Anche quest’anno chi vuole godere della bellezza della riserva di Capo Gallo, nel palermitano, dovrà pagare un pedaggio. Un euro per entrare a piedi, due in bicicletta, cinque in automobile. Tutto pienamente legittimo, visto che il terreno attraverso cui si accede all’area naturale appartiene da decenni a una famiglia, i Vassallo, legalmente autorizzata a chiedere un pagamento. Chi non lo accetta può comunque accedere, ma è costretto a passare per vie alternative, impraticabili per anziani e disabili.
La soluzione c’è. Ma è bloccata da anni
Una soluzione ci sarebbe, ma la burocrazia regionale la frena da anni. Il Piano urbano del demanio marittimo (Pudm) del Comune di Palermo, approvato nel lontano 2014, prevedeva l’esproprio dell’area di circa 40 ettari controllata dalla famiglia, per liberare l’accesso alla riserva naturale. Peccato che il documento, già approvato dalla Giunta e dal Consiglio comunale, si sia arenato nei cassetti della Regione siciliana, che dovrebbe recepirlo. L’ingresso alla riserva – che si estende per quasi 600 ettari e si trova a soli 12 chilometri dal centro di Palermo – resta quindi saldo nelle mani dei proprietari.

In entrambe vigono precise disposizioni e divieti. La freccia rossa indica l’area di proprietà della famiglia Vassallo
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Sommersi dalla burocrazia
In effetti, all’articolo 11 delle “Norme tecniche di attuazione” del Pudm si legge che “sono state individuate nel Piano alcune aree di proprietà privata adiacenti al demanio marittimo” da espropriare “al fine di rendere accessibili le aree demaniali“. L’acquisizione del bene può avvenire per via rapida “ai sensi dell’articolo 33 del Codice della Navigazione“, cioè attraverso un decreto ministeriale di “ampliamento del demanio marittimo”, o attraverso la normale procedura amministrativa prevista dal Dpr 327/01, Testo unico degli espropri. Tutto semplice, sulla carta. Peccato che come detto il Pudm del Comune di Palermo langua in un cassetto da anni. “E dire che si tratta di un documento previsto dalla legge, che aspetta solo il via libera della Regione“, dice a FocuSicilia un consigliere comunale di lungo corso di palazzo delle Aquile. Il Piano “risolverebbe diversi problemi” ma la Regione non lo approva perché “siamo sommersi dalla burocrazia“. Alcuni tentativi per sbloccare la situazione sono stati fatti, “ma al momento nessuno è andato a buon fine“.
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La norma in legge di Bilancio
A riproporre il tema, nella legge di Bilancio 2023, è stato il deputato regionale Adriano Varrica (M5s), attraverso un emendamento – approvato dall’Assemblea – che stanzia 200 mila euro per Capo Gallo, “uno straordinario patrimonio paesaggistico, naturalistico e archeologico che, a oggi, non ha ricevuto le necessarie attenzioni”. Risorse che per il deputato dovrebbero finanziare “un piano per la fruizione e la valorizzazione sostenibile e responsabile della riserva”, compresa la questione dell’accesso. “Nell’emendamento non si parla espressamente dell’esproprio dell’area privata, ma è chiaro che la questione va risolta e la riserva restituita alla collettività”, spiega Varrica, precisando che la cifra stanziata “è simbolica, ma rappresenta un segnale nei confronti di un’area troppo a lungo trascurata”. Quanto alla mancata approvazione dei Pudm, per il deputato “c’è un problema strutturale, più volte segnalato all’assessore al Territorio Elena Pagana, visto che su centinaia di comuni costieri solo il Piano di San Vito Lo Capo è stato recepito dalla Regione”.

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Il problema della manutenzione
A denunciare la situazione di Capo Gallo, ormai da diversi anni, è l’attivista Giuseppe Matranga, fondatore dell’associazione culturale Esc. “In questa vicenda la responsabilità non è certo della famiglia Vassallo, che esercita un suo diritto. Sono le istituzioni che dovrebbero intervenire per risolvere il problema dell’accesso”, spiega. L’attivista ricorda “le diverse cause vinte dai proprietari” e sottolinea il volume di affari del pedaggio, “visto che in estate passano centinaia di persone al giorno”. Un esproprio comporterebbe “un risarcimento adeguato alla famiglia” e sarebbe la soluzione “più veloce da percorrere, ma ce ne sarebbero anche altre, come la creazione di un accesso alternativo”. Secondo Matranga, un passaggio al pubblico servirebbe anche per la manutenzione dell’area. “Da questo punto di vista si potrebbe fare molto di più, anche nella zona di proprietà della famiglia Vassallo”. Quanto alla burocrazia regionale, l’attivista non nasconde l’amarezza. “La soluzione è a portata di mano, qualcuno dovrebbe spiegare perché si è scelto di non percorrerla”.