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Olio, in Sicilia produzione in calo. “Seri danni dai cambiamenti climatici”

Segno meno anche quest'anno per la produzione di olive nell'isola. Ondate di calore prolungate, temperature estreme e siccità costituiscono una minaccia anche per la qualità dell'olio extravergine. I produttori resistono e si esprimono ancora su livelli di eccellenza

“Ci aspettiamo un calo della produzione olivicole del 15 per cento circa. La forte siccità e le prolungate ondate di calore hanno messo in crisi gli uliveti, e dove non c’è irrigazione le olive sono raggrinzite”. Previsioni poco positive quelle fatte da Giosuè Catania, presidente della società cooperativa Apo che raggruppa circa 1.400 produttori nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa. Catania dunque stima in “circa 27 o 28 mila tonnellate la produzione totale della campagna olivicola in Sicilia, quindi sui livelli del del 2020″. Il problema è che già l’anno scorso la produzione era stata inferiore del 17 per cento rispetto al 2019, che a sua volta non era stata certo una grande annata”.

Sicilia terza regione in Italia

L’isola resta al terzo posto in Italia per raccolta di olive, con circa l’11 per cento del totale (la Puglia è prima in classifica, seguita dalla Calabria), ma da alcuni anni la produzione è drasticamente calata: “siamo molto lontani dalle 35 mila tonnellate di media quadriennale di alcuni anni fa”. La tendenza al calo si è registrata in tutta Italia, e le cause vanno cercate “nei cambiamenti climatici, nella scarsità di investimenti nella coltivazione dell’ulivo e nella mancata raccolta dei frutti per gli alti costi che comporta in certe zone difficili o marginali, portando all’abbandono”.

Importiamo ed esportiamo

Con questa produzione la Sicilia è una regione importatrice di olio extra vergine dall’estero, ma anche regione esportatrice all’estero. Lo stesso fenomeno apparentemente paradossale, avviene per l’Italia, che detiene una quota del 15 per cento dell’export mondiale (la Spagna è al 40 per cento), ma è la prima nazione importatrice con circa un terzo del mercato globale. Negli ultimi anni l’Italia ha prodotto circa 350 mila tonnellate di olio, non sufficienti all’autoconsumo, calcolato in 588 mila tonnellate, ne ha importato 580 mila tonnellate e ne ha esportato 360 mila. Il paradosso è spiegato dal fatto che in Italia si punta sempre più sulla qualità, sul biologico e sulle denominazioni Dop e Igp.

Dop, Igp e bio

Queste tipologie di olio extravergine di oliva sono molto richieste all’estero, e costituiscono prodotti di eccellenza ben remunerati. Inoltre il brand “Italia” è apprezzato nel mondo, quindi olii evo provenienti dal nostro Paese vengono comunque percepiti come “di qualità”. Gli olii importati per altro sono largamente consumati anche dagli italiani, come dimostra la grande presenza nei supermercati di bottiglie a basso costo contenenti miscele d’olio proveniente da Paesi Ue ed extra Ue. Queste miscele sono prodotte e commercializzate anche da grandi e celebri marchi italiani. A difesa del consumatore, da alcuni in Italia è obbligatorio scrivere in etichetta la provenienza della materia prima. In sostanza, sul mercato italiano troviamo bottiglie con olio nazionale (più care) o con miscele di olii importati (a prezzo di solito più basso). Lo stesso succede per il mercato estero, dove le aziende con marchio italiano esportano sia olii di alta qualità con materia prima nazionale (anche bio, Dop e Igp), sia miscele di olii prodotti con materia prima importata.

La qualità va fuori dall’isola

La tendenza nazionale è presente anche in Sicilia. Sull’isola (dati 2020 forniti da Apo), la superfice coltivata a ulivi è pari a 159 mila ettari, di cui quasi il 20 per cento in regime biologico, ed esistono sei Dop (Monti Iblei, Monte Etna, Valdemone, Val di Mazara, Valle del Belice, Valli trapanesi) e una Igp (Sicilia). Le piante sono 21 milioni e le cultivar autoctone 54. Dop e Igp rappresentano quasi il 10 per cento della produzione. Il fatturato annuo medio (base 34 mila tonnellate di prodotto) ammonta a circa 240 milioni di euro, ma naturalmente il calo della produzione si ripercuote su questo dato. Quest’anno è previsto un “fatturato intorno ai 150 milioni”. Nell’isola mediamente il 60 per cento della produzione serve per il mercato regionale e per l’autoconsumo, il 30 per cento viene esportato sul mercato nazionale e il 10 per cento, costituito in buona parte da bio, Dop e Igp, finisce sui mercati esteri. Anche quest’anno quindi la Sicilia dovrà ricorrere alle importazioni per soddisfare i bisogni di mercato.

Allarme caldo e siccità

Nel corso di un evento organizzato insieme a Slow Food a Milo nell’ambito di ViniMilo 2021 (di cui FocuSicilia è media partner), il presidente dell’Apo ha anche sottolineato la “forte dipendenza dall’estero anche per le olive da tavola. L’Italia importa da Spagna e Grecia l’85 per cento del fabbisogno annuo”. Catania ha anche svelato come i cambiamenti climatici stanno mettendo in allarme anche gli operatori stranieri: “Nei giorni in cui abbiamo avuto 48 gradi in Sicilia mi ha chiamato una tv americana per chiedermi se queste condizioni estreme potevano danneggiare la produzione agroalimentare siciliana e di olio in particolare, di cui loro sono grandi importatori”.

Minacce e crescita delle eccellenze

Il problema è reale, perché, ha spiegato l’agronomo Ercole Aloe, Capo panel tecnico di Apo, il riscaldamento globale provoca nell’olio una diminuzione dei polifenoli e del sentore di fruttato. Per ora però gli olii evo siciliani e dell’Etna continuano a essere eccellenti, come dimostrano i tanti premi ottenuti nei vari concorsi internazionali. La dimostrazione, con degustazione, c’è stata anche a Milo, dove sono stati presentati quattro diversi olii della zona dell’Etna e dintorni premiati da Slow Food inseriti nella pubblicazione dell’organizzazione sugli olii di eccellenza in Italia. Nella guida, basata su criteri di qualità molto stringenti illustrati dalla fiduciaria della condotta Slow Food Catania Anastasia De Luca, sono presenti 66 aziende produttrici di olio di eccellenza in tutta la Sicilia e “ogni anno ce ne sono di più, testimonianza anche di una crescita qualitativa dell’olio extravergine di oliva prodotto in Sicilia con cultivar autoctone”.

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Turi Caggegi
Turi Caggegi
Giornalista professionista dal 1985, pioniere del web, ha lavorato per grandi testate nazionali, radio, Tv, web, tra cui la Repubblica e Panorama. Nel 1996 ha realizzato da Catania il primo Tg online in Italia (Telecolor). È stato manager in importanti società editoriali e internet in Italia e all’estero. Nel 2013 ha realizzato la prima App sull’Etna per celebrarne l’ingresso nel patrimonio Unesco. Speaker all’Internet Festival di Pisa dal 2015 al 2018, collabora con ViniMilo, Le Guide di Repubblica e FocuSicilia. Etnalover a tempo pieno.

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