Dati preliminari, stime, ma che segnano già un ulteriore peggioramento nel potere di acquisto degli italiani. Secondo Istat nel mese di ottobre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,5 per cento su base mensile e dell’11,9 per cento su base annua (da più 8,9 per cento del mese precedente).
I valori più alti dal giugno 1983
Ancora una volta a pesare in questa ennesima accelerazione dei rincari sono soprattutto i prezzi dei beni energetici, la cui crescita rispetto agli stessi mesi del 2021 passa dal più 44,5 per cento di settembre al più 73,2 per cento di ottobre. Aumentano anche i prezzi dei beni alimentari (da più 11,4 per cento a più 13,1 per cento), mentre gli altri beni di consumo passano dal più 4 al più 4,5 per cento di ottobre. Rallentano invece i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da più 5,7 di settembre a più 5,1 per cento). Una situazione che viene così commentata da Istat ” È necessario risalire a giugno 1983, quando registrarono una variazione tendenziale del più 13 per cento, per trovare una crescita dei prezzi del ‘carrello della spesa’ su base annua, superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 per un tendenziale dell’indice generale NIC pari a più 11,9 per cento.
Catania e Palermo verso valori ancora superiori
L’aggiornamento Istat sui prezzi dei beni al consumo, prodotto mensilmente, dà quindi un quadro ancora peggiorato rispetto a settembre. Nel precedente rapporto Istat, oltre ai dati nazionali, forniva anche un quadro per le macroaree del Paese, conin particolare le Isole, Sicilia e Sardegna, in accelerazione da più 9,8 per cento a più 10,2. Dati che erano influenzati in particolare dai valori record di Catania (inflazione al più 11,0 per cento), e subito dopo Palermo (più 10,8 per cento, come Bolzano). Considerato l’aumento congiunturale del 3,5 per cento su settembre dei prezzi medi, è quindi facile dedurre come nelle due principali città siciliane si possa attendere, nei dati definitivi di ottobre, una inflazione che potrebbe sfiorare il 15 per cento. Una situazione da “allarme” su eventuali speculazioni già lanciata in queste settimane da sindacati e associazioni datoriali.