Il Pnrr da solo non basta. Per mettere sul terreno i 220 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza “serve il contributo del terzo settore, che non è la stampella delle Istituzioni, ma un protagonista della ripresa socioeconomica del Paese”. Salvatore Litrico, amministratore delegato del consorzio Sol.Co, racconta a FocuSicilia l’Happening della solidarietà in corso a Catania: una due giorni di incontri dedicati a salute e benessere, lavoro e impresa sociale, educazione e crescita, abitare. “Il momento che attraversano l’Italia e la Sicilia è delicato”, dice Litrico. La pandemia da Covid-19 “ha evidenziato il ruolo del welfare, gli incontri come questo servono a raccogliere le idee e organizzare le strategie per il futuro”. A partecipare numerosi operatori del settore, che ieri pomeriggio si sono confrontati in diversi gruppi tematici. Le conclusioni verranno affidate stamattina a Tiziano Treu, presidente del Cnel e coordinatore del Tavolo per il partenariato economico del Pnrr, che discuterà insieme ad altri esperti dell’utilizzo dei fondi europei.
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Generare utili e benessere sociale
La storia del consorzio Sol.Co inizia nel 1994, e si pone come obbiettivo “generare un sistema di imprese sociali che possa contribuire allo sviluppo dei territori e delle comunità”. L’ente partecipa a Confcooperative Sicilia, Fondazione Ebbene e Consorzio Idee in rete, e riunisce 24 realtà del terzo settore – cooperative, associazioni, fondazioni – distribuite in sette province siciliane. L’Happening della solidarietà è lo strumento per farle incontrare. “Al centro dell’edizione di quest’anno, la prima in presenza dopo la pandemia, c’è il concetto di impresa sostenibile”, spiega l’ad Litrico. Un modello organizzativo che punta a “uscire dalla dicotomia tra impresa sociale e impresa profit”, per affermare un nuovo paradigma “che non generi solo utile ma anche benessere sociale”. Un approccio che, secondo Litrico, potrebbe rivelarsi particolarmente utile nella sfida del Pnrr. “La nostra richiesta non è quella di essere coinvolti nella gestione diretta dei fondi, ma nella programmazione per il loro giusto utilizzo”, dice l’amministratore delegato del consorzio Sol.Co.
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L’idea del “manager per la disabilità”
Tra i tavoli più partecipati quello dedicato a salute e benessere, con particolare riferimento al mondo della disabilità. “Stiamo cercando di definire un modo di agire comune tra gli enti del settore”, dice il coordinatore Andrea Di Stefano, della cooperativa sociale “Team” di Catania. L’obbiettivo è “mettere la persona al centro”, sfruttando al meglio le risorse del Pnrr – che destina al comparto oltre 15 miliardi di euro – ma anche il resto dei fondi erogati a livello nazionale e regionale. Tra le idee proposte dagli operatori, quella di un Tavolo permanente delle realtà impegnate nella cura dei disabili, e quella di un Manager per la disabilità “che vada incontro alle famiglie in difficoltà, senza aspettare il contrario”. Fino a questo momento, la sanità ha goduto di una sovraesposizione mediatica dovuta al Covid. Per Di Stefano è fondamentale che ciò continui. “Nelle nostre realtà professionali vediamo quanto la pandemia abbia lasciato degli strascichi profondi”. Gli effetti a lungo termine “si vedranno nei mesi e negli anni a seguire”, quindi è necessario “non perdere l’attenzione” per continuare a programmare investimenti sulla salute.
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Più formazione, meno burocrazia
A proposito di investimenti, quelli per la crescita sono distribuiti in modo trasversale nelle diverse missioni del Pnrr. Circa 18 miliardi saranno gestiti direttamente dal ministero per lo Sviluppo economico. Delle prospettive di crescita si è parlato nel tavolo dedicato a Lavoro e imprese sociali, coordinato da Luca Campisi, della cooperativa sociale “Metaeuropa” con sede a Vittoria, nella provincia di Ragusa. “Hanno partecipato molti giovani, ma anche imprenditori con decenni di esperienza alle spalle”. Dagli uni e dagli altri, spiega Campisi, “è venuta la richiesta di maggiori investimenti sulla formazione”, destinati non al mero utilizzo di strumenti tecnologici “ma alla loro applicazione in azienda”. La crescita del Pil – che secondo le stime in Sicilia dovrebbe superare il sei per cento – passa anche da qui. “Certo, le istituzioni devono venirci incontro bloccando fenomeni come il precariato”, la cui conseguenza sono servizi “senza progettualità e continuità”. Un danno per le imprese, che fanno già i conti con una burocrazia massacrante, anche al loro interno. Per superarla “servono figure professionali apposite”, che aiutino a evitare “rallentamenti inutili” sulla strada della crescita.
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Educazione, crescita e cultura
Un tavolo ad hoc è stato dedicato anche al tema dell’educazione, motore indispensabile per la ripartenza del Paese. Un settore che ricade nella missione “Coesione e inclusione” del Pnrr, con una dotazione di circa 20 miliardi, ricorda Gaia Barresi della cooperativa sociale “Healt&Senectus” attiva tra Lentini, Carlentini e Francofonte. Quello delle “comunità educanti” è un tema “quasi abusato”, ma allo stesso tempo fondamentale “per fare rivivere le nostre realtà”. Barresi cita due esperienze virtuose del suo territorio. La prima è la cooperativa “Badia Lost and Found” di Lentini, che “si propone di fare comunità attraverso l’arte”, rigenerando luoghi pubblici e creando “il primo parco urbano d’arte della provincia di Siracusa”. L’altra realtà è la fondazione “Val di Noto”, “che mette insieme realtà pubbliche e private – come scuole, parrocchie e associazioni – per finanziare azioni a sostegno dei più svantaggiati”. Tra gli obbiettivi del tavolo, un’efficace programmazione delle risorse europee. “Gli operatori, specialmente i più giovani, ci dicono che bisogna snellire la burocrazia, creare strumenti amministrativi più semplici e stimolare un dialogo con le istituzioni regionali e nazionali”.
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La sfida delle politiche abitative
Ultimo, ma non per importanza, il tavolo sull’abitare, coordinato da Francesca Pruiti Ciarello della cooperativa sociale “Sviluppo solidale” con sede nel palermitano. Il Pnrr ha destinato al comparto circa tre miliardi di euro, il 40 per cento dei quali dovrebbe andare al Mezzogiorno. Come sempre la sfida è sulla capacità spesa. “Tra gli argomenti discussi al nostro tavolo c’è il ruolo delle Agenzie sociali per la casa, già presenti in alcune Città metropolitane ma non a Palermo, Catania e Messina”, dice Pruiti Ciarello. Quel modello andrebbe approfondito anche nell’isola, mettendo insieme la Pubblica amministrazione e il terzo settore, “che è stato fondamentale durante la pandemia, facendosi carico di tante emergenze a cui le istituzioni faticavano a rispondere”. Il concetto di abitare, prosegue la coordinatrice, è più complesso di quanto si pensi. Chi vive un una casa “vive anche in un quartiere, partecipa a una comunità”, e ha diritto a essere visibile “per il Comune e per lo Stato”. Per fare ciò, conclude Pruiti Ciarello, occorre un salto di qualità rispetto alle politiche abitative degli ultimi anni, che troppo spesso “si sono limitate ad assegnare degli alloggi e risolvere delle situazioni di emergenza”.