C’era una volta il “massimo ribasso”, che consentiva alle aziende di partecipare ai bandi pubblici con offerte inferiori anche del 50 per cento rispetto al valore delle gare. In seguito a varie modifiche al Codice degli appalti – “aggiornato” l’ultima volta il primo maggio 2022 – le cose sono cambiate. In Sicilia, secondo gli ultimi dati diffusi da Ance, relativi al periodo 2020-2021, il ribasso medio sfiora il 24 per cento. I criteri utilizzati dalle Commissioni di gara per aggiudicare le gare sono due: “minor prezzo” e “offerta economicamente più vantaggiosa” (Oepv), stabiliti attraverso precisi calcoli matematici. A prevalere, secondo i dati dei costruttori, è il primo. Su 1.049 gare aggiudicate nell’Isola al 31 ottobre 2021, il 92 per cento è stato aggiudicato con il criterio del minor prezzo. Il valore complessivo è di tre miliardi e 975 milioni, mentre quello degli appalti aggiudicati si ferma a due miliardi e 476 milioni. Mancano all’appello gare per quasi un miliardo e mezzo di euro (il 37 per cento del totale), ma va considerato che i dati si riferiscono a un periodo ancora molto condizionato dalla pandemia da Covid-19, che ha inciso profondamente anche sui lavori pubblici.
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La soglia comunitaria
Il Codice degli appalti definisce anzitutto, all’articolo 35, le “soglie rilevanza comunitaria”, oltre le quali le gare devono essere pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Nel dettaglio, si parla di cinque milioni e 382 mila euro “per gli appalti pubblici di lavori e per le concessioni”; di 140 mila euro “per gli appalti pubblici di forniture, di servizi e per i concorsi pubblici di progettazione”; di 215 mila euro “per gli appalti pubblici di forniture, di servizi e per i concorsi pubblici di progettazione aggiudicati da amministrazioni sub-centrali”; di 750 mila euro “per gli appalti di servizi sociali e di altri servizi specifici”. Al di sotto di queste soglie, e con alcune eccezioni precisate negli allegati al Codice, la pubblicità delle gare è soltanto nazionale, attraverso la Gazzetta ufficiale, ma le imprese straniere interessate possono ugualmente partecipare
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Urega, le soglie siciliane
Per quanto riguarda la Regione siciliana, nella gestione delle gare sopra i due milioni di euro entra in gioco l’Urega, Ufficio regionale per l’espletamento di gare d’appalto. La sua competenza riguarda esclusivamente i lavori pubblici e non i servizi, con l’esclusione di quelli relativi ai rifiuti gestiti dalle Srr. Gli enti, precisa la legge istitutiva del 2011, possono avvalersi dell’Ufficio indipendentemente dall’importo, “sulla base di richiesta motivata”. La stessa legge chiarisce anche i criteri di aggiudicazione delle gare. Le stazioni appaltanti devono ricorrere al minor prezzo “quando l’oggetto del contratto non sia caratterizzato da un particolare valore tecnologico o si svolga secondo procedure largamente standardizzate”. Il criterio della Oepv invece va seguito nel caso in cui “le caratteristiche oggettive dell’appalto inducano a ritenere prevalenti, ai fini dell’aggiudicazione, uno o più aspetti qualitativi, quali, ad esempio, l’organizzazione del lavoro, le caratteristiche tecniche dei materiali, l’impatto ambientale, la metodologia utilizzata”. Gli enti, chiarisce infine la legge regionale, “utilizzano il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per gli appalti di valore superiore alla soglia comunitaria”.
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I criteri di aggiudicazione
Venendo al calcolo del “minor prezzo”, l’articolo 97 del Codice degli appalti prevede un meccanismo di controllo delle offerte “anomale”, che è la vera differenza rispetto al massimo ribasso di cui sopra. Le offerte troppo basse vengono infatti escluse dalla gara, secondo un calcolo matematico piuttosto complesso inserito nella normativa, per evitare che l’appalto possa essere “inquinato”. Quanto all’offerta economicamente più vantaggiosa, l’articolo 95 del Codice prevede che sia individuata “sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo”, nonché valutata “sulla base di criteri oggettivi, quali gli aspetti qualitativi, ambientali o sociali, connessi all’oggetto dell’appalto”. Anche nel caso della Oepv, la legge prevede dei meccanismi di controllo delle offerte anomale. Come detto, tuttavia, questa tipologia di assegnazione risulta del tutto minoritaria in Sicilia.
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Le gare appaltate nell’Isola
Per quanto riguarda le gare a procedura aperta, alle quali può partecipare qualsiasi operatore economico in possesso dei requisiti di legge, sono 651 quelle aggiudicate nell’Isola. Di queste, ben 593 hanno seguito il criterio del minor prezzo, e soltanto 58 quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Quanto alle gare a procedura negoziata, in cui la stazione appaltante negozia direttamente con gli operatori economici prescelti le condizioni, sono 311 quelle aggiudicate. Anche in questo caso prevale di gran lunga il criterio del minor prezzo (301) rispetto alla Oepv. Ci sono poi alcune particolari tipologie di gara, che in Sicilia sono piuttosto rare. È il caso della procedura ristretta, in cui gli operatori economici che presentano domanda di partecipazione sono sottoposti a una selezione qualitativa preliminare, per poi ricevere una lettera d’invito. Le gare di questo tipo sono soltanto sei, di cui cinque affidate con il criterio del minor prezzo e soltanto una con quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Altre cinque gare, infine, sono state affidate tramite cottimo fiduciario e trattativa privata, tutte con il criterio del minor prezzo.
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La situazione delle province
Guardando alle singole province, quella più ricca sul fronte degli appalti è Catania, con gare aggiudicate per oltre 231 milioni di euro. Di questi, 171 milioni di euro sono stati affidati ad aziende con sede fuori provincia, mentre 60 milioni ad aziende del territorio etneo. Seguono Agrigento (149 milioni, di cui 131 ad aziende fuori provincia), Messina (141 milioni, di cui 96 fuori provincia), Palermo (83 milioni, di cui 40 fuori provincia), Caltanissetta (78 milioni, di cui ben 71 fuori provincia). Gli importi sono decisamente minori nelle province di Enna (31 milioni, di cui ben 28 fuori provincia), Ragusa (25 milioni, di cui ben 22 fuori provincia) e Trapani (24 milioni, di cui 13 fuori provincia). Secondo lo studio Ance, quasi il 13 per cento degli appalti siciliani sono stati affidate ad aziende con sede fuori dalla Regione. Queste ultime assorbono però oltre il 68 per cento del valore complessivo delle gare, che come detto sfiora i 2,5 miliardi. Conti alla mano, si tratta di quasi 1,7 miliardi.