In Sicilia si contano 50 morti sul lavoro nel 2022 e questo dato porta l’Isola dalla “zona gialla” del 2021 alla “zona arancione”, quella con una gravita maggiore in base all’incidenza dei casi in rapporto alla popolazione lavorativa. I dati sono dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre, che ha studiato l’emergenza in base al rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia. Se ne ricava un indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia alla fine del 2022 è di 35 decessi ogni milione di occupati e in Sicilia supera il 38. Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’Osservatorio Vega definisce mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a colori.

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Sei regioni finiscono in zona arancione
A finire in zona rossa alla fine del 2022, con un’incidenza superiore a +25 per cento rispetto alla media nazionale (L’Im, indice di incidenza medio, è pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Marche, Umbria e Campania. In zona arancione: Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Toscana e Veneto. In zona gialla, cioè sotto la media nazionale: Liguria, Abruzzo, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Lombardia e Sardegna. In zona bianca, ossia la zona in cui l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, troviamo Friuli-Venezia Giulia. Il bilancio di fine anno delle vittime sul lavoro in Italia vede 1.090 lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud, con una media di oltre 90 vittime al mese, oltre 20 decessi alla settimana e di almeno tre infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere, cresciuti del 21 per cento rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working.

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Finito il Covid, crescono gli infortuni mortali
“Nel periodo gennaio-dicembre 2021 – scrive l’Osservatorio Vega – invece, i decessi totali erano 1.221 e, quindi, potremmo pensare a una riduzione della mortalità (-10,7 per cento). Ma il decremento è solo apparente. Infatti, ricordiamo che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). Nel 2021, invece costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1221). Ciò significa che gli infortuni mortali ‘non Covid’ sono cresciuti del +17 per cento, passando dai 927 di fine dicembre 2021 ai 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che passata l’emergenza Covid, rimane ancora purtroppo quella tragica dell’insicurezza sul lavoro”.

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Enna al primo posto, chiude Ragusa
Nella classifica nazionale delle province, la prima siciliana in elenco è Enna, all’undicesimo posto con un incidenza del 65,8 per cento: anche se ci sono stati ‘solo’ tre casi, rapportati alla popolazione degli occupati fanno svettare il territorio. A seguire Siracusa, al 21 esimo posto, Catania al 26 esimo, Caltanissetta al 31 esimo, Trapani al 36 esimo, Palermo al 57 esimo, Messina al 59 esimo, Agrigento al 64 esimo e Ragusa che chiude la classifica delle siciliane, al 92 esimo posto, con un caso. La maggior parte degli incidenti si riscontra tra i lavoratori più anziani: l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (303 su un totale di 790). L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 17,1), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale 25,7 mortali ogni milione di occupati.