In Sicilia, nel 2022, gli appalti pubblici sono cresciuti del 309 per cento rispetto all’anno precedente. Traducendo in numeri, il totale dei lavori messi a gara ha sfiorato i 10,6 miliardi di euro, contro i 2,6 miliardi del 2021. Sono i numeri dell’Osservatorio annuale sulle costruzioni pubblicato nelle scorse settimane da Ance Sicilia. Considerando gli anni dal 2016 al 2019, la media degli investimenti per lavori pubblici nell’Isola raggiungeva appena un miliardo di euro. Il record del 2022 è frutto in larga parte della spinta del Pnrr, che però rischia di essere vanificata dalla mancanza di liquidità delle aziende. Come si legge nella nota che accompagna il report Ance, infatti, “le imprese non hanno più capacità finanziaria per partecipare alle gare d’appalto”, a causa dei crediti d’imposta “incagliati” dopo le modifiche al Superbonus ma anche “per la mancata erogazione dei rimborsi sul caro-materiali”. Difficoltà che si ripercuotono sull’assegnazione dei cantieri, che secondo i costruttori vanno a rilento. “Su 1.996 gare pubblicate nel 2021 per 2,5 miliardi, ben 597 non risultano aggiudicate, facendo perdere per strada finanziamenti per 1,1 miliardi”.
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Lo Stato torna a investire
Il report Ance dà conto delle diverse stazioni appaltanti dei lavori nell’Isola. L’aumento percentuale più consistente riguarda lo Stato centrale, che ha pubblicato 415 gare, il 60 per cento in più rispetto alle 259 del 2021. Grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza – che prevede di destinare al Mezzogiorno almeno il 40 per cento delle risorse complessive – tornano a crescere gli investimenti statali in Sicilia. Il valore delle gare infatti è di 792 milioni di euro, quasi il 350 per cento in più rispetto ai 176 milioni dell’anno precedente. Per fare un esempio, il ministero delle Infrastrutture ha commissionato un nuovo sistema di sicurezza per i treni regionali, per 38,5 milioni. Da un punto di vista economico, sono le partecipate statali a muovere gli investimenti maggiori. Nel 2022 hanno commissionato 54 cantieri, il 25,6 per cento in più rispetto ai 43 dell’anno precedente. Il valore è di ben 8,4 miliardi di euro, oltre il 1.200 per cento in più rispetto ai 615 milioni del 2021. Soltanto i due lotti Enna-Dittaino e Dittaino-Catenanuova della ferrovia Palermo-Catania, appaltati da Rete ferroviaria italiana, valgono oltre 1,2 miliardi.
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In calo i lavori degli Enti locali
Gli enti pubblici hanno messo a gara 256 cantieri, il 41,5 per cento in più rispetto all’anno precedente. Il valore complessivo è di 303 milioni di euro, il 121 per cento in più rispetto ai 137 milioni del 2021. Un esempio sono i lavori commissionati dall’Agenzia del demanio “per la manutenzione degli immobili che ospitano amministrazioni dello Stato”, per oltre 21 milioni. In leggero calo le gare commissionate dagli Enti locali, che tuttavia restano la larghissima maggioranza. Nel 2022 Comuni, Province e Città metropolitane hanno appaltato 1.249 cantieri, il 7,5 per cento in meno rispetto ai 1.349 dell’anno precedente. Il valore complessivo è di 850 milioni, il 38,5 per cento in più rispetto ai 613 milioni del 2021. Tra le centinaia di appalti, ci sono quelli per l’efficientamento energetico del Comune di Enna e l’urbanizzazione del centro storico di Termini Imerese, fino alle nuove linee tranviarie di Palermo. Diminuiscono le gare commissionate da altri enti. L’anno scorso sono state 154, il sei per cento in meno rispetto alle 164 del 2021. In termini economici il calo è molto consistente. Il valore è di 210 milioni, quasi l’80 per cento in meno rispetto al miliardo del 2021.
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Le richieste dell’associazione
Una mole ingente di investimenti, che come detto rischia di essere vanificata dalla mancanza di liquidità delle imprese. Per questo Ance Sicilia ha chiesto al Governo un intervento sul Superbonus, “affinché siano sbloccati i crediti fiscali rimasti incagliati”, sollecitando allo stesso tempo “l’erogazione dei rimborsi del caro-materiali”. Nell’attesa, le associazioni fanno da sé. Una possibile soluzione è stata messa in campo da Ance a Catania, dove è stato sottoscritto un accordo con Confindustria per la creazione di un “borsino” di aziende dotate di liquidità, interessate ad acquistare a un tasso equo (intorno all’80 per cento, contro il 50 per cento medio del mercato) i crediti bloccati nei cassetti fiscali dei costruttori. All’orizzonte, ricorda però l’associazione, ci sono sfide ancora più importanti, che impongono “di risolvere al più presto” il problema della liquidità. A cominciare dalla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, per la quale le imprese hanno chiesto all’Esecutivo “l’inserimento nell’apposito decreto di una clausola per potere partecipare all’esecuzione di quest’opera in accordo con il general contractor”.