Riserva di Capo Gallo, quell’occasione persa per liberarsi dal pedaggio privato

Anche quest’anno chi vuole godere della bellezza dellariserva di Capo Gallo, nel palermitano, dovrà pagare unpedaggio.Un europer entrarea piedi,due in bicicletta,cinque in automobile. Tutto pienamentelegittimo, visto che il terreno attraverso cui si accede all’area naturale appartiene da decenni a una famiglia, iVassallo, legalmente autorizzata a chiedere un pagamento. Chi non lo accetta può comunque accedere, ma è costretto a passare pervie alternative, impraticabili peranziani e disabili. Una soluzione ci sarebbe, ma laburocraziaregionale la frena da anni. IlPiano urbano del demanio marittimo (Pudm) del Comune di Palermo, approvato nel lontano 2014, prevedeva l’esproprio dell’area di circa 40 ettari controllata dalla famiglia, per liberare l’accesso alla riserva naturale. Peccato che il documento, già approvato dalla Giunta e dal Consiglio comunale, si siaarenato nei cassetti della Regione siciliana, che dovrebbe recepirlo. L’ingresso alla riserva – che si estende per quasi600 ettarie si trova a soli12 chilometri dal centrodi Palermo – resta quindi saldo nelle mani dei proprietari. Leggi anche –Turismo enogastronomico, è siciliana la miglior campagna marketing 2022 In effetti, all’articolo 11 delle “Norme tecniche di attuazione” del Pudm si legge che “sono state individuate nel Piano alcune aree di proprietà privata adiacenti al demanio marittimo” daespropriare“al fine di rendereaccessibili le aree demaniali“. L’acquisizione del bene può avvenire per via rapida “ai sensi dell’articolo 33 delCodice della Navigazione“, cioè attraverso un decreto ministeriale di “ampliamento del demanio marittimo”, o attraverso la normale procedura amministrativa prevista dal Dpr 327/01,Testo unico degli espropri. Tutto semplice, sulla carta. Peccato che come detto il Pudm del Comune di Palermo langua in un cassetto da anni. “E dire che si tratta di un documentoprevisto dalla legge, che aspetta solo ilvia libera della Regione“, dice a FocuSicilia un consigliere comunale di lungo corso di palazzo delle Aquile. Il Piano “risolverebbe diversi problemi” ma la Regione non lo approva perché “siamosommersi dalla burocrazia“. Alcuni tentativi per sbloccare la situazione sono stati fatti, “ma al momentonessuno è andato a buon fine“. Leggi anche –Turismo enogastronomico, più 37% in sette anni. Sicilia la Regione preferita A riproporre il tema, nella legge di Bilancio 2023, è stato il deputato regionaleAdriano Varrica(M5s), attraverso un emendamento – approvato dall’Assemblea – che stanzia200 mila europer Capo Gallo, “uno straordinariopatrimoniopaesaggistico, naturalistico e archeologico che, a oggi, non ha ricevuto le necessarie attenzioni”. Risorse che per il deputato dovrebbero finanziare “un piano per la fruizione e lavalorizzazione sostenibile e responsabiledella riserva”, compresa la questione dell’accesso. “Nell’emendamento non si parla espressamente dell’esproprio dell’area privata, ma è chiaro che la questione va risolta e la riserva restituita alla collettività”, spiega Varrica, precisando che la cifra stanziata “è simbolica, ma rappresenta un segnale nei confronti di un’area troppo a lungo trascurata”. Quanto alla mancata approvazione dei Pudm, per il deputato “c’è un problema strutturale, più volte segnalato all’assessore al TerritorioElena Pagana, visto che su centinaia di comuni costierisolo il Piano di San Vito Lo Capo è stato recepitodalla Regione”. Leggi anche –Turismo e divertimento: i giovani scelgono online, gli altri col passaparola A denunciare la situazione di Capo Gallo, ormai da diversi anni, è l’attivistaGiuseppe Matranga, fondatore dell’associazione culturale Esc. “In questa vicendala responsabilità non è certo della famiglia Vassallo, che esercita un suo diritto. Sono le istituzioni che dovrebbero intervenire per risolvere il problema dell’accesso”, spiega. L’attivista ricorda “le diversecause vinte dai proprietari” e sottolinea il volume di affari del pedaggio, “visto che in estate passano centinaia di persone al giorno”. Un esproprio comporterebbe “unrisarcimentoadeguato alla famiglia” e sarebbe la soluzione “più veloce da percorrere, ma ce ne sarebbero anche altre, come la creazione di un accesso alternativo”. Secondo Matranga, un passaggio al pubblico servirebbe anche per lamanutenzione dell’area. “Da questo punto di vista si potrebbe fare molto di più, anche nella zona di proprietà della famiglia Vassallo”. Quanto allaburocrazia regionale, l’attivista non nasconde l’amarezza. “La soluzione è a portata di mano, qualcuno dovrebbe spiegare perché si è scelto di non percorrerla”.