Riforestazione in Sicilia: il Pnrr c’è, ma gli alberi non si vedono
LaSiciliaè l’ultima classificata tra le regioni italiane riguardo all’utilizzo deifondidel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per lariforestazionee per lapiantumazionedi nuovialberi. È quanto emerge dal reportAtlante delle Foreste, stilato daLegambientee dall’associazioneAzzeroCO2. L’analisi mostra proprio come l’Isola sia la regione nella quale i soldi pubblici non risultano ancorainvestiti. Nelle tre principali province della Regione, non risultano ancora interventi messi in atto e delle opere di piantumazione previste nessuna è ancora partita. Inoltre la piantumazione di alcuni alberi in uno spicchio della provincia diPalermo, compreso fra Corleone e Contessa Entellina, non è stata ancora avviata. Un parere del Dipartimento di Sviluppo rurale della Regione Siciliana ha portato a unamodificadelprogetto. Sono stati esclusi tre ettari che ricadono all’interno di una riserva naturale. Leggi anche –Nella città in Sicilia si vive male: pochi alberi, isole pedonali e mezzi pubblici All’interno delreportsi nota come per le tre maggiori province siciliane (Palermo, Catania e Messina) siano stati ammessi a finanziamento rispettivamente 216, 118 e 447 ettari di superficie. Per la provincia diPalermol’importo messo a finanziamento è di oltre 6,8 milioni di euro. Per quella diCataniaè di cinque milioni di euro per quella diMessinadi quasi 16 milioni di euro. Al contempo però si vede come per la provincia di Messinanon sussistanoprogetti “in essere”. Sempre a Messina, i nuovi progetti sono ancora nella fase dello studio difattibilità. Il numero di alberi da piantare entro il termine del 10 dicembre 2022 era di 444.612 unità. Le amministrazioni non hanno messo a dimora le piante entro la data prevista. Per la provincia diCataniail quadro è ancora più preoccupante. Risulta ancora in fase di attuazione l’aggiudicazione definitiva per iprogettiin essere. Non è stata messa a dimoraalcunaessenza forestale. A questi dati si aggiunge anche quello riguardante il numero di piante prodotte nei vivai nel 2019. Si nota come la nostra Isola abbia prodotto più piante soltanto rispetto a regioni come Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Lazio e Abruzzo. Leggi anche –Tante case, pochi alberi. In Sicilia vince il cemento, Catania perde verde In un’era contraddistinta daicambiamenti climatici, la riforestazione assume un’importanza di primo livello anche in relazione allasalvaguardiadel patrimonio verde della nostra Isola. Nei mesi estivi è messo costantemente a dura prova dai continuiincendiche divampano in diverse aree, sia urbane che rurali. “Abbiamo necessità di investire nellariforestazioneurbana – ha detto a FocuSicilia il nuovo presidente diLegambienteSicilia, TommasoCastronovo, intervenuto a Catania durante un convegno dedicato proprio alla Sicilia green – perché troppe città sono sprovviste diaree urbane a verde. Queste possono mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici come le ondate di calore. Sono necessari anche icorridoi verdi contro l’impermeabilizzazione dei suoli, che permettono anche di contrastare le alluvioni, che si trasformano in situazioni ingestibili”. Leggi anche –Parco dei Nebrodi, piantati 50 alberi con il “supporto di cittadini e consumatori” Leamministrazionicomunali devono stare attente a “gestire la parte della raccolta delleramaglieprodotte delle aree verdi – prosegueCastronovo– che devono essere recuperate e trattate assieme all’organico in modo da ritornare acompost e a biogas“. Sulle opportunità del Pnrr,Legambienteteme sprechi. “Siamo molto critici sul fatto che diversi fondi – dice Castronovo – per leinfrastruttureferroviarie siano statidirottatifuori dalla Sicilia. Molti progetti finanziati per l’economia circolaree per la transizione energetica purtropponon vedranno spesi i fondi. Ci sono troppi ostacoli burocratici che non consentono di spendere le somme entro breve tempo. L’ultimo caso in tal senso è quello del provvedimento legislativo relativo all’allocazione degliimpianti di riciclo dei rifiuti entro i tre chilometridai centri urbani, che il governo dovrà abrogare”. Con le regole attuali, infatti, realizzare gli impianti diventa molto più complicato.