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Vino siciliano, sempre più apprezzato all’estero. Vendite in crescita del 25%

La produzione vinicola siciliana è apprezzata nel mondo per la grande qualità e i prezzi contenuti. Una formula messa in discussione dall'aumento dei costi di produzione dovuto alla crisi internazionale. Il commento del presidente di Assovini Sicilia De La Gatinais

Il vino siciliano piace all’estero, ma è minacciato dalla crisi, in particolare dal caro energia e dalla mancanza di materie prime. Secondo Istat, da gennaio a settembre 2022 le esportazioni hanno superato i 130 milioni di euro, un dato più alto rispetto allo stesso periodo del 2021, quando le vendite si erano fermate a 104 milioni, toccando 140 milioni nell’intero anno. La Sicilia cresce del 25,4 per cento, miglior risultato dopo quello di Molise (62,5 per cento), Friuli Venezia Giulia (più 44 per cento) e Marche (più 33 per cento). La crescita del settore è confermata dall’ultimo rapporto Nomisma sul vino italiano, che parla di un 2022 “in chiaroscuro”, con un “nuovo record” di esportazioni, che raggiungono gli otto miliardi, ma al contempo “criticità in grado di minarne le prospettive future”. Fa meglio di noi la Francia (12,5 miliardi), mentre resta ben distanziata la Spagna (tre miliardi). In termini assoluti il vino siciliano rappresenta una fetta limitata del comparto nazionale. Nel 2021, ultimo anno per cui Istat fornisce numeri definitivi, ha rappresentato il due per cento delle esportazioni italiane, che hanno superato i sette miliardi, a pari merito con il Friuli e alle spalle di Veneto (34,9 per cento), Piemonte, (17 per cento), Toscana (15,8 per cento), Trentino (8,6 per cento), Emilia Romagna (5,8 per cento), Lombardia (4,1 per cento), Abruzzo (2,9 per cento) e Puglia (2,6 per cento).

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Germania in testa, sorpresa Giappone

A scendere nel dettaglio delle esportazioni dalla Sicilia è l’Osservatorio dell’Unione italiana vini, che dà conto delle vendite di vini “fermi” Dop, Denominazione di origine protetta, che a livello internazionale racchiude i disciplinari Doc, Denominazione di origine controllata, e Docg, Denominazione di origine controllata e garantita. Escluse dunque le etichette Igp, Indicazione geografica tipica, che non mancano nell’Isola. Secondo l’Osservatorio, le esportazioni del 2022 hanno sfiorato i 96 milioni di euro, e sono dovute principalmente ai rossi (64 milioni) e in misura minore ai bianchi (32 milioni). L’acquirente maggiore è la Germania, con 23,7 milioni di euro, seguita da Stati Uniti (17,2 milioni), Regno Unito (sette milioni) e Svizzera (5,8 milioni). Nelle prime dieci posizioni rientra anche il Giappone, Paese in cui le importazioni di vino siciliano risultano in crescita, con 4,3 milioni di acquisti tra rossi e bianchi. Quanto alla Russia, a causa delle sanzioni introdotte negli anni e appesantite con la guerra con l’Ucraina, non raggiunge i tre milioni.

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Dall’entusiasmo post Covid alla crisi Ucraina

Per le aziende vinicole siciliane le esportazioni rappresentano una fetta fondamentale del fatturato. A spiegare in che misura è Laurent De la Gatinais, titolare della cantina Rapitalà e presidente di Assovini Sicilia, associazione che raccoglie 90 produttori distribuiti in tutta l’Isola. “Le vendite all’estero rappresentano oltre il 50 per cento del fatturato delle nostre aziende, e per quanto riguarda la mia azienda saliamo all’80 per cento”, spiega De La Gatinais. Il presidente guarda con prudenza alle stime ufficiali. “Dipendono dal metodo di calcolo e dai codici Ateco considerati, che spesso non sono aggiornati”. Il 2022, prosegue, ha avuto fasi alterne. “In un primo momento le cose sono andate molto bene, si è respirato un vero e proprio entusiasmo dopo il periodo difficile della pandemia. Con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’esplosione della crisi internazionale, naturalmente, c’è stata una frenata”. A pesare sono stati soprattutto “i rincari energetici e la scarsità delle materie prime”, in particolare “vetro, carta e cartone, essenziali per la nostra filiera”.

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Competitività a rischio con il caro energia

Circostanze che hanno portato a un aumento considerevole dei costi di produzione. “Per quanto riguarda la mia azienda, le spese energetiche sono passate dai 150 mila euro del 2021 a oltre 350 mila euro del 2022. Un paradosso, visto che abbiamo consumato il 12 per cento di energia in meno”, dice De La Gatinais. Da tenere in considerazione anche gli aumenti del gasolio agricolo, “anch’esso più che raddoppiato, anche a causa di speculazioni che si sono verificate sui mercati”. Numeri che hanno costretto molti produttori “ad aumentare il prezzo di vendita”, visto che i vini siciliani hanno un prezzo medio inferiore rispetto a quelli italiani “e quindi un margine di guadagno inferiore che può essere facilmente eroso”. Per il futuro l’auspicio è che la situazione possa normalizzarsi. “Il vino siciliano è apprezzato all’estero perché offre grande qualità a prezzi competitivi. Speriamo di essere messi in condizione di mantenere questa competitività”, conclude il presidente di Assovini Sicilia.

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Valerio Musumeci
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci (Catania, 1992), è giornalista e scrittore. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico "Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima", Circolo Poudhron, con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume "L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino", con prefazione dell'economista Nino Galloni. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Agata rubata", Bonfirraro Editore.

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