L’Italia, per i rifugiati, “è il primo Paese d’arrivo in Europa” e soltanto nel 2022 “ha registrato oltre 105.100 nuovi arrivi, contro i 67.400 del 2021, il numero più alto dal 2017”. Sono i numeri dell’ultimo report Unicef – che celebra la Giornata internazionale del rifugiato fissata oggi, 20 giugno. Tante persone da accogliere, ma nessuna invasione in vista. Potrebbe essere riassunta così la situazione dei rifugiati in Italia. Numeri che sembrano destinati ad aumentare nel 2023, visto che a giugno “sono stati già più di 54.200 – tra cui 9.200 minori – inclusi almeno seimila non accompagnati“. A questi ultimi, precisa l’associazione, “si aggiungono almeno 173.900 rifugiati ucraini, tra cui più di 49.400 bambini sotto i 18 anni“. Secondo l’Unhcr, Agenzia per i rifugiati per le nazioni unite, i numeri non giustificano il concetto di “invasione”, usato anche da alcune forze politiche. L’ente commenta i numeri aggiornati al 2016. “131 mila su 60 milioni significa una proporzione del due per mille”, scrive l’organismo. “Significa che per una cittadina di piccole dimensioni come Ivrea (To) che ha circa 24 mila abitanti – se fosse rispettata la proporzione nazionale – sarebbero 46, in una come Avezzano (Aq) vivrebbero 90 rifugiati, in una città come Bologna sarebbero circa 800. Insomma, non proprio un’invasione”.
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Cosa prevede il diritto internazionale
Secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, il rifugiato è colui che si sposta dal proprio Paese d’origine “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche”. Non tutti gli immigrati che ogni anno arrivano in Italia sono rifugiati, e il riconoscimento di questo status richiede precise verifiche e controlli. Il dovere dell’accoglienza è previsto dalla Costituzione italiana, che all’articolo 10 mette nero su bianco che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche […] ha il diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. A ricordare la norma, in occasione della Giornata del rifugiato, è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A muoversi per necessità sono “circa 100 milioni di uomini, donne e bambini, in tutti i continenti”, e i valori costituzionali “impongono di non ignorare il loro dramma”. Allo stesso tempo, il capo dello Stato chiede di “superare definitivamente la gestione emergenziale di tali fenomeni”, auspicando che i rifugiati abbiano “opportunità alternative ai rischiosi viaggi che intraprendono in condizioni anche proibitive”.

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Il peso della guerra tra Russia e Ucraina
Come ricordano ogni giorno gli episodi di cronaca – l’ultimo verificatosi a Cutro, al largo delle coste calabresi, è costato la vita a quasi cento persone provenienti dalla Turchia – il fenomeno ha spesso tinte drammatiche. Unicef ricorda che dei 2,5 milioni di rifugiati che hanno attraversato il Mediterraneo dal 2014 a oggi “più di 27.900 vi hanno perso la vita. Molti, troppi, erano bambini, morti soli, o con le proprie famiglie”. Il flusso dei profughi non segue soltanto la rotta del Mediterraneo. Come accennato, il conflitto tra Russia e Ucraina scoppiato nel febbraio 2022 ha dato vita a un nuovo esodo da Est. Secondo Unicef “nel corso del 2022, oltre 159.400 persone sono giunte in Europa in condizioni spesso disastrose: uno su cinque sono bambini o minori di 18 anni, circa 32 mila”. Osservando i Paesi che hanno accolto la maggior parte dei profughi – Italia, Grecia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria e Serbia – “circa un rifugiato su cinque è minore”. Conti alla mano si tratta “47.392 bambini e adolescenti, di cui 21.145 non accompagnati”. Guardando in particolare al nostro Paese, “a metà giugno, più di 118.200 tra rifugiati e migranti risultavano presenti in Italia. Tra questi, oltre 20.600 minori stranieri non accompagnati”.

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Numeri in forte crescita dopo la pandemia
Il report dell’Unicef dà conto dell’andamento del fenomeno durante la pandemia. Nemmeno il Covid-19, spiega l’associazione umanitaria, è riuscita a frenare l’esodo. Chi è riuscito ad arrivare, si legge nel documento, ha dovuto soffrire “le rigide misure di quarantena nei centri di accoglienza”, che hanno creato “ulteriori disagi psicosociali e inasprito le privazioni di cui soffrono bambini e adolescenti”. I numeri si sono ridotti durante la fase acuta della pandemia, ma hanno ripreso con vigore negli anni successivi. “Nonostante il Memorandum d’intesa tra Italia e Libia sul contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, e le restrizioni per il Covid-19, il numero degli arrivi in Italia è aumentato costantemente: 105.131 gli arrivi nel 2022, contro i 67.400 del 2021, che già rappresentava un aumento del 95 per cento rispetto ai 34.154 del 2020″. Come detto il fenomeno ha avuto un’accelerazione consistente negli ultimi mesi, e l’Italia si conferma il Paese europeo maggiormente interessato. “Alla prima metà di giugno 2023, gli arrivi in Italia risultano più del 74,4 per cento degli oltre 72.700 registrati sulle rotte migratorie del Mediterraneo”.