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Sanità e precari Covid: li chiamavamo ‘eroi’ e adesso sono in una palude

Ogni Asp ha disposto a modo proprio le proroghe, a macchia di leopardo. Lanteri (Ugl): "Incredibile, programmare su base regionale". Chiovo e Grasso (Coordinamento precari): "Informatici esclusi" per un'interpretazione. A rischio anche farmacisti e biologi

Per i precari della sanità, nonostante la “libera proroga in libera Regione”, disposta dall’assessore alla Salute Giovanna Volo, la situazione resta avvolta da mille incertezze. Disposta last-minute la ricognizione del personale, Volo ha concesso alle Asp di estendere la durata dei contratti. Ogni azienda ha fatto a modo suo, a macchia di leopardo. “Una cosa incredibile, ci ritroviamo con amministrativi rinnovati per 15 giorni, farmacisti licenziati, psicologi rinnovati, medici rinnovati. È una giungla, siamo al paradosso e rischiamo che chi è stabilizzabile resti a casa o se ne vada altrove”, osserva Raffaele Lanteri, segretario Ugl Salute Sicilia, per il quale “la circolare aveva la finalità di rendere il parterre più ampio, in realtà lo ha ristretto demandando alle aziende la gestione di tutti i contratti. Non bisognava pensarci il 27 quando la scadenza è il 28, queste cose si programmano”. Il problema riguarda il personale assunto durante l’emergenza Covid, oltre 3.200 tra medici, sanitari, tecnici e amministrativi, da stabilizzare secondo le opportunità della legge Madia e di un recente emendamento al decreto Milleproroghe. Quest’ultimo ha esteso il periodo per maturare i requisiti fino al 2024, purché sei mesi di servizio siano stati svolti nel periodo tra il 30 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2022. Alla scadenza contrattuale del 28 febbraio, però, del percorso di stabilizzazione non c’era traccia e solo in serata l’assessore ha chiesto la ricognizione alle Asp consentendo di prorogare a discrezione del proprio fabbisogno.

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Organizzare le assunzioni su base regionale

Così, “c’è chi ha rinnovato per 15 giorni, come a Catania, o chi ha esteso i contratti fino a giugno”, come confermano Andrea Chiovo e Mario Grasso, referenti del Coordinamento regionale professionisti emergenza Covid. “Ogni Asp – proseguono – decide in base al proprio fabbisogno di personale, per il periodo che preferisce e in base alla possibilità futura di avviare le procedure di stabilizzazione per rinnovare quelle figure sempre previste dal Milleproroghe e che abbiano maturato i requisiti”. I rinnovi sono infatti temporanei. I passaggi successivi verso una vera e propria stabilizzazione dovrebbero essere quelli di “bandire le selezioni, dove chi ha il contratto flessibile può partecipare con i posti riservati alla categoria, o accedere sulla base di selezioni precedentemente superate”, ipotizzano dal coordinamento. Il ragionamento da fare è comunque ancora più ampio. “Se avessimo un dato aggregato complessivo – dice Lanteri – questo ci consentirebbe di fare una fotografia regionale del fabbisogno” e sarebbe a quel punto più semplice organizzare le selezioni in base agli organici di tutta la regione e non delle singole Asp. “Faccio un esempio – prosegue l’esponente Ugl – se in un’azienda ci sono cinque precari e i posti disponibili per quella figura sono 20, non ci sono problemi: mantengono i posti perché rientrano nel fabbisogno. Se è l’opposto, rischiano di restare tagliati fuori. Adesso sta succedendo questo ed è una doppia velocità assolutamente incomprensibile”, ma risolvibile con un monitoraggio complessivo “che l’assessorato può fare in un’ora”, sostiene Lanteri e che consentirebbe a tutti i precari di lavorare, “se non proprio sotto casa, a 20 o 30 chilometri”.

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A rischio informatici, farmacisti e biologi

Tra i precari ci sono alcune figure che rischiano di più, come quelle che riguardano il ruolo tecnico, ingegneri e informatici per esempio: “L’emendamento al Milleproroghe nazionale non comprende espressamente la parola ‘tecnici’ ma solo il personale amministrativo. Questo in Sicilia è stato interpretato come una esclusione degli informatici, ma il contratto nazionale del ruolo è chiaro e li comprende”, spiegano Chiovo e Grasso, per questo il coordinamento ha chiesto di “adattare la nota dell’assessore con un’interpretazione estensiva, come avvenuto anche in altre regioni”. Il coordinamento regionale ha già chiesto un’audizione in commissione Sanità all’Ars e non esclude che vi possano essere nuove manifestazioni di protesta come quella del 28 febbraio. Anche i farmacisti o i biologi sarebbero a rischio, perché non hanno il titolo di specializzazione, requisito indispensabile per accedere nella sanità nel ruolo unico della dirigenza. “Utilizzarli come collaboratori sul territorio, con un ruolo non dirigenziale, nelle strutture del Pnrr, fare training on the job attraverso un percorso formativo snello nel Cepfas, farli rientrare in sovranumero nelle scuole di specializzazione, impiegarli nei ruoli di data manager per la gestione dei protocolli di ricerca, sono solo alcune delle possibilità che avevamo già suggerito”, ricorda Lanteri.

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Emergenza terminata, adesso si programmi

“La fase emergenziale è terminata, adesso dovremmo andare nella fase programmatica”, ripete l’Ugl Sanità, per la quale il percorso è chiaro e va fatto su base regionale: “Convochiamo tutti, facciamo una graduatoria in base a dei criteri, con una prova selettiva, e in base al piazzamento si stabilisce poi se lavorare nell’ospedale A o nell’ospedale B, ma tutti avranno un posto”. Ci sono anche le strutture del Pnrr che dobbiamo creare. Si faccia un piano triennale di assorbimento del personale. Questo vuol dire dare certezza”. Ovvero, magari oggi non c’è la proroga ma “tra tre mesi arriva il posto di lavoro perché si apre la struttura che avrà bisogno del personale. Questa è programmazione. Altrimenti la gente se ne va, emigra, perdiamo i nostri giovani. Noi lo diciamo da un anno”. Con quali coperture, resta un nodo importante da sciogliere, ma per Lanteri “Il personale lo stiamo già pagando e il piano di rientro ‘lacrime e sangue’ si è tradotto in una spesa forse triplicata. Se avessimo avuto normali risorse, all’interno delle strutture, non avremmo avuto bisogno di assumere tutti questi professionisti pagandoli cifre spropositate com’è successo nel primo periodo Covid”.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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