I prezzi sono sempre più in aumento. Non c’è un bene o servizio che non costi di più rispetto a pochi mesi fa. E così il costo della vita è in costante crescita per gli italiani. I carburanti sono spinti dalle quotazioni del petrolio in rialzo, ma anche voli, alberghi e persino i mutui mettono in ginocchio le famiglie italiane.
Prezzi in aumento: benzina alle stelle
I dati forniti da Staffetta Quotidiana per la benzina sono ai massimi se paragonati a quelli di luglio 2022 (quando era in vigore lo sconto sull’accisa di 30 centesimi), il gasolio è ai massimi da aprile. Gli aumenti di ieri per i carburanti sono evidenti: il prezzo della Super, medio, in modalità self ha superato i 1,9 euro a litro, il gasolio 1,76 euro a litro, in autostrada la Super sfiora i 2 euro (prezzo medio 1,98). Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, insieme al garante dei prezzi Benedetto Mineo, ha dichiarato che i rincari sono dovuti al rialzo delle quotazioni del petrolio. Ha inoltre fatto sapere che non è in arrivo nessun ripensamento rispetto alle accise. Proprio in queste ore è entrato in vigore per i distributori l’obbligo di esporre un cartello con il prezzo medio regionale sulla viabilità stradale e nazionale sulle autostrade.
Prezzi in aumento: volare quanto mi costi
Se guardiamo ai rialzi sul costo dei voli aerei, nei primi sei mesi del 2023, gli italiani (su rotte nazionali, europee e intercontinentali) hanno speso in media il 52 per cento più dello stesso periodo del 2022, analizzando i dati forniti l’Osservatorio nazionale Federconsumatori. Sui voli nazionali i rialzi sono stati fino al 70 per cento, e su alcune tratte, in particolare verso la Sicilia e la Sardegna: il caso della Roma-Catania è emblematico (+67 per cento nei primi sei mesi di quest’anno) o del Milano-Olbia (+54 per cento). L’Enac ha inviato al Ministero delle imprese una relazione che conferma i rincari registrati.
Prezzi in aumento: turismo elitario?
Purtroppo, non ci sono solo i rincari sui voli ma anche quelli sugli alberghi. Gli incrementi percentuali sono evidenti, soprattutto se confrontati con la stagione, prima della pandemia, 2019 (oltre che con i valori di dodici mesi fa). Analizzando i dati forniti dalla società specializzata Mabrian, per una notte (considerando una camera doppia, nei giorni feriali e con colazione esclusa) in un hotel 3 stelle in Italia la spesa media nel periodo 1° giugno-31 agosto 2023 è di 122 euro (+19,6 per cento sul 2019), che sale a 174 euro in un 4 stelle (+11,5 per cento) e a 431 euro in un 5 stelle (+18,4 per cento). Oltre al rincaro delle materie prime, è aumentato il tasso di riempimento delle stanze, che oscilla mediamente tra il 75 per cento all’85 per cento a seconda delle città considerate, dato che dimostra un incremento dei viaggiatori in questo ultimo anno.
L’Istat, sottolinea che siamo in presenza di una “inflazione climatica”, infatti i prezzi degli alimentari non lavorati faticano a scendere (da +9,4 per cento a giugno, al +10,4 per cento a luglio). Frutta e verdura sono gli alimenti che nell’ultimo mese hanno subito i rincari maggiori, dovuti ad una serie di circostanze, che variano dalla siccità dei primi mesi del 2023, fino ad arrivare all’alluvione in Emilia-Romagna (maggio 2023), eventi che hanno portato a un calo nel raccolto, con un crollo stimato dalla Coldiretti, del 30 per cento. Questo mese di luglio, sia la grandine al Nord che le temperature alte e i roghi al sud hanno anticipato la maturazione, allessato frutti, ortaggi e rovinando intere linee di produzioni agricole. I costi dell’energia, dei trasporti, dei fertilizzanti, dello stoccaggio restano ancora sostenuti, come sottolinea Confagricoltura, triplicando i prezzi dei prodotti al dettaglio.
Comprare casa è sempre più difficile
L’aumento del costo del denaro voluto dalla BCE, per allentare l’inflazione, affligge le famiglie italiane con conseguenze sul mercato dei mutui e della compravendita di immobili. Anche qui, dunque, prezzi in aumento. Da gennaio 2022 i tassi fissi sono aumentati in media di tre punti percentuali, per i tassi variabili l’aumento (partito da luglio 2022) è stato di ben quattro punti. A pagarne le conseguenze sono tutte quelle famiglie che hanno un mutuo a tasso variabile o un finanziamento indicizzato, con rate accresciute (su mutui medi di 150mila euro a 30 anni) anche di 300 euro.