligni esclusa la cute), il polmone (2.072 casi/ anno; 16 per cento), il colon-retto (1.85 casi/anno, 14,3 per cento), la vescica (1.793 casi/anno; 14 per cento) e i tumori del fegato e delle vie biliari (in media 487 casi/anno; 3,8 per cento). Tra le donne la sede tumorale di gran lunga più frequente è la mammella (con una media di 3.464 casi/anno, il 30,5 per cento) seguita dal colon-retto (1.576 casi/anno; 13,9 per cento), la tiroide (697 casi/ anno; 6,1 per cenot), infine l’utero e il polmone (con circa 590 casi/anno ciascuno, pari al 5,2 per cento)”.


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Il registro dei mesoteliomi aggiornato al 2021
Uno strumento ancora più aggiornato, in quanto contiene dati fino al 31 dicembre 2021, è il Report del Registro regionale siciliano dei mesoteliomi, istituito nel 1998 e affidato in gestione al Registro tumori di Ragusa. La malattia, altamente letale e che ha un lungo periodo di latenza, è associata con l’esposizione ad amianto ed è considerata un “evento sentinella”, che indica la presenza di aree produttive a rischio. Può essere riconducibile ad esposizioni a fibre di amianto nei decenni passati e “il trend d’incidenza, probabilmente, potrebbe essere ancora in salita nonostante gli interventi di rimozione dell’amianto”, si legge nel documento. Il Registro conta 1.998 casi tra residenti in Sicilia (altri 48 casi inviati alla verifica sono risultati non mesoteliomi). Sono 1.549 i mesoteliomi certi, 80 mesoteliomi probabili e 293 mesoteliomi possibili, oltre a 28 casi da definire. “Le province con il più alto tasso di incidenza sono quelle in cui sono più numerosi gli insediamenti industriali”, evidenzia il report. Particolarmente elevato il dato di mortalità del distretto di Adrano (Catania), comprendente Biancavilla, dove il tasso di incidenza è di 10 casi su 100 mila abitanti/anno, sia per i maschi che per le femmine, a causa della presenza naturale della fluoroedenite. Il tasso regionale è invece di 1,12/100mila/anno. I tassi grezzi di incidenza media annuale si impennano anche nel caso dei Siti di interesse nazionale di Gela, Milazzo, Augusta-Priolo.



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Prevenzione e Rete oncologica siciliana
“Lavorare per ridurre il volume delle richieste” è l’esortazione conclusiva dell’Atlante sanitario della Regione, insieme ad “assicurare l’accesso ai migliori protocolli terapeutici, che oggi danno speranza a condizioni che in passato erano rapidamente letali”. In questo senso è già attiva la Reos, Rete oncologica siciliana, con protocolli specifici già operativi per cinque tipologie di tumori tra quelli con maggiore incidenza tra la popolazione e rispettivi centri specialistici organizzati per seguire il paziente, passo dopo passo, con il percorso terapeutico più indicato. In ogni caso resta fondamentale il ruolo della prevenzione. Lo stesso Atlante richiama all’importanza di partecipare agli screening oncologici e di “abbandonare abitudini dannose come fumo e alcol, acquisire comportamenti virtuosi (ad esempio, contrastare l’obesità, fare attività fisica, mangiare alimenti salutari, come legumi, frutta e verdura)” e rinvia alle indicazioni del Codice europeo contro il cancro, dove sono elencate le 12 azioni più importanti per ridurre il rischio, che dovrebbero entrare nella quotidianità di ciascuno.