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Pescare rischiando la vita. Acque internazionali insicure, settore in crisi

Un peschereccio siciliano è stato attaccato con mitragliatrici al largo della Libia. Gravi danni all'imbarcazione ma nessuna vittima tra l'equipaggio. Il mare è un campo di battaglia: servono accordi internazionali per garantire la sicurezza dei pescatori

Un peschereccio siciliano è stato attacato con colpi di mitragliatrice da una motovedetta della guardia costiera libica. È successo martedì mentre si trovava in acque internazionali a 94 miglia a Nord di Misurata. “L’equipaggio e il comandante del peschereccio sono stati miracolosamente in grado di mettersi in salvo, ma l’imbarcazione ha subito gravi danni ed è diventata ingovernabile. La motovedetta libica, dopo aver sparato, si è affiancata al peschereccio. I militari sono saliti a bordo e hanno portato via le schede dei telefoni satellitari“, racconta Fabio Micalizzi, presidente della Federazione armatori siciliani. Replica con la sua voce l’appello dell’armatore siciliano proprietario del mezzo della marineria siracusana, Nino Moscuzza, invocando aiuto e attenzione da parte delle autorità italiane. Micalizzi ha annunciato che denuncerà in Procura le autorità libiche e i membri dell’equipaggio della motovedetta, che pare essere stata donata dall’Italia. “Un atto di violenza senza precedenti che ha scosso profondamente la comunità marittima siciliana e richiede una risposta decisa e immediata da parte delle istituzioni italiane e internazionali”, commenta Micalizzi.

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Il mare libico è un campo di battaglia

L’incidente non è un caso isolato e il mare di fronte alla Libia sembra un campo di battaglia. A febbraio c’era stato un tentato sequestro di tre pescherecci di Mazara del Vallo e di uno di Pozzallo a 80 miglia da Tripoli, da parte di una motovedetta militare libica. Si sfiorò l’intervento della nave militare italiana San Marco. I pescatori “si spingono fin lì perché nel nostro territorio tra aree protette, mari attraversati da gasdotti e fermo pesca, bisogna cercare altre mete – spiega Tonino Russo, segretario generale Flai Cgil Sicilia, la federazione dei lavoratori agroforestali – senza contare che come annunciato dall’Unione europea, da qui al 2030 la pesca a strascico sarà abolita“. Fin lì, però, significa rischiare di trovarsi in acque molto agitate. In Libia ci sono sostanzialmente due governi. Quello di unità nazionale, riconosciuto dall’Italia, dall’Ue e dall’Onu e guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah, che controlla la capitale Tripoli ed il Nord-ovest del Paese. L’Est e varie altre zone ricadono invece sotto l’autorità di un governo parallelo e autoritario del generale Khalifa Haftar. Le due autorità si dividono, o si contendono, anche il mare.

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Serve un accordo internazionale sicuro

“Il motopesca in questione – prosegue Russo – è stato preso di mira dalle vedette del governo riconosciuto dall’Italia, che hanno aperto il fuoco. Stranamente, perché esiste un accordo di collaborazione firmato dal governo Meloni“. Il caso non ha ancora delle spiegazioni. Si potrebbe ipotizzare uno sconfinamento. Il peschereccio siciliano potrebbe essere stato visto come imbarcazione nemica. I confini tra i territori e i governi, anche in mare, può essere labile. “Il governo non ufficiale – ricorda Russo – pare abbia un proprio specchio di mare dove rilascia autorizzazioni di pesca e questa attività potrebbe coinvolgere società private di intermediazione nazionale e internazionale. E poi ci sono pescherecci che pescano in acque libiche non riconosciute”. Forse l’episodio spingerà le istituzioni ad attivarsi: “Dovrebbe esserci un accordo internazionale perché i pescherecci vadano a pescare in acque libiche in sicurezza e protetti dalle vedette, senza che i pescatori rischino la vita. Il governo italiano ma anche quello regionale dovrebbero intervenire”, aggiunge il segretario Flai. 

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Pesca, regole sempre più strigenti

Assurdo che per portare un pezzo di pane a casa, si debba rischiare la vita. Ma i pescatori lo fanno spesso, finendo a loro insaputa col trovarsi al centro di zone d’ombra internazionali dove non esistono regole. Del resto, pescare in casa è sempre più difficile. “Le regole stringenti in Europa – ricorda Russo – il caro gasolio, gli ammortizzatori sociali non strutturati, stanno facendo morire il settore della pesca. Il famoso gambero rosso di Mazara, riconosciuto in tutto il mondo, rischia di non essere più pescato nelle nostre acque. In diversi pezzi di mare dove si può pescare, sappiamo con certezza che ci sono in atto progetti per costruire parchi eolici offshore, come quello al largo delle Egadi. In Sicilia ce ne sono addirittura 12 richieste di impianti simili. Sono tutte aree che vengono sottratte alla pesca”, osserva il segretario Flai, che precisa: “Non siamo contro le energie rinnovabili, ma rischiamo di non pescare più nelle nostre acque e di portare il pesce da fuori o di mangiare solo quello allevato”.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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