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Moda, Catania perde il 70%. E la zona rossa “sarà la mazzata finale”

L'area metropolitana etnea ha perso più di tutta la Sicilia. Un dato allarmante per Confesercenti, che si unisce agli scarsi risultati dei saldi e alla preoccupazione per il nuovo lockdown

Un inizio 2021 nerissimo. Nel settore della moda, abbigliamento e calzature, la Sicilia ha avuto una perdita di incassi superiore al 50 per cento rispetto allo scorso anno nella prima settimana di saldi. Lo ha comunicato nei giorni scorsi da Confesercenti Sicilia. Ma nel dettaglio regionale è la provincia di Catania ad emergere in negativo: dall’inizio dell’emergenza Covid si è perso circa il 70 per cento, “con la stragrande maggioranza delle imprese dell’area metropolitana etnea che non sono riuscite a risalire la china neppure con l’incentivo degli sconti”. A dichiararlo è Claudio Miceli, presidente di Confesercenti dell’area metropolitana, nella veste anche di commerciante di abbigliamento. E il nuovo lockdown di questi giorni “sarà la mazzata finale”

A Catania perdita del 70 per cento

La perdita che complessivamente si aggira intorno al 70 per cento del fatturato, e si trascina “dietro i cospicui investimenti effettuati almeno 6-8 mesi prima dello scoppio della pandemia e cioè a settembre-ottobre del 2019”. Investimenti che non potranno essere coperti neppure nel corso dell’anno appena entrato. E se tutto va bene, prosegue Miceli “riusciremo a rivedere la luce ad aprile del 2022, ma sempre che le imprese abbiano nel frattempo le spalle larghe per far fronte agli impegni assunti”. A monte della crisi, un settore che vive di stagionalità. “Non solo effettuiamo gli acquisti con molto anticipo per riempire il magazzino rispetto ad altre categorie merceologiche, ma le nostre vendite sono legate alle stagioni, l’autunno-inverno e, soprattutto, la primavera-estate, dove, peraltro, si concentrano le cerimonie come matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, lauree ed eventi, che rappresentano la boccata di ossigeno per le nostre casse”, ha spiegato il presidente di Confesercenti dell’area metropolitana di Catania. 

Il nuovo lockdown: “La mazzata finale”

L’invenduto è “oltre il 70 per cento, e su questo le aziende madri non vogliono sentir ragioni”, prosegue il presidente della Fismo (Federazione italiana settore moda) di Confesercenti, Francesco Musumeci. E, come già sottolineato dal presidente regionale Vittorio Messina, si tratta di  un dato preoccupante. “Il nuovo lockdown appena entrato, costituirà la mazzata finale per un settore che fino ad oggi non è stato tenuto nella giusta considerazione in fatto di ristori”, spiega Musumeci. Secondo il direttore di  Confesercenti Catania Francesco Costantino “molti soci sentono la preoccupazione di dovere adottare misure aziendali drastiche come la riduzione del personale o addirittura la chiusura di punti vendita”. Nel sondaggio regionale “il 12 per cento di commercianti ha dichiarato di aver già chiuso un ramo d’azienda”.  

Le richieste alla Regione

“É più che mai urgente che la Regione faccia sentire la propria voce con maggiore peso nei confronti del Governo nazionale”, ribadisce il presidente Miceli. Tra le misure invocate, la rottamazione della scorte in magazzino nella misura della differenza tra l’invenduto del 2019 e quello del 2020, che si aggiungerebbe ad altri interventi, come il credito di imposta al 40 per cento, la riduzione almeno al 30 per cento della soglia di calo del fatturato (oggi al 50 per cento). Misure che consentirebbero anche la riduzione dell’affitto. Inoltre secondo Miceli “serve la sospensione delle tasse locali, l’abbattimento del costo del lavoro e complessivamente una riduzione della pressione fiscale”. 

Gennarino: “Non siamo sereni”

“Siamo molto preoccupati sia come cittadini che come imprenditori, e smarriti di fronte una pandemia che ha colpito tutto il globo. Non possiamo essere sereni nelle nostre attività, abbiamo bisogno di aiuti”, aggiunge Mariella Gennarino, stilista e componente del Coordinamento Donne della Confesercenti etnea. “Noi non chiediamo soldi, ma una maggiore liquidità per poter far fronte alle spese e per poter garantire anche i nostri dipendenti, ai quali la cassa integrazione deve essere garantita in maniera puntuale”, prosegue Miceli. Il settore del resto “rappresenta l’1,5 per cento del Pil nazionale, oltre ad essere il fiore all’occhiello dell’Italia che piace all’estero. Ognuno faccia la propria parte, bisogna unire le forze”, conclude Miceli. 

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Business, Lavoro, Ambiente, Legalità e Sicurezza. FocuSicilia ha l'obiettivo di raccontare i numeri dell'isola più grande del Mediterraneo. Valorizzare il meglio e denunciare il peggio, la Sicilia dei successi e degli insuccessi. Un quotidiano che crede nello sviluppo sostenibile di una terra dalle grandi potenzialità, senza nasconderne i problemi.

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