Pioggia in Sicilia, allagamento garantito. L’Isola è prima per eventi estremi
Quando c’èpioggia in Sicilia, l’allagamento è garantito. L’Isola è alprimo postoper eventi estremi secondo il report diLegambiente“CittàClima”. L’associazione registra 684 allagamenti e 86 frane per alluvioni dal 2010 su tutto il territorio nazionale, con laSiciliache trionfa, purtroppo, per allagamenti da piogge intense, con 86 casi negli ultimi 14 anni. A seguire ilLazio(72 casi) laLombardia(66) el’Emilia–Romagna(59). L’Isola si piazza invece al secondo posto per leesondazioni fluviali: 18 eventi registrati, contro il 30 dellaLombardiae i 25 dell’Emilia-Romagna. Lefraneconseguenti alle piogge e che hanno provocato danni si sono verificate soprattutto in Lombardia (12 eventi), in Liguria (11) e poi ancora in Calabria eSiciliache hanno fatto registrare entrambe nove casi. Tra le grandi città che soffrono di più in caso di pioggia, la prima è Roma, seguita da Bari, ma subito dopo ci sono le sicilianeAgrigentoePalermo. Leggi anche –Pioggia, Sicilia fragile. I fiumi senza manutenzione diventano ‘pazzi’ L’aumento delletempeste, con precipitazioni record sempre più frequenti, è tra le prime conseguenze del riscaldamento globale. “Ilriscaldamentodell’aria e delle acque dei mari e degli oceani, porta a trattenere più umidità e questo si traduce innuvolecon un numero maggiore di gocce di pioggia di grandi dimensioni”, ricordaLegambiente, che sottolinea come “l’inverno 2021-22 è stato dichiarato dallaSocietà Meteorologica Italianatra i piùestremimai registrati in termini dicaldoe deficit diprecipitazioni“. L’Italia va avanti così a suon di allerta meteo e resta un Paese con unelevato rischio idrogeologico. Secondo l’Istituto superiore per la protezione dell’ambiente (Ispra) ci sono 1,3 milioni di cittadini che abitano in aree definite a elevatorischio di frane e smottamentie oltre 6,8 milioni di persone siano a rischio, almeno medio, dialluvione. Il 94 per cento dei Comuni e quasi quattro edifici su cento sono esposti ad un elevato rischio di frane. Il 4,3 per cento delle costruzioni sono a rischio alluvione. Per gli ambientalisti, “non c’è una porzione del territorio italiano che non debbaconviverecon lafragilitàintrinseca del territorio”. Leggi anche –Alluvioni, la Sicilia come l’Emilia-Romagna? Meno rischi e in aree limitate Oltre alcambiamento climatico, entra in gioco ilconsumo di suoloe quindi l’attività dell’uomo che “hacostruito troppoe troppo spesso in zone non adatte, pericolose, come le anse dei fiumi, ai piedi delle scarpate, lungo versanti scoscesi o in aree di pianura alluvionale”, è l’amara osservazione del Report. Irimedi, ancora, non bastano. Secondo quanto riportato dal sito delRendis– Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo – a cura diIspra, per la prevenzione del rischio, dal 1999 al 2022, sono stati ultimati7.993 lavoriper un importo di4,47 miliardi di euro, su un totale di 25.101 interventi complessivi di difesa del suolo, dal valore totale di17,17 miliardi. “Nonostante le risorse spese in prevenzione e le opere terminate, i numeri dicono che ilrischio idrogeologicoin Italia èaumentatonel corso degli anni. Le opere sono quindi risultatemeno efficacidi quanto si pensasse perché nel frattempo le condizioni a contornosono peggiorate“, scrive Legambiente. Leggi anche –Alluvioni, in Sicilia 21 siti inquinanti a rischio. Minacciati 1.400 beni culturali Per StefanoCiafani, presidente nazionale di Legambiente, “l’emergenza climatica in alcune aree del Paese, soprattutto nelMeridione, aggrava una situazione di preesistente rischio causato da unabusivismoedilizio in aree già pericolose, raramente oggetto di demolizioni e rimasto colpevolmente impunito”. Un motivo in più per investire sulla prevenzione, ma “il GovernoMeloni– prosegue il report – nel rimodulare ilPnrrha scelto didimezzarele somme destinate a contrastare il dissesto idrogeologico, passate a livello nazionale da 2,49 miliardi di euro a1,203 miliardi di euro“. Anche per questoLegambientechiede di “approvare in via definitiva ilPiano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e individuare lelinee di finanziamentostanziando adeguaterisorseeconomiche (a oggi assenti) per attuare il Piano. Approvare la legge sullostop al consumo di suoloche il Paese aspetta da 11 anni. Far rispettare ildivieto di edificazionenelle aree a rischio idrogeologico e i vincoli già presenti. Riaprire i fossi e ifiumi tombatinel passato”.