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Ristoratori aggrappati al delivery: in Sicilia i numeri raddoppiano

Una crescita del 100 per cento nelle consegne a domicilio, nella sola provincia catanese, ha consentito a molte attività di restare aperte nonostante la pandemia da Covid

Uno dei settori più colpiti dal blocco totale del Paese nel mese di marzo e dal successivo coprifuoco di ottobre è sicuramente quello della ristorazione che, come riportano i dati Istat, ha registrato una perdita nei primi nove mesi dell’anno di oltre 23 miliardi di euro, che a fine dicembre potrebbero diventare 33. Potendo servire al tavolo solo dalle cinque del mattino fino alle 18 del pomeriggio l’asporto e la consegna a domicilio sono diventati un’opportunità per coprire la fascia serale, quella per intenderci con il maggiore afflusso di clienti. Una situazione che ha intaccato massicciamente anche le oltre 23 mila strutture presenti in Sicilia, dove sempre più spesso locali e ristoranti ricorrono alle prenotazioni effettuate con servizi di consegna online per arginare il calo di fatturato, registrando un trend di crescita pari al doppio rispetto all’anno passato. Una prospettiva che si rafforza anche in vista delle prossime festività, dal momento che con le nuove limitazioni verranno a mancare gli oltre 200 mila clienti che nel 2019 hanno brindato fuori casa, con 25 milioni di euro in meno nei ricavi.

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Fipe: nel 2020 un cambio di prospettiva

Da un’indagine del Centro Studi Fipe emerge tuttavia che al momento del lockdown solo il 5,4 per cento dei ristoratori era in grado di fornire un servizio di food delivery. Se un numero sparuto, il 10,4 per cento, si è subito attivato per la consegna a domicilio registrando una crescita del 40 per cento della domanda, un’altra importante fetta di mercato si è fermata. Parliamo dell’85 per cento che piuttosto ha scelto la chiusura della propria attività; nel 64,5 per cento dei casi perché gli imprenditori non erano in grado di fronteggiare economicamente i costi mentre nel restante 35,5 non avevano i mezzi sufficienti. “Noi del Vicolo Pizza&vino – afferma lo chef Lucio Ferlito – abbiamo sposato sette anni fa il concetto di consegna a domicilio, addirittura a Catania siamo stati i primi associati a Foodys, quindi da questo punto di vista siamo una realtà affermata. Ma per tutti coloro che non hanno mai puntato sull’asporto di pizze o carne, e oggi sono costretti a farlo è chiaramente più difficile sebbene il momento sia complicato per tutti”.

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Il ruolo delle aziende specializzate

L’impatto violento della prima ondata e l’inidoneità di molti locali, ha spinto la start up di consegne Foodys a fornire, in quel frangente, consulenze gratuite a tutti quei ristoratori che avessero voluto attivare un delivery in autonomia, quindi senza l’intervento di parti terze. In molti casi questa cooperazione è sfociata in un’affiliazione a quello che è considerato il più importante player del Sud Italia, presente in ben 13 città dello Stivale. Catania, ad esempio, è una delle piazze più attive della Sicilia, “i partner attualmente presenti in città – spiega Valerio Puglisi, direttore vendite Foodys – sono circa 200 con 70 driver che lavorano sulla provincia e nella zona dei Paesi Etnei”. Basti pensare che nell’arco di un anno – da maggio 2019 a maggio 2020 – il numero degli ordini è cresciuto del 100 per cento con un tasso pari al 160 per cento per il transato. “Con l’attuale situazione – seguita – il food delivery ha ripreso quota sul mercato globale permettendo a molti ristoratori di tenere in vita la propria attività. Molti sfortunatamente hanno chiuso mentre in tanti ci hanno chiesto un aiuto reale, che per alcuni ha anche significato l’assunzione in azienda come driver”. 

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Il ruolo dei consumatori

Come se non bastasse a trasformarsi è stato anche l’approccio da parte dei consumatori. Dallo studio Fipe emerge, infatti, che il 24 per cento dei compratori occasionali ha di recente ordinato cibo a casa, una o due volte a settimana, come anche il 53 per cento di coloro che in precedenza aveva usato il servizio solo poche volte. Fra gli scettici delle consegne a domicilio, magari con app, solo il dieci per cento si è ricreduto. La stragrande maggioranza preferisce ancora cucinare a casa per risparmiare ma anche per evitare di infettarsi sebbene per una maggiore sicurezza degli utenti sempre più spesso il contante lascia spazio al pagamento con carta di credito o smartphone. “Le transazioni contactless sono aumentate del 50 per cento rispetto al 2019, ma in generale anche agli anni precedenti”, assicura Puglisi. Anche per lo chef Ferlito la gente, in questo periodo, sembra essere più propensa a mettersi ai fornelli: “magari qualcuno che prima ordinava con app una volta a settimana adesso arriva a due, ma in termini di percentuali per noi è cambiato poco. Nella nostra azienda il delivery costituisce il 15-20 per cento dell’incasso e purtroppo con il divieto di servire ai tavoli i nostri guadagni di fatto non sono cambiati. Sfortunatamente asporto e consegna a domicilio non ci consentono di colmare il danno subito finora”. 

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Menù: pizza in testa, segue la tradizione

In testa alla classifica dei piatti più consegnati agli italiani al primo posto troviamo indubbiamente la pizza, con il 68 per cento, seguono i piatti tipici della tradizione mentre la medaglia di bronzo va ad hamburger e patatine, scelti dal 22 per cento dei consumatori. In Sicilia particolare interesse è riservato invece al cibo etnico: sushi giapponese, poke hawaiano ma anche messicano, indiano, cinese oltre alla categoria dei dolci, il più amato in assoluto è il gelato mentre in vista delle feste stanno spopolando i panettoni artigianali. A tale proposito Foodys ha anche lanciato un’iniziativa: “Si tratta di una Christmas box – dice il sales manager – con prodotti tipici e una bottiglia di spumante. Scopo dell’operazione – realizzata in collaborazione con Etna Digital Marketing, Cantine di Nessuno, Terra Siciliae e Cdo Sicilia – è devolvere una parte del ricavato a Banco Alimentare”.

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Laura Cavallaro
Laura Cavallaro
Giornalista pubblicista e critica teatrale, associata all’Anct (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro), si è laureata con lode in Comunicazione all’Università di Catania scrivendo una tesi dal titolo “Mezzo secolo di teatro: l’avventura dello Stabile catanese”. Da oltre dieci anni collabora con diverse testate giornalistiche, cartacee e online, di approfondimento culturale ed economico

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