Pochi assistenti sociali. Orlando (Anci) scrive a Orlando (ministro)

Pochi assistenti sociali. Orlando (Anci) scrive a Orlando (ministro)

“Abbiamo scritto al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, chiedendo di farsi parte attiva al fine di modificare la norma (articolo 1 comma 797 della Legge 30 dicembre 2020 numero 178) che prevede la possibilità di assumere assistenti sociali a tempo indeterminato solamente ai distretti socio-sanitari o ai comuni che abbiano già un rapporto tra popolazione e numero di assistenti sociali pari a 1 ogni 6500 abitanti o 1 ogni 5000 abitanti”. Questo il commento di Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia, che aggiunge : “In atto, quindi, riscontriamo il  paradosso di un aiuto a sostegno di quei territori che hanno già una buona copertura del servizio, rimanendo invece del tutto escluse molte realtà, come quelle siciliane, che hanno un numero di assistenti sociali inferiore a quello previsto dalla norma. In parole povere, chi offre già un servizio più elevato potrà migliorare la propria offerta, mentre chi ha una copertura del servizio limitata sarà costretto a rimanere indietro penalizzando i cittadini più deboli”. “A ciò si aggiunga – continua Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Associazione dei comuni siciliani – che la copertura di tale intervento viene individuata sul Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale del quale, in teoria, dovrebbero beneficiare tutti i comuni . Quindi si utilizzano risorse previste per tutti i comuni per destinarle solo a quelle realtà che sulla carta ne hanno meno bisogno. Infine, molte amministrazioni possono contare su contratti con assistenti sociali a tempo determinato a valere sulle risorse del Pal (Piano attuazione locale) che non è certo che potranno essere rinnovati”. “Chiediamo, dunque,  al ministro Orlando – conclude il presidente di Anci Sicilia – di intervenire su questa delicatissima vicenda, al fine di prevedere una modifica che destini adeguate risorse ai comuni e ai distretti che hanno un’endemica carenza di personale qualificato, che sono spesso costretti ad utilizzare formule che non danno continuità al servizio e stabilità ai lavoratori e che, paradossalmente, si trovano ad essere esclusi da questa importante misura. Evitiamo che l’1 marzo,  data ultima entro la quale i comuni e i distretti dovranno fare pervenire le richieste, suoni come un’ennesima beffa nei confronti dei territori che hanno maggiore bisogno di colmare il gap in termini di qualità dei servizi”.