L’esercito dei makers al servizio della sanità

C’è voluto un po’ di tempo ma adesso è ben evidente a tutti che il problema maggiore causato dal contagio da Covid-19 consiste nella disponibilità delle risorse sanitarie.Con risorse si intendono in prima battuta medici, tecnici clinici e posti letto in reparti di terapia intensiva nelle varie strutture ospedaliere, ma a scarseggiare sono anche alcuni dispositivi medici (come mascherine, ventilatori e valvole venturi). I pochi fornitori non riescono a far fronte alla crescente e improvvisa richiesta e, in queste circostanze in cui la disponibilità o l’irreperibilità di una valvola può fare la differenza tra il salvataggio o meno di una vita, ecco che chi ha possibilità di realizzarle mette a disposizione i propri mezzi e le proprie competenze per aiutare le strutture che ne hanno bisogno. Stiamo parlando deimakers, che in tutto il mondo si sono organizzati costituendo
veri e propri gruppi di coordinamento per raccogliere le esigenze delle
strutture che necessitano dispositivi e parti di consumo per realizzarle in
casa e recapitarle. L’idea di fondo della filosofia dei makers è la
distribuzione dello sforzo di produrre oggetti di consumo direttamente a casa
per venire incontro alle difficoltà della produzione di scala per cui oggetti
molto utili a poche persone potrebbero non essere presi in considerazione dalla
grande distribuzione. I makers si ingegnano, realizzano modelli tridimensionali
degli oggetti da “stampare” con varie tecniche e realizzano i pezzi in tirature
ovviamente limitate. Un esempio è la lodevole iniziativa
dell’ingegnere italiano Cristian Fracassi che ha trovato il modo di stampare in
3d delle copie delle valvole che scarseggiano sul mercato e di convertire una
comune e disponibile maschera da snorkeling, a inventario per Decathlon, in un
respiratore che può essere collegato direttamente alla presa ossigeno a muro.
Il dispositivo così ottenuto non è considerabile un vero e proprio dispositivo
medico a causa delle mancate certificazioni, ma è utile a far fronte ad una
grande richiesta in reparti pre-intensivi come il triage. La stessa catena di
articoli sportivi ha aderito donando un cospicuo numero di maschere per essere
convertite in respiratori. Alcune case produttrici di dispositivi medici
ufficiali hanno riconosciuto il potenziale impatto dell’azione dei makers e
hanno cominciato a distribuire i modelli di alcuni prodotti per agevolarne la diffusione
nella community internazionale. Un esempio è Medtronic che distribuiscei modelli tridimensionalidei propri
respiratori, utilizzabili per la stampa in 3D. I gruppi di coordinamento si sono poi
concentrati a livello regionale. Carmen
Russo di Fablab Catania, già impegnata in progetti opensource per la
realizzazione dimascherine in materiale TNT, ci informa che
per la Sicilia l’unione dei Fablab
siciliani in collaborazione con il gruppo Facebook Makers siciliani sta “attivando tutte
le risorse disponibili per offrire supporto ai medici per il reperimento di
alcune componenti che sono irreperibili sul mercato”. Ilcomunicato ufficiale di FabLab Cataniariporta le istruzioni da seguire da parte degli aspiranti makers o da parte delle strutture sanitarie per offrire o ricevere aiuto compilando dei form online: