Musumeci rilancia. Il presidente della Regione conferma il suo invito, rivolto ai cittadini delle zone contagiate, a “rimandare il viaggio in Sicilia”. Accusa però di “speculazione” chi lo accusa di aver penalizzato un turismo già sotto pressione. Musumeci si è detto consapevole della valanga di disdette arrivate alle strutture dell’isola. Ma, ha spiegato, “la prudenza di oggi ci permetterà di andare all’incasso tra qualche mese”.
Obiettivo alta stagione
La versione di Musumeci è quindi quella del male minore. “Siamo in bassa stagione, a febbraio. Il problema non è se non arrivano oggi 10 mila turisti. Ma se arrivano da zone contagiate e determinano una contaminazione, noi abbiamo perso la stagione turistica per tutto l’anno, perché la Sicilia non sarebbe più una regione sicura”. Il governatore si accende, batte i pugni sulla scrivania e ripete lo stesso concetto in toni meno istituzionali: “Se ci scappa il morto, ce ne possiamo andare tutti”.
Le accuse al governo Conte
Musumeci ha rivendicato le decisioni della giunta, che (con l’eccezione di Palermo) “non ha chiuso le scuole per non dare un segnale negativo” e perché “non avrebbe risolto il problema del contagio”. A confermarlo c’è l’apertura dei musei regionali nella prima domenica di marzo. La pressione a serrare scuole e luoghi pubblici, ha affermato il presidente, è stata forte ma “dobbiamo seguire quello che ci dicono le autorità sanitarie e non gli amici che ci mandano un sms”. Musumeci spera che “tra due tre settimane questo fenomeno sia un ricordo”. Se difende le proprie scelte, il governatore ha duramente criticato il governo centrale, colpevole – a detta del presidente – di controlli troppo blandi e della “disastrosa” decisione di bloccare i voli che collegano Italia e Cina. “Nei prossimi giorni – ha concluso Musumeci — vorrò incontrare il ministro dell’Economia per capire cosa farà per le imprese e cosa potranno fare gli istituti di credito”.