In Sicilia ci sono migliaia di “auto blu”, ma solo una piccola parte è in uso alla Regione. Secondo l’ultimo Censimento nazionale realizzato dal ministero della Pubblica amministrazione, con il supporto di Formez Pa, l’Ente dispone di 58 vetture di servizio, tutte a noleggio, su 1.516 in uso alle Regioni di tutta Italia. L’Isola è al nono posto in Italia a pari merito con la Puglia, che però dispone di sette auto di proprietà, in una classifica guidata da Toscana (313 vetture di servizio, di cui 245 proprie), Piemonte (114, tutte a nolo) ed Emilia-Romagna (113, di cui 24 proprie). Agli ultimi posti Lombardia (33 vetture, di cui sette proprie), provincia autonoma di Bolzano (30, di cui una propria), Calabria (21, di cui cinque proprie) e Friuli (11, tutte a nolo). Se la Regione risponde, l’Assemblea regionale siciliana tace. Benché obbligata a partecipare al Censimento, come “tutte le amministrazioni pubbliche di cui all’elenco Istat”, lo scorso anno l’Ars ha deciso di non farlo.
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Regione, auto a noleggio
A livello regionale la gestione dell’autoparco è di competenza del Dipartimento della funzione pubblica e del personale. Le “auto blu” sono attribuite “secondo i criteri indicati dalla Giunta regionale”, per “esigenze di rappresentanza” ma anche per la sicurezza di “personalità sotto tutela”. Quelle attualmente in servizio presso la Regione sono 58, e sono tutte a noleggio senza conducente. L’ultimo contratto quadriennale, dal valore di circa 623 mila euro, scadrà tra giugno e settembre di quest’anno. “Si tratta principalmente di Fiat Tipo 1300, che costano circa 300 euro al mese, una tariffa all inclusive che include manutenzione, assicurazione e tasse di circolazione”, spiega a FocuSicilia il dirigente Giovanni Salemi. A guidarle sono “i dipendenti regionali, diversi dei quali sono inquadrati come autisti”. Le auto, spiega Salemi, non servono soltanto a scopi di rappresentanza. “Tra le nostre competenze ci sono anche compiti di natura organizzativa, per esempio la distribuzione della posta nei diversi uffici regionali”, conclude il dirigente.
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Asp, record di auto di servizio
I numeri crescono guardando ad altri enti, come le Aziende sanitarie provinciali. Il primato spetta all’Asp di Palermo (258), seguita da quelle di Catania (199), Messina (126), Siracusa (110), Trapani (107), Agrigento (90), Caltanissetta (89) ed Enna (due). Non comunica i dati l’Asp di Ragusa. Complessivamente si parla di quasi mille auto di servizio, di cui circa 450 in leasing (dunque con possibilità di acquisto) o a noleggio. Da segnalare che secondo il Dpcm 25 settembre 2014, firmato dall’allora premier Matteo Renzi, che regola il censimento delle auto blu, non devono essere inserite nel computo “auto in uso per i servizi sociali e sanitari svolti per garantire i livelli di assistenza (es. auto mediche e/o sanitarie, trasporto diversamente abili…)”. Le vetture comunicate dalle Aziende sanitarie provinciali, di conseguenza, sono utilizzate dall’Ente “esclusivamente per trasporto persone”, come quelle delle altre amministrazioni pubbliche coinvolte nel censimento.
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La situazione dei Comuni
A disporre di auto di servizio sono anche molti dei 391 Comuni dell’Isola. Diversi Capoluoghi nel 2022 non hanno comunicato i dati, ma tra quelli che lo hanno fatto Catania occupa il primo posto (81 vetture, tutte di proprietà), seguita da Siracusa e Trapani (24) ed Enna (nove). Quanto alle ex province, il primato spetta alla Città metropolitana di Messina, che dispone di 21 auto a noleggio. Seguono Palermo (otto auto, tutte proprie) e Catania (una). Tra i Liberi consorzi guida la classifica Caltanissetta (24 auto), seguita da Ragusa (16), Enna e Trapani (sei), Siracusa e Agrigento (quattro). Tutte queste vetture sono di proprietà dei rispettivi enti. Passando ad altre categorie l’Esa, Ente di sviluppo agricolo della Sicilia, dispone di 76 auto di servizio, tutte di proprietà. L’Università di Catania possiede 11 vetture, quella di Palermo di 190, quella di Messina di sette. Numeri minori per l’Autorità portuale della Sicilia Orientale e l’Istituto sperimentale zootecnico (quattro auto ciascuno), la Stazione di granicoltura di Caltagirone (una) e l’Istituto di incremento ippico (una).
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I rischi per gli inadempienti
La partecipazione degli enti al censimento è obbligatoria, “anche nel caso in cui non dispongano di auto di servizio”, ma come detto sono diverse le amministrazioni che hanno deciso di non dare conto delle proprie autovetture. Il caso più eclatante è quello dell’Assemblea regionale siciliana, ma ci sono anche Camere di commercio, strutture universitarie (come la “Kore” di Enna) e scientifiche (come l’Istituto zooprofilattico “Adelmo Mirri”). La mancata comunicazione non è priva di conseguenze. L’articolo quattro del Dpcm 25/11/2014, infatti, prevede che “le amministrazioni pubbliche che non adempiono all’obbligo non possono effettuare spese complessive annuali di ammontare superiore al 50 per cento del limite di spesa previsto per l’acquisto, la manutenzione, il noleggio e l’esercizio di autovetture, nonché per l’acquisto di buoni taxi”.